Un’importante mobilitazione ha preso piede a Roma, dove il Comitato referendario per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata ha consegnato oltre 1,3 milioni di firme alla Corte di Cassazione. Questa iniziativa si oppone al provvedimento sostenuto dal ministro Calderoli e ha visto una partecipazione massiccia di cittadini e figure politiche di spicco. Il messaggio è chiaro: l’unità del Paese è una priorità irrinunciabile e la legge in questione potrebbe portare a una frammentazione deleteria delle regioni italiane.
Raccoglimento e consegna delle firme
La raccolta firme, iniziata il 20 luglio scorso, ha riscosso un notevole successo, con un totale di 1.290.000 firme raccolte. Di queste, oltre 737 mila sono state raccolte in forma cartacea, mentre più di 553 mila provengono da sottoscrizioni online. La significativa partecipazione da parte dei cittadini dimostra come il tema dell’autonomia differenziata susciti forte interesse e preoccupazione a livello nazionale. Figure politiche di spicco, tra cui Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e altri, hanno partecipato attivamente alla consegna delle firme, sottolineando l’importanza dell’iniziativa. La rappresentanza del mondo sindacale, attraverso la presenza di Maurizio Landini, segretario della Cgil, evidenzia come il tema riguardi non solo la sfera politica, ma anche le dinamiche sociali ed economiche italiane.
Dichiarazioni significative
Dopo la consegna, Giuseppe Conte ha espresso la sua soddisfazione per il risultato ottenuto. Il leader del M5S ha affermato che la risposta dei cittadini evidenzia una notevole sensibilità verso un tema cruciale: “Abbiamo constatato che i cittadini sono molto sensibili nel contrastare questo progetto che frammenta l’Italia, impoverisce tutte le regioni, dal Nord al Sud”, ha spiegato. La legge in questione, datata 26 giugno 2024, n. 86, intende modificare l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, ma secondo i detrattori, potrebbe portare a disuguaglianze e favorire il divario tra le diverse aree del Paese. La popolazione è chiamata a pronunciarsi su questo tema, ponendo così l’attenzione sull’importanza dell’unità nazionale.
Prossimi passi e tempistiche
Il prossimo passo riguarda l’esame della legittimità del quesito referendario da parte della Suprema Corte, che ha trenta giorni a disposizione per pronunciarsi. La decisione finale della Corte Costituzionale, attesa entro il 20 gennaio 2025, determinerà l’effettiva realizzazione del referendum. Se tutto procederà come previsto, il voto potrebbe tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno del 2025, offrendo ai cittadini l’opportunità di esprimere la propria opinione su un tema che avrà ripercussioni significative sul futuro dell’Italia. La mobilitazione ha acceso un acceso dibattito nel Paese, facendo emergere opinioni contrastanti ma sempre con al centro l’obiettivo di preservare l’unità nazionale.