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Stellantis in Italia: la produzione auto sotto stress e le richieste dei sindacati nel 2023

Stellantis in Italia: la produzione auto sotto stress e le richieste dei sindacati nel 2023 - Bagolinoweb.it

Nel 2023, la produzione automobilistica di Stellantis in Italia ha registrato numeri significativi ma emblematici di una crisi più ampia. Con un totale di 751.000 veicoli prodotti, di cui 521.000 auto e 230.000 veicoli commerciali, il settore sta affrontando sfide che sollevano preoccupazioni sui futuri sviluppi dell’industria automobilistica. I dati, elaborati dai sindacati, mostrano una riduzione drammatica della produzione nel corso degli anni, da 911.000 veicoli nel 2007 a una stima di sole 300.000 unità quest’anno. Anche se il mercato italiano ha visto vendite per 505.000 auto, meno della metà proviene dalla produzione nazionale.

Il calo di produzione e le sue implicazioni

Negli ultimi 17 anni, l’industria automobilistica italiana ha vissuto un calo vertiginoso della produzione, un trend che solleva interrogativi non solo sulla sostenibilità delle aziende coinvolte, ma anche sul futuro dei lavoratori. Il passaggio da Fiat a Fca, fino all’attuale compagine Stellantis, ha visto una trasformazione radicale che ha incluso non solo cambiamenti nella proprietà ma anche nel volume di produzione e nelle strategie di mercato. Questo ribasso di quasi il 70% trasmette un messaggio allarmante: il settore automobilistico italiano richiede un’attenzione urgente e misure concrete per invertire la rotta.

L’analisi dei dati evidenzia che solo 225.000 delle 505.000 auto vendute nel Paese sono state prodotte localmente. Questo dato suggerisce una crescente dipendenza dalle importazioni, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’occupazione e la stabilità del settore. La crisi si riflette non solo nelle statistiche, ma anche nelle vite di milioni di lavoratori che dipendono dall’industria per il proprio sostentamento.

Le parole del sindacato e le richieste di supporto

Michele De Palma, segretario generale di Fiom-Cgil, ha espresso una profonda preoccupazione in merito ai dati allarmanti e alla situazione critica del settore automobilistico. In una nota ufficiale, De Palma ha descritto quanto sta accadendo come un “fatto già di per sé storico”, sottolineando l’urgenza di un intervento decisivo da parte dell’Unione Europea, del governo italiano e delle aziende, in particolare Stellantis. Secondo De Palma, le scelte errate di Roma, Bruxelles e delle multinazionali hanno portato a una situazione insostenibile, necessitando quindi di un’azione collettiva da parte di tutti gli attori coinvolti.

Le richieste avanzate dai sindacati comprendono un pacchetto straordinario di risorse destinate a sostenere la transizione del settore automobilistico. Queste risorse dovrebbero essere investite in ricerca, sviluppo, progettazione, nonché in strumenti di ammortizzazione sociale, formazione professionale e infrastrutture legate alla mobilità elettrica, come le batterie e i punti di ricarica. De Palma ha evidenziato l’importanza di garantire che tali investimenti pubblici coinvolgano anche i privati, sottolineando che i fondi dovrebbero essere assegnati solo a quelle aziende che si impegnano a preservare l’occupazione e il futuro degli stabilimenti.

L’urgente necessità di un cambio di rotta

La situazione attuale non si limita alla sola transizione verso l’elettrico; De Palma ha messo in luce il fatto che rischi di crisi colpiscono anche altri tipi di propulsione, con potenziali ripercussioni sui posti di lavoro e sui diritti dei lavoratori. L’appello è chiaro: è necessario unire le forze per difendere il lavoro, evitare che le scelte delle multinazionali e le speculazioni finanziarie ricadano sulle spalle dei lavoratori.

La visione di un futuro a emissioni zero non può prescindere dal coinvolgimento attivo dei dipendenti e dai loro diritti. Al contrario, è necessario costruire un percorso di transizione che non solo incoraggi l’innovazione ma garantisca anche opportunità occupazionali dignitose. L’industria automobilistica italiana affronta sfide enormi, ma attraverso una collaborazione attiva tra i sindacati, il governo e le imprese, è possibile intraprendere un cammino di rettifica e di crescita sostenibile per il settore.

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