Alberto De Bernardi, insignito di un ampio riconoscimento nella comunità accademica italiana, è deceduto il 26 settembre a Bologna dopo una lunga malattia. La sua carriera si è contraddistinta per un approccio multidisciplinare, abbracciando diversi aspetti della storia contemporanea e dedicandosi alla spiegazione e all’analisi di momenti cruciali della nostra nazione. Il suo lascito si riflette non solo nei saggi e nei manuali di testo, ma anche nel suo impegno attivo all’interno delle istituzioni dedicate alla storia della Resistenza.
Vita e formazione di Alberto De Bernardi
Nato a Milano nel 1948, Alberto De Bernardi ha dedicato gran parte della sua vita all’insegnamento e alla ricerca. La sua carriera accademica è iniziata presso l’Università di Torino, per poi proseguire all’Università di Bologna, dove ha condiviso la sua passione per la storia contemporanea con diverse generazioni di studenti. Gli interessi di De Bernardi erano molteplici e spaziavano dalla storia sociale delle campagne, come dimostrato dal suo saggio “Il male della rosa” pubblicato nel 1984, all’analisi critica del fascismo in Italia.
De Bernardi ha anche trattato temi complessi come il Sessantotto e il contesto globale del XX secolo. La sua ricerca non si è limitata a un’analisi puramente accademica; il suo lavoro ha cercato di contestualizzare gli eventi storici all’interno di dinamiche sociali ed economiche più ampie, per offrire una visione completa e sfumata della realtà italiana. La sua dedizione alla storia ha influito notevolmente sulla comprensione pubblica di eventi storici significativi e ha contribuito a rendere accessibile il suo lavoro a un pubblico più vasto attraverso i suoi manuali scolastici.
L’importanza della ricerca storica di De Bernardi
Uno dei contributi più significativi di De Bernardi è rappresentato dalle sue ricerche sul fascismo e sull’antifascismo, in particolare il suo libro “Perché il fascismo ha vinto“, pubblicato nel 2022, che offre un’analisi approfondita del regime fascista come una “dittatura moderna“. Le sue opere trattano il modo in cui il fascismo ha saputo rispondere alle esigenze della società italiana in un contesto drammatico, con le cicatrici della Prima guerra mondiale ancora visibili.
In questo senso, De Bernardi non solo ha documentato la storia, ma ha anche sollevato interrogativi critici su come le ideologie e le politiche del passato continuino a influenzare il presente. La sua analisi del fascismo è stata caratterizzata da una lente critica e non ideologica, un approccio che ha contribuito a generare dibattiti all’interno della comunità accademica. Questa prospettiva critico-storica ha anche influenzato il suo ruolo come vicepresidente dell’Istituto Parri tra il 2012 e il 2018, dove ha cercato di promuovere una ricerca rigorosa sulla storia della Resistenza.
L’eredità di Alberto De Bernardi
Il percorso di Alberto De Bernardi si è contraddistinto anche per l’analisi delle vicissitudini dello Stato italiano dalla sua unità nel 1861 fino ai giorni nostri. Insieme a Luigi Ganapini, ha pubblicato l’ampio volume “Storia dell’Italia unita” nel 2010, un’opera che sintetizza le complesse dinamiche politiche, sociali ed economiche che hanno plasmato l’Italia moderna. In un ulteriore passo verso l’attualità, nel volume “Un Paese in bilico“, pubblicato nel 2014 da Laterza, ha analizzato gli ultimi trent’anni di storia italiana, sottolineando le sfide economiche e sociali emergenti e proponendo un ritorno alla visione keynesiana come possibile soluzione.
Il lavoro di De Bernardi continua a essere una risorsa preziosa per studiosi, studenti e per tutti coloro che vogliono comprendere meglio il tessuto complesso della storia italiana. Le sue opere rimangono un faro per la ricerca storica, contribuendo a delineare le sfide del passato e le possibili direzioni per il futuro. La passione e l’impegno di De Bernardi per la storia rimangono indelebili nel panorama culturale italiano.