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Victoria Lomasko: cronista della vita post-sovietica attraverso l’arte visiva

Victoria Lomasko: cronista della vita post-sovietica attraverso l'arte visiva - Bagolinoweb.it

Victoria Lomasko è un’artista unica nel suo genere, la cui opera documenta i cambiamenti e le complessità della vita nell’ex Unione Sovietica e nelle sue ex repubbliche. La sua arte non è solo un’espressione personale, ma un contributo fondamentale alla narrazione collettiva di una regione che si sta interrogando sul proprio passato e sul futuro. Fuggita da Mosca nei giorni tumultuosi dell’invasione dell’Ucraina, Lomasko si autodefinisce come “l’ultima artista sovietica”, un termine che racchiude in sé il peso della storia e la fragilità delle situazioni umane che ritrae.

Un viaggio attraverso le tracce di un impero

I lavori di Lomasko sono reportage a fumetti che intrecciano disegni e racconti, diventando uno strumento per dare voce a coloro che spesso rimangono invisibili. Attraverso le sue illustrazioni, l’artista esplora le storie delle persone marginalizzate, ponendole al centro della narrazione. Un esempio particolarmente significativo si verifica in occasione della sentenza contro Aleksej Navalny, dove Lomasko non rende omaggio ai protagonisti tradizionali – giurati, avvocati, e l’imputato stesso – ma piuttosto rappresenta la frustrazione di una donna anziana che si trova intrappolata nel caos attorno al tribunale. Le sue parole, cariche di nostalgia per un’epoca passata in cui i “vecchi” avevano un ruolo, paiono urlare il dolore di generazioni dimenticate.

L’artista sovrappone il personale all’universale, catturando l’essenza di una vita quotidiana ricca di significato. Ogni disegno diventa così una finestra aperta su una società multifaccettata, dove cercherà di comprendere ciò che ha unito i popoli sovietici e se possa esistere un futuro condiviso dopo il crollo dell’URSS.

Rappresentazioni dalla Bielorussia al Kirghizistan

Nei suoi reportage, Lomasko si sposta geograficamente attraverso diverse nazioni dell’ex blocco sovietico, portando a galla esperienze di vita vissuta. In Kirghizistan, ad esempio, affronta il tema della memoria storica attraverso la figura di una grande statua di Lenin, che resta intatta nonostante i cambiamenti politici. Qui, i bambini giocano intorno a questo monumento ambivalente, mentre la statua stessa è immersa nell’oscurità di notte, superata dalla luce di strutture più moderne e dalla bandiera kirghiza. Questo sottolinea una dinamica di continuo adattamento e di lotta identitaria, ponendo interrogativi su cosa significhi il passato per le generazioni attuali.

In Bielorussia, la narrazione di Lomasko si fa ancora più complessa. I colori vivaci dei suoi disegni si fanno spettralmente più scuri, riducendosi a un inquietante rosso, simbolo della crisi e della repressione che ha caratterizzato la rivolta dell’estate 2020. Qui, il racconto si concentra sulle voci di coloro che sono rimasti ai margini della società politica, ma che, proprio attraverso il loro silenzio, manifestano una resistenza profonda e significativa.

Il significato dell’arte e la ricerca di un futuro comune

Le opere di Victoria Lomasko non si limitano a rappresentare il presente. Piuttosto, fungono da riflessione critica sul passato e spingono a interrogarsi sulle possibilità future. Attraverso il suo lavoro, emergerà un’immagine di un’area geograficamente e storicamente complessa, in cui ricordi e speranze si intrecciano. Domande fondamentali come “Che ne sarà di noi?” e “Come possiamo costruire un futuro insieme?” affiorano dai suoi disegni.

L’omaggio all’umanità delle voci silenziose è il vero cuore di ogni opera. Le persone che Lomasko ritrae, dalle anziane ai bambini, non sono semplici soggetti, ma diventano protagonisti di una narrazione che richiede attenzione e empatia. L’artista invita gli spettatori a considerare le loro storie come parte integrante di un mosaico più ampio, oscillante tra nostalgia e resilienza.

Con un approccio che unisce arte e attivismo, Victoria Lomasko continua a fungere da cronista della vita contemporanea in un’area del mondo che fronteggia profondi cambiamenti. La sua capacità di trasformare il soggettivo in collettivo e di dare voce a chi rischia di essere dimenticato rimane una testimonianza importante per la comprensione del mondo post-sovietico.