La questione delle competenze green nel mercato del lavoro italiano è diventata un tema cruciale per le piccole e medie imprese . Secondo una recente indagine di Confartigianato, le Pmi faticano a reperire personale altamente qualificato nel settore della sostenibilità. I dati del 2023 rivelano che ben 828.300 posti di lavoro, corrispondenti al 51,9% delle richieste totali di manodopera green, rimangono scoperti. Questa mancanza di profili specializzati si riflette in un contesto più ampio, dove oltre un milione e seicentomila lavoratori con competenze specifiche sono richiesti per affrontare sfide cruciali come il risparmio energetico e la riduzione dell’impatto ambientale.
La domanda di personale green tra le Pmi
Dalla rilevazione di Confartigianato emerge un dato interessante: il fabbisogno di personale con competenze green è particolarmente elevato tra le piccole imprese. Questi ultimi, infatti, necessitano del 45,8% dei lavoratori richiesti, un incremento significativo rispetto al 35% delle imprese medio-grandi. Questa differenza potrebbe derivare da diversi fattori, come la maggiore sensibilità delle piccole realtà imprenditoriali verso temi di sostenibilità, che possono influenzare i loro processi aziendali, ma anche dalla necessità di adattarsi a normative sempre più stringenti in ambito ambientale.
È interessante notare come la scarsità di personale qualificato non sia un problema esclusivo dell’Italia, ma una questione che attanaglia molte Pmi europee. Infatti, il 38,9% delle piccole e medie imprese dell’Unione Europea segnala che la mancanza di competenze green limita la possibilità di rendere le loro attività più sostenibili. Tra i Paesi con le percentuali più elevate troviamo la Francia e l’Italia , a fronte di dati più contenuti provenienti dalla Germania e dalla Spagna . Questo scenario solleva interrogativi su come le politiche europee e nazionali stiano rispondendo a tali esigenze emergenti nel mondo del lavoro.
Le proposte di Confartigianato per affrontare la crisi delle competenze
In un contesto così sfidante, Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese, ha annunciato la necessità di un cambio di rotta nelle politiche formative. La formazione deve adattarsi alle reali esigenze delle aziende, creando un ponte più solido tra il sistema educativo e il mondo del lavoro. Granelli evidenzia che non possiamo permetterci di lasciare scoperti centinaia di migliaia di posti di lavoro. Una riforma del curriculum scolastico e delle attività formative è dunque indispensabile per garantire che i giovani studenti siano preparati ad affrontare le sfide del mercato del lavoro attuale, le quali richiedono competenze specifiche nel campo della sostenibilità e dell’innovazione.
Le nuove politiche formative dovrebbero non solo perseguire l’obiettivo di creare figure professionali competenti, ma anche sensibilizzare le giovani generazioni sull’importanza della sostenibilità ambientale. È essenziale che le istituzioni si attivino per rafforzare il legame tra l’istruzione e le esigenze industriali, includendo corsi che trattano il risparmio energetico, la gestione delle risorse e altre tematiche relative alla tutela dell’ambiente. Solo così sarà possibile formare professionisti capaci di contribuire a una transizione energetica e ambientale efficace, in grado di rispondere alle sfide di un futuro sempre più green.
Nel panorama attuale, il supporto alle Pmi nella ricerca di personale formato è fondamentale, non solo per garantire la crescita economica del Paese, ma anche per fare della sostenibilità un valore aggiunto inestimabile per il business globale.