Luigi Bonandrini, 81 anni, ha tracciato un percorso straordinario dalla sua infanzia a Casnigo fino al prestigioso ruolo di primario di Chirurgia all’Università di Pavia. La sua storia è raccontata simbolicamente attraverso un ex voto, affisso nella sacrestia del Santuario della Madonna d’Erbia. Questo dipinto rappresenta non solo la sua carriera medica, ma anche la profonda spiritualità che ha accompagnato il suo lavoro. Gli ex voto che adornano il santuario raccontano di esperienze drammatiche e momenti di speranza, ma quello di Bonandrini fa emergere un legame personale con la figura sacra, una testamentaria testimonianza di gratitudine dopo oltre 21.000 interventi chirurgici.
L’infanzia e la formazione di Luigi Bonandrini
Luigi Bonandrini è cresciuto a Casnigo, un piccolo comune tra le montagne bergamasche, un contesto che ha avuto un forte impatto sulla sua personalità. Suo padre, elettricista, è diventato direttore della centrale idroelettrica di Ponte Nossa, mentre sua madre lavorava come sarta. La famiglia ha sempre dato grande importanza all’istruzione, incoraggiando Luigi e le sue due sorelle a studiare. Dopo aver frequentato le medie a Gazzaniga nell’istituto del Sovrano Ordine di Malta, conosciuto per il suo rigore, ha proseguito gli studi all’Università di Milano, dove inizialmente si era orientato verso l’ingegneria.
Tuttavia, è la Medicina che ha finito per attrarre il giovane Bonandrini. L’idea di diventare medico si è sviluppata gradualmente, radicandosi in lui. Ha voluto enfatizzare questo passaggio, chiarendo che, nonostante non si possa dire lo stesso per i suoi cinque figli, il suo amore per la professione medica è sempre stato presente. Coniugato con un’altra dottoressa, Maria Luisa Pinetti, anche lei specialista, ha condiviso le sfide di una carriera medica intensa. La loro storia d’amore è iniziata in giovane età e si è concretizzata in un matrimonio dopo aver rispettato le rispettive carriere professionali.
La carriera di chirurgo e il legame con la Madonna d’Erbia
In qualità di primario di Chirurgia all’Università di Pavia, Luigi Bonandrini ha affrontato una delle carriere mediche più impegnative, vivendo esperienze che vanno ben oltre la normale pratica chirurgica. Il suo ex voto al Santuario della Madonna d’Erbia è un omaggio alle sue paure e gratitudini. Mentre lavorava in sala operatoria, faceva spesso riferimento alla Madonna per ricevere forza e supporto, rendendo il suo legame spirituale non solo una parte della sua vita personale, ma anche professionale.
Nei suoi 21.000 interventi, Bonandrini ha dovuto affrontare situazioni di grande difficoltà e casi complessi, navigando attraverso le complessità della chirurgia d’emergenza. Ha vissuto momenti di intensa pressione, come il caso di un giovane paziente con un trauma cranico devastante, in cui il chirurgo ha dovuto compiere azioni audaci per cercare di salvare una vita. Questo tipo di esperienza ha forgiato non solo le sue abilità mediche, ma anche il suo approccio mentale alla professione.
Bonandrini ha visto anche il lato umano della Medicina: la paura nei volti dei pazienti, il loro bisogno di speranza e il legame profondo tra medico e assistito. Questo è il motivo per cui il suo ex voto, realizzato con tanta cura, tiene a sottolineare un capitolo cruciale della sua vita e della sua carriera, figuriamoci quanto possa essere significativo per chi visita il santuario.
L’eredità e le iniziative legate al Covid
Oltre alla sua carriera chirurgica, Bonandrini ha voluto lasciare un segno duraturo nella comunità. In risposta all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, ha promosso la creazione di una cappella nel cimitero di Casnigo, dedicata alle vittime della pandemia. Questo spazio non è solo un tributo, ma rappresenta un luogo di riflessione e commemorazione, evidenziando l’importanza di ricordare coloro che sono stati colpiti da eventi tragici.
La cappella, benedetta il 5 settembre, è un simbolo di speranza e resilienza, un punto di riferimento per la comunità che ha affrontato insieme questa sfida. L’importanza del ricordo, in particolare dopo una crisi così profonda, è uno dei messaggi chiave espressi da Bonandrini. Ha sostenuto che la memoria collettiva aiuta la comunità a superare il dolore e a guardare verso il futuro con rinnovato spirito.
La vita di Luigi Bonandrini è un esempio di come la professione medica possa intrecciarsi con l’arte, la spiritualità e la comunità, offrendo una lezione che trascende la singola carriera, diventando un patrimonio condiviso di umanità e speranza.