Il 18 ottobre 2023, il settore automotive italiano si fermerà per protestare contro la crisi che sta colpendo l’industria dell’auto e, in particolare, Stellantis. Un evento che segna un importante momento di mobilitazione per i lavoratori, uniti nella richiesta di interventi decisivi da parte delle istituzioni e dell’azienda per garantire la continuità occupazionale e il rilancio del settore. Fim, Fiom e Uilm, tre delle principali sigle sindacali, si preparano a portare le istanze degli operai di Mirafiori e di tutta la filiera al centro della capitale.
Unione sindacale e diversità di opinioni
Lo sciopero del 18 ottobre segue il primo sciopero unitario della storia sindacale dell’ex Fiat, tenutosi lo scorso 12 aprile. Sebbene l’iniziativa sia supportata da Fim, Fiom e Uilm, l’adesione è limitata, poiché sigle come Fismic, Ugl e Quadri Fiat non partecipano. Questo divide le forze sindacali in un momento delicato per l’industria. Edi Lazzi della Fiom ha rilevato che la crisi non colpisce solo Stellantis ma l’intero settore automobilistico in Italia, sottolineando come a rischio ci siano circa 200 mila posti di lavoro.
La questione della crisi del settore automotive non è solo economica, ma anche politica: Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim, ha messo in evidenza l’importanza della mobilitazione per richiamare l’attenzione delle istituzioni e sollecitare una revisione delle politiche industriali in Europa e in Italia. L’assenza di investimenti adeguati per accompagnare la transizione verde è vista come uno dei maggiori problemi da affrontare per evitare un ulteriore crollo delle vendite.
La necessità di investimenti per la transizione verde
Stellantis, che già segnala difficoltà e incertezze, ha appena annunciato l’arrivo della nuova 500 ibrida, prevista per il 2026. Questa tempistica non rassicura i lavoratori, che si aspettano misure immediate per contrastare i periodi di cassa integrazione già previsti. Luigi Paone della Uilm ha ribadito la necessità di risposte concrete da parte del governo in un contesto in cui gli operai avvertono la pressione della crisi imminente.
La transizione ecologica, discussa anche a livello europeo, è uno degli snodi fondamentali per il rilancio dell’industria automobilistica. Tuttavia, Uliano ha messo in discussione la gestione di questa transizione, definendola insufficiente e chiedendo investimenti straordinari. Il futuro della mobilità sostenibile deve essere affrontato con un piano d’azione chiaro e misure supportate da finanziamenti mirati.
Divisioni sindacali e crisi dell’auto
Nonostante la forte rappresentanza dei sindacati unitari a Torino, il clima di unità sembra incrinarsi di fronte alla mobilitazione di Roma, dove alcuni gruppi esprimono forte contrarietà. I segretari generali delle sigle dissidenti hanno manifestato preoccupazione per la frammentazione delle forze sindacali proprio in un momento così critico per l’occupazione e la transizione ecologica in Italia. La mancanza di una posizione unitaria potrebbe minare ulteriormente la capacità di risposta alle sfide poste dalla crisi economica.
Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha messo in discussione l’efficacia degli incentivi già previsti dal governo, notando che, nonostante i significativi investimenti, Stellantis ha subito un notevole calo nella produzione. Questa riflessione porta a un urgente richiamo per un tavolo di discussione con le istituzioni, affinché si possano proporre soluzioni concrete per garantire il futuro del comparto automotive e dei suoi lavoratori.
Le iniziative che vedremo nei prossimi giorni a Roma rappresentano quindi non solo una forma di protesta, ma anche un tentativo di far sentire la voce dei lavoratori in un momento critico per l’industria dell’auto, affinché le istituzioni si mobilitino per un settore che, senza un intervento mirato, rischia di vedere compromessa la propria sopravvivenza.