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Rivelazioni choc sulle dinamiche del clan Libri: il racconto del collaboratore di giustizia Bilardi

Rivelazioni choc sulle dinamiche del clan Libri: il racconto del collaboratore di giustizia Bilardi - Bagolinoweb.it

La rivelazione delle tensioni interne al clan Libri, uno dei più temuti gruppi mafiosi della Calabria, emerge dai verbali di Davide Bilardi, collaboratore di giustizia che ha fornito dettagli cruciali alla DDA di Reggio Calabria. La sua testimonianza, raccolta nell’ambito del processo “Garden“, mette in luce i rapporti complessi tra i membri del clan e le strategie per risolvere le incertezze tra i vari esponenti. La narrazione di Bilardi si sovrappone a oltre tre anni di dinamiche interne che vanno dal 2017 al 2020, un periodo di grande fermento per la ‘ndrangheta calabrese.

I rapporti dentro il clan Libri

La figura di Totò Libri emerge preminente nei racconti di Bilardi, il quale sottolinea come, nonostante le ingerenze di Filippo Chirico ed Emanuele Quattrone, Libri fosse riuscito a risolvere alcune delle tensioni più acute all’interno del clan. Bilardi descrive Totò Libri come un leader capace di ristabilire l’ordine dopo l’arresto di Chirico, riportando la costola gallinese della cosca a riunirsi sotto la sua ombra. Il collaboratore di giustizia chiarisce che, sebbene fosse originariamente legato al contesto criminale della famiglia Tegano, ha sempre mantenuto un legame profondo con Libri e Mangiola, i quali rappresentavano i vertici della cosca.

Nel corso della sua testimonianza, Bilardi offre un quadro ampio dei rapporti interni al clan, evidenziando l’importanza di un’alleanza strategica tra i vari elementi operativi della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Queste dinamiche interne rivelano un sistema complesso di alleanze e rivalità, che si estende oltre il semplice antagonismo tra i vari gruppi. Bilardi stessi definisce Totò Libri come un individuo “ossessionato dalla ‘ndrangheta“, ma con origini familiari rispettabili, un contrasto che accentua la sua figura nel panorama criminale.

Messaggi dal carcere: il ruolo di Emanuele Quattrone

Il racconto di Bilardi si fa ancor più coinvolgente quando menziona i messaggi trasmessi tra i membri del clan dal carcere, in particolare un messaggio di Emanuele Quattrone a Totò Libri. Secondo quanto riportato, Quattrone, anche lui arrestato nell’operazione “Atto Quarto“, avrebbe cercato di far pervenire una lettera a Libri per mettere in guardia il leader della cosca riguardo a Carmine De Stefano. Questo scambio epistolare rispecchia la realtà della mafia calabrese, dove anche dalla detenzione si continua a esercitare una forte influenza sugli affari del clan.

Bilardi fornisce contesto temporale per queste interazioni, indicando che le sue conoscenze e il suo rapporto con Libri siano iniziati nel 2017, proseguendo fino al febbraio del 2020. Ha descritto un clima di grande tensione e incertezza, soprattutto a causa dell’emergenza Covid-19, che ha costretto molti membri della cosca a rimanere distanti gli uni dagli altri e ha limitato le comunicazioni. La lettera, rimasta inascoltata, sottolinea le fragilità delle alleanze mafiose, che, nonostante la loro apparente solidità, sono sempre vulnerabili a divisioni interne e tregue instabili.

Il racconto di Bilardi non fa altro che mettere in evidenza come il mondo della ‘ndrangheta non sia solo fatto di atti violenti, ma anche di strategie intricate, alleanze e tentativi di mediazione. La sua testimonianza si trasforma così in una lente per comprendere non solo le dinamiche interne della cosca Libri, ma anche l’attuale stato della criminalità organizzata in Calabria, un fenomeno che continua ad avere ripercussioni su tutta la società.

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