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L’autolesionismo tra adolescenti: un fenomeno complesso da esplorare

L'autolesionismo tra adolescenti: un fenomeno complesso da esplorare - Bagolinoweb.it

Il fenomeno dell’autolesionismo tra adolescenti sta emergendo come una realtà preoccupante nella nostra società contemporanea, in cui i giovani si trovano ad affrontare moltitudini di pressioni. Diverse sono le motivazioni che spingono i ragazzi a ricorrere a tali comportamenti, che variano dal desiderio di attirare l’attenzione all’incapacità di esprimere il proprio disagio. In questo articolo, verranno esplorati i motivi psicologici e sociali alla base di questo comportamento complesso, fornendo una visione approfondita con il contributo di esperti nel campo della psicologia.

Che cos’è l’autolesionismo e perché si diffonde?

L’autolesionismo può essere definito come la pratica di infliggersi lesioni fisiche volontarie al proprio corpo, che assume diverse forme e modalità. Nei giovani, talvolta questa pratica nasce dalla fascinazione per giochi o sfide ritenute pericolose, veicolate anche dai social media. Tuttavia, le origini di questa azione sono spesso molto più profonde. Per alcuni ragazzi, ferirsi diventa una modalità per affrontare e sfogare disagi emotivi che non riescono a comunicare verbalmente.

Secondo la psicologa Chiara Gioia, l’autolesionismo può essere considerato una “ferita dell’anima”; una rottura che evidenzia un dolore interno, un trauma psichico. La lacerazione non è quindi soltanto fisica, ma rappresenta anche uno stato di vulnerabilità. Questo comportamento, dunque, si configura come un messaggio silenzioso che chiede aiuto. Rimanda a una condizione esistenziale in cui il giovane non riesce a esprimere il proprio malessere attraverso il linguaggio, trovando nella lesione fisica un’alternativa per manifestare sensazioni intollerabili.

Le dinamiche dell’autolesionismo tra i giovani

Il fenomeno dell’autolesionismo si manifesta spesso durante l’adolescenza, un periodo critico per lo sviluppo dell’identità personale. I giovani sono alla ricerca di sé stessi e, nel contesto sociale e relazionale, possono sentirsi sopraffatti da emozioni e pressioni, sia interne che esterne. A questo punto, si innesca una dinamica particolare: l’auto-inflizione del dolore fisico può iniziare quasi per gioco, seguendo l’esempio di amici o coetanei. Tuttavia, anche le prime esperienze, che iniziano come atti sporadici, possono rapidamente trasformarsi in una pratica abituale.

Diversi sono i fattori scatenanti che contribuiscono a questo comportamento. Eventi stressanti, difficoltà relazionali, problemi di autostima, ma anche una generale insoddisfazione nei confronti di se stessi e del proprio contesto sociale, possono portare a una ricerca di sfogo che si traduce in autolesionismo. La psicologa Gioia chiarisce che i ragazzi che si rivolgono a questo comportamento lo fanno per liberarsi di carichi emotivi schiaccianti, ma ciò solleva interrogativi sulla capacità delle relazioni e delle strutture sociali di fornire un adeguato supporto in momenti di vulnerabilità.

Il contesto sociale e la richiesta di aiuto

Oggi viviamo in una società fortemente interconnessa ma, paradossalmente, anche profondamente indifferente. Gli adolescenti spesso sentono di non essere ascoltati e, di conseguenza, utilizzano metodi alternativi per comunicare il loro dolore. L’autolesionismo diventa così un grido silente di aiuto in un contesto in cui la sofferenza psichica viene frequentemente ignorata. Questi comportamenti agiscono come marcatore somatico; chi intraprende questa strada riesce a esprimere la propria sofferenza corporale quando le parole falliscono.

La psicologa sottolinea che la mancanza di attenzione verso il dolore altrui porta a conseguenze serie. Quando i giovani ricorrono all’autolesionismo, lo fanno nella speranza di essere riconosciuti e visti. In un mondo così frenetico e spesso distratto dalle proprie urgenze, non è raro che ci si dimentichi di prestare attenzione al benessere emotivo degli altri. La ricerca di connessione e riconoscimento si traduce quindi in un comportamento doloroso, ma pur sempre espressione di una necessità profonda.


Affrontare l’autolesionismo richiede un approccio comprensivo e interdisciplinare, affinché possano essere riconosciute e curate le ferite, visibili e invisibili, che lacerano il cuore e la mente dei giovani.