Il Digital Humanities Lab dell’Università degli Studi Roma Tre sta emergendo come un punto di riferimento per l’integrazione tra scienze umane e nuove tecnologie. In occasione della “Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici”, Giulia Bordi, esponente del dipartimento di Studi Umanistici, ha condiviso la visione innovativa datata al laboratorio. L’incontro ha avuto luogo in un periodo significativo per la comunità accademica, essendo all’interno della Settimana della Scienza, e ha messo in evidenza progetti all’avanguardia che spaziano dall’intelligenza artificiale alla realtà virtuale.
Collaborazione interdisciplinare tra umanesimo e tecnologia
Nel contesto attuale, il dialogo tra diversi ambiti di studio è diventato fondamentale per l’evoluzione della ricerca accademica. Il DH Lab promuove una sinergia attiva con i dipartimenti di ingegneria, architettura e scienze, creando un ambiente fertile per progetti innovativi. Giulia Bordi sottolinea l’importanza di questo approccio collaborativo, che consente al laboratorio di affrontare questioni complesse e multidimensionali.
La collaborazione interdisciplinare non solo arricchisce il patrimonio di conoscenze, ma permette anche di affrontare i temi più attuali, come l’intelligenza artificiale, con strumenti e metodologie che avrebbero potuto sembrare estranei alle scienze umane tradizionali. Il DH Lab si propone, quindi, come un modello di laboratorio in cui la tecnologia non è vista come un elemento estraneo, ma come un potente alleato per la comprensione e l’analisi della cultura umana.
In quest’ottica, effettuare ricerche che incrociano diverse discipline accresce la portata e l’impatto delle scoperte, garantendo che i risultati ottenuti siano non solo innovativi, ma anche pertinenti rispetto alle esigenze contemporanee. L’aggregazione delle competenze permette di affrontare le sfide moderne da angolazioni diverse, promuovendo una cultura scientifica più inclusiva e accessibile.
La digitalizzazione del patrimonio storico: il caso delle chiese medievali
Uno degli esempi più emblematici del lavoro svolto dal DH Lab riguarda lo studio delle chiese medievali attraverso la realtà virtuale e i “digital twin“. Queste tecnologie permettono di ricreare con grande dettaglio e accuratezza gli edifici e le opere d’arte storiche, restituendo al pubblico una visione del passato in modo innovativo e coinvolgente. Giulia Bordi spiega come queste tecnologie consentano ai ricercatori di visualizzare come le chiese medievali apparivano nel loro contesto originale, includendo non solo l’architettura ma anche le pitture e gli elementi decorativi.
I restauri virtuali diventano strumenti cruciali per l’interpretazione del patrimonio artistico, offrendo al pubblico una nuova maniera di comprendere l’estetica e le tecniche artistiche in uso durante il Medioevo. Attraverso la realtà virtuale, il DH Lab riesce a svelare storie nascoste e a educare le nuove generazioni su un passato che, altrimenti, potrebbe risultare distante e difficile da comprendere.
Questo processo non si limita alla mera visualizzazione: il restauro virtuale offre anche la possibilità di esplorare le evoluzioni stilistiche e materiali nel tempo, generando un’opportunità unica per gli studiosi e appassionati di arte e storia. La connessione diretta tra passato e presente, mediata da tecnologie avanzate, sta cambiando il modo in cui le persone si avvicinano alla cultura e all’arte.
Comunicare la scienza in modo accessibile
Un’altra dimensione significativa del lavoro svolto al DH Lab è l’impegno verso la divulgazione scientifica. Con il successo delle tecnologie immersive, il laboratorio è in grado di abbattere le barriere tradizionali della comunicazione accademica. La possibilità di utilizzare immagini e contenuti visivi per condividere ricerche storicamente complesse rappresenta un cambiamento fondamentale rispetto ai metodi di comunicazione tradizionali, dove scritti e articoli costituivano i principali veicoli di informazione.
Se in passato la scienza era spesso confinata a cerchie ristrette di studiosi o appassionati, oggi l’interazione immediata offerta dalle tecnologie come la realtà virtuale permette di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato. Il DH Lab, pertanto, si pone come un ponte tra ricerca accademica e società civile, attirando l’interesse di persone di tutte le età e background.
Questa democratizzazione della conoscenza è un passo fondamentale per il futuro della ricerca, poiché incoraggia il dialogo tra scienza e società, rendendo la cultura umanistica non solo oggetto di studio, ma anche parte integrante dell’esperienza collettiva. L’uso della realtà virtuale, quindi, non è solo un approccio innovativo, ma una strategia strategica per amplificare il messaggio della ricerca e renderlo più tangibile e accessibile per tutti.