La salute del settore manifatturiero italiano è al centro di discussioni sempre più accese tra imprenditori e analisti. Emanuele Orsini, nuovo presidente di Confindustria, ha esaminato le sfide che l’industria sta affrontando, senza però esaurire l’argomento. La contrazione della produzione, unita a un contesto economico complesso, solleva interrogativi cruciali riguardo al futuro del comparto. In questo articolo, analizzando le osservazioni di Prometeia e i dati di settore, si traccerà un quadro dettagliato della situazione attuale.
La difficile situazione attuale dell’industria italiana
Numerosi segnali indicano che l’industria italiana sta attraversando un periodo di forte incertezza. Emanuele Orsini, alla sua prima assemblea come presidente di Confindustria, ha sottolineato le preoccupazioni per una manifattura che fa segnare un bilancio negativo da diciotto mesi consecutivi. Questo andamento sfavorevole ha deluso le aspettative, rendendo evidente come il settore dei servizi stia attualmente contribuendo alla crescita del PIL, mentre quello manifatturiero evidenzia una contrazione. Le principali filiere, come l’automotive, la moda e l’elettronica, mostrano segnali allarmanti, creando rischi significativi per il profilo industriale del paese.
L’esame del contesto attuale rivela che, pur essendo calata l’inflazione e migliorato leggermente il potere d’acquisto delle famiglie, queste ultime continuano a dover affrontare spese obbligate, come le bollette, che non lasciano margini per i consumi. La debolezza della domanda interna e internazionale, unita all’assenza di investimenti, manifesta un quadro decisamente preoccupante.
Prometeia ha lanciato l’allerta, evidenziando come, nei primi sei mesi del 2024, meno della metà dei settori sia riuscita a segnare una crescita. Solo i comparti farmaceutico, metallurgico, cosmetico e intermedi chimici hanno mostrato segni di espansione. La maggior parte, al contrario, è in una fase di forte contrazione, con soli quattro settori in crescita rispetto a ben tredici che retrocedono, sottolineando l’urgenza di affrontare il tema della resilienza industriale.
Le filiere in difficoltà: un’analisi settoriale
Il panorama settoriale dell’industria italiana è altamente eterogeneo e segna un quadro di contraddizioni. Secondo il rapporto di Prometeia, che collabora con Intesa Sanpaolo, nei primi sei mesi del 2024 si sono evidenziati andamenti negativi in diverse aree. L’automotive, storicamente un pilastro dell’industria italiana, ha registrato un crollo del 9,8%, mentre la moda ha visto una diminuzione dell’8,6%. Anche il settore dell’elettronica e quelli legati alla meccanica stanno vivendo difficoltà significative.
In contrasto, il settore alimentare mostra un incremento modesto del 0,5%, e le performance positive dei settori farmaceutico e chimico rappresentano oasi isolate in un panorama altrimenti desertico. Un’aggiunta interessante a questa analisi è la situazione nel comparto degli elettrodomestici, dove, nonostante una domanda stabile, i volumi di produzione sono in netto calo, creando preoccupazione tra i sindacati e tra i lavoratori.
Tale situazione comporta una sindrome di attesa tra le imprese, che tendono a non investire né rinnovare le scorte, limitandosi a gestire l’esistente. Questa condizione di stagnazione potrebbe rivelarsi dannosa per la competitività futura del settore, mentre i concorrenti esteri continuano a investire nella loro crescita e specializzazione.
Le sfide della transizione e le prospettive future
La transizione 5.0, con una dotazione di 6,3 miliardi, ha generato elevate aspettative tra gli imprenditori, ma i ritardi nei decreti attuativi e l’incertezza economica hanno frenato la spinta innovativa. Alessandra Lanza di Prometeia ha posto l’accento sull’importanza di riprendere l’investimento, altrimenti le imprese rischiano di trovarsi in uno stato di inerzia. Questo scenario, combinato con il contesto geopolitico instabile, genera apprendimento a lungo termine, poiché molte aziende potrebbero rimanere indietro rispetto alle opportunità di innovazione e crescita.
Un altro aspetto significativo è rappresentato dalla crisi dell’industria tedesca, che sta influenzando negativamente le esportazioni italiane. Tuttavia, la difficoltà rimane anche un’opportunità per le aziende italiane, che possono approfittare di un contesto di mercato allargato per esplorare acquisizioni o alleanze strategiche.
È essenziale rilevare ciò che viene definito il “rischio della rana”: le aziende non devono pigramente accettare una situazione instabile, ma devono invece attivarsi per uscire dalla stagnazione. La mancanza di domanda di credito per investimenti e l’aumento dei depositi di liquidità da parte delle imprese indicano un bisogno urgente di rinnovamento e azione.
L’impegno di Confindustria sarà cruciale nell’incoraggiare un approccio più audace da parte delle aziende, poiché il futuro della manifattura italiana non può risolversi con un atteggiamento attendista.