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Un anno dopo il rogo all’Azienda servizi municipalizzati dell’Aquila: indagato per incendio colposo

Un anno dopo il rogo all’Azienda servizi municipalizzati dell’Aquila: indagato per incendio colposo - Bagolinoweb.it

Nell’ambito di un’indagine sul devastante incendio che un anno fa ha colpito il capannone dell’Azienda Servizi Municipalizzati dell’Aquila, è emersa la figura di un indagato: si tratta di Fabio Ianni, responsabile dell’impianto. Questo evento ha causato la distruzione di 26 automezzi e danni stimati in circa sei milioni di euro. Secondo le ultime notizie, l’indagine ha escluso la pista dolosa, attribuendo l’accusa di incendio colposo all’indagato; un’accusa che ora dovrà essere verificata in sede legale.

La cronistoria del rogo all’Asm

Il rogo del capannone Asm si è verificato circa un anno fa, in un periodo in cui l’azienda stava effettivamente operando normalmente. Le fiamme hanno rapidamente avvolto il deposito, distruggendo automezzi e attrezzature vitali per il funzionamento dell’azienda stessa. I vigili del fuoco, intervenuti tempestivamente, hanno avuto difficoltà a domare le fiamme data l’ampiezza dell’incendio e della quantità di materiale infiammabile presente nel sito.

Le prime indagini hanno portato a diverse congetture sui motivi dell’incendio. Inizialmente, si era sospettato anche di un possibile atto doloso; tuttavia, le ultime informazioni raccolte dagli inquirenti sembrano escludere questa ipotesi. La visione di un muro tagliafuoco all’interno della struttura ha impedito una distruzione totale, salvaguardando in tal modo gli uffici centrali dell’Asm, di fondamentale importanza per l’operatività aziendale.

Le violazioni al regolamento dell’impianto

Secondo quanto riferito da fonti inquirenti, emergerebbero evidenti violazioni relative alle prescrizioni dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto. Infatti, nel momento del rogo, sembra che vi fosse un deposito di balle di plastica infiammabile all’esterno della struttura, in un’area in cui non era consentito stoccare rifiuti. Questa situazione ha dato origine a una serie di problematiche che hanno contribuito alla rapidità dell’espansione delle fiamme.

Il materiale plastico stoccato, privo di adeguate misure di sicurezza, ha agito come un accelerante, aumentando i danni e i tempi di spegnimento. Queste informative sono cruciali per comprendere le responsabilità in gioco e le eventuali penalità che potrebbero derivarne. La posizione di Fabio Ianni, primo indagato, si trova ora al centro di un acceso dibattito legale in fase di sviluppi.

Le prossime fasi dell’indagine

Il processo di indagine, come già accennato, è lungi dall’essere concluso. Gli investigatori stanno ora lavorando per raccogliere ulteriori evidenze che possano corroborare l’accusa di incendio colposo nei confronti di Ianni. Saranno esaminati tutti i documenti e le procedure di sicurezza seguite dall’impianto, verificando se ci siano state negligenze da parte dei responsabili dell’Azienda.

Resta da chiarire anche perché l’incendio si sia sviluppato così velocemente. Le iniziali teorie riguardanti una possibile autocombustione sono state scartate, dunque le indagini si concentrano su altre ipotesi che potrebbero spiegare il rogo. Una volta completate le indagini, sarà compito della magistratura valutare le responsabilità penali e applicare le eventuali sanzioni a carico dell’indagato.