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Operazione antiusura a Napoli: 15 misure cautelari contro un giro di estorsioni criminali

Operazione antiusura a Napoli: 15 misure cautelari contro un giro di estorsioni criminali - Bagolinoweb.it

La lotta contro l’usura e l’estorsione a Napoli ha preso una piega decisiva con l’operazione condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Poggioreale. Questa mattina, grazie alla cooperazione dei militari del Nucleo Investigativo di Napoli e dei Gruppi Carabinieri di Napoli e di Castello di Cisterna, sono state adottate 15 misure cautelari nei confronti di un gruppo di indagati, sospettati di aver creato un sistema di prestiti usurari. L’inchiesta, condotta su iniziativa della Direzione Distrettuale Antimafia, ha coinvolto anche due individui di Sant’Arpino, in provincia di Caserta, uno dei quali si trova attualmente in carcere, mentre l’altro è agli arresti domiciliari.

Attività illecite e modalità operative del gruppo

Le indagini hanno rivelato che gli indagati avrebbero estorto significative somme di denaro a due residenti di Poggioreale, che si sono trovati a contrattare debiti a tassi usurari, talvolta superiori al 100% mensile. Le vittime, spaventate dalle minacce e dalle violenze cui erano sottoposte, si sono sentite costrette a restituire le somme richieste. Attualmente, resta da arrestare un solo membro del gruppo, che è attivamente ricercato dalle autorità.

L’ordinanza del Gip del Tribunale di Napoli ha portato all’arresto di otto indagati con custodia cautelare in carcere, mentre gli altri sette sono stati posti ai domiciliari. Le modalità operative del gruppo erano particolarmente aggressive; venivano convocati i debitori insolventi in luoghi usuali come una palestra di pugilato, dove si concretizzavano le intimidazioni, che includevano anche minacce di morte e l’utilizzo di armi e mazze da baseball. Un episodio riportato dagli inquirenti documenta come a fronte di un prestito di 10mila euro, le vittime si trovassero a dover restituire 30mila euro entro 24 mesi.

Le vittime e le loro denunce

Il punto cruciale delle indagini ha preso avvio grazie alla denuncia di due fratelli, che rappresentano le principali vittime della banda. Questi hanno rivelato di essere stati tartassati in ogni possibile modo, subendo pressioni psicologiche e minacce fisiche, il tutto in riferimento a una presunta connessione con il clan Contini, un’importante organizzazione criminale nell’Alleanza di Secondigliano.

I reati contestati includono usura ed estorsione. Tuttavia, la DDA, rappresentata dal pm Alessandra Converso e dal procuratore aggiunto Rosa Volpe, ha inizialmente ipotizzato anche l’aggravante mafiosa. Il giudice, però, non ha ritenuto che ci fossero sufficienti elementi per sostenere tale accusa. I tassi imponibili dalla banda erano vertiginosi, con richieste che hanno superato addirittura il 1000%. Le vittime, trovandosi in una situazione insostenibile, hanno infine ottenuto riduzioni sui debiti, ma queste erano sempre ben al di sopra delle soglie legali.

La risposta delle autorità e il contesto sociale

La localizzazione del problema dell’usura a Napoli e nelle aree limitrofe, come Sant’Arpino, presenta un contesto sociale complesso, in cui le famiglie spesso ricorrono a prestiti anche per necessità urgenti, come spese mediche o affitto. A fronte delle difficoltà economiche, molti si trovano intrappolati in cicli di debito da cui riescono a uscire solo a caro prezzo.

Le forze dell’ordine, attraverso l’operazione di oggi, hanno messo in luce l’importanza di una risposta coordinata nella lotta contro il crimine organizzato e l’usura. L’atteggiamento proattivo delle autorità potrebbe fungere da deterrente per altre potenziali vittime che temono di denunciare, incrinando il silenzio omertoso che spesso circonda questi crimini. L’auspicio è che questa operazione rappresenti un passo significativo non solo per giustizia, ma anche per la sicurezza e il benessere delle comunità coinvolte.

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