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Le ex case del popolo romagnole diventano musei di storia e memoria culturale

Le ex case del popolo romagnole diventano musei di storia e memoria culturale - Bagolinoweb.it

Il nuovo itinerario dedicato alle ex case del popolo della Romagna, parte integrante del progetto Museo dell’Abbandono, si propone di rivelare e valorizzare il ricco patrimonio architettonico e culturale abbandonato della regione. In programma per il 10 novembre, questo percorso sarà l’occasione per esplorare la storia delle strutture che hanno rivestito un ruolo cruciale nella vita sociale e politica delle comunità locali. Attraverso un approccio innovativo, il festival “Inno al perdersi” intende stimolare una riflessione su nuove modalità di coinvolgimento collettivo e su come il patrimonio abbandonato possa diventare punto di partenza per un dialogo attivo sul futuro.

Un viaggio nella storia delle case del popolo

Le case del popolo hanno rappresentato per decenni un ambito privilegiato di partecipazione politica e sociale in Emilia Romagna. Questi spazi, originariamente concepiti per unire comunità attorno a idee e attività condivise, studiati per essere inclusivi e aperti, sono ora in gran parte abbandonati, ma la loro storia non è dimenticata. Con quasi 600 edifici di questo tipo sparsi tra Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, il nuovo itinerario del Museo dell’Abbandono mira a dare nuova vita a questi luoghi, raccontando le varie correnti politiche e culturali che hanno contraddistinto il loro utilizzo nel corso degli anni.

Francesco Tortori, presidente dell’associazione Spazi Indecisi, sottolinea l’importanza di queste strutture come testimoni di aggregazione sociale e politica. Il nuovo progetto invita a riflettere su come questi spazi possano continuare a servire la comunità nei contesti odierni, favorendo nuove progettualità che vedano il coinvolgimento diretto degli abitanti. Questa iniziativa non solo onora la memoria storica delle case del popolo, ma apre anche un dibattito su come aiutarle a ritrovare un ruolo nel tessuto sociale contemporaneo.

Festival “Inno al perdersi”: un caleidoscopio di eventi

Il festival “Inno al perdersi – atto II” si propone come una festa di esplorazione per il territorio romagnolo, ricco di iniziative e attività che spaziano dai concerti ai tornei di carte, passando per passeggiate artistiche e nuove esperienze in luoghi altrimenti trascurati. La programmazione inizia il 4 ottobre con un concerto di live coding all’ex acquedotto Spinadello, un evento che offrirà un’interazione tra musica analogica e digitale, evidenziando l’importanza della sperimentazione artistica.

In seguito, il 5 ottobre, avrà luogo una passeggiata d’artista nella Valle di Rio Salso, un’occasione per riflettere sul legame tra uomo e natura, sulle trasformazioni ambientali e sulle storie che questi luoghi raccontano. Ogni percorso sarà accompagnato da mappe che guidano i partecipanti attraverso i resti delle case del popolo, permettendo di rivisitare la memoria e di ridefinire il proprio rapporto con il territorio.

Un futuro condiviso e la riscoperta dei luoghi

Domenica 10 novembre rappresenterà un momento chiave del festival con la presentazione ufficiale del nuovo itinerario sulle ex case del popolo, un’importante occasione per rinnovare l’interesse per queste strutture e il loro significato storico. Durante l’evento, sarà organizzato un torneo di carteLe carte del popolo”, dove la creatività si unisce alla tradizione, per mantenere viva la memoria delle collettività che si sono riunite attorno a ideali simili.

Il festival culminerà nel mese di novembre presso EXATR a Forlì, un ex deposito di autobus che sta attraversando un processo di rigenerazione urbana, riprendendo il dialogo su storie locali e sulla loro rilevanza contemporanea. Questo approccio coinvolgerà anche l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, permettendo agli studenti di presentare progetti multimediali e ricerche sui temi dell’abbandono e della ricostruzione identitaria dei luoghi.

In questo scenario, gli eventi del festival mirano a stimolare una maggiore consapevolezza riguardo al valore del patrimonio culturale e architettonico abbandonato, creando spazi di confronto e riflessione su come le storie di ieri possano trasformarsi in opportunità per il futuro.