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L’agorà del meridionalismo: riflettori sulla calabria tra mafie e sviluppo sociale

L'agorà del meridionalismo: riflettori sulla calabria tra mafie e sviluppo sociale - Bagolinoweb.it

Nel suggestivo contesto delle Dolomiti Lucane, il paesino di Castelmezzano ha ospitato un evento di forte impatto culturale e sociale, il quale ha visto come protagonisti nomi di spicco nel panorama antimafia e nella lotta al crimine organizzato. La manifestazione ha offerto uno spazio di riflessione sulle nuove sfide che la Calabria e il Meridione d’Italia devono affrontare, mettendo in luce la complessità del contesto mafioso e le sue ripercussioni sullo sviluppo economico e sociale della regione.

Il contributo di Luigi Bonaventura: una voce di cambiamento

Luigi Bonaventura, ex boss della ‘ndrangheta e ora collaboratore di giustizia, ha condiviso la sua esperienza all’Agorà del Meridionalismo, suscitando riflessioni profonde nel pubblico presente. Con la sua coppola e la mascherina, Bonaventura ha raccontato la sua storia, iniziando dall’affiliazione al crimine organizzato ricevuta in giovane età, fino al suo attuale impegno civile attraverso l’associazione “Sostenitori dei Collaboratori e Testimoni di Giustizia”. La sua testimonianza rappresenta un esempio vivente di come sia possibile rinunciare al passato criminale per contribuire attivamente al miglioramento della società.

Intervistato dal panel, Bonaventura ha richiamato alla memoria una frase significativa che riassume il dualismo della Calabria: «Il mondo si divide in due: esiste la Calabria e ciò che lo diventerà». Queste parole, inizialmente pronunciate da un boss durante un’intercettazione, non solo evidenziano la percezione negativa associata alla regione ma offrono anche un’opportunità di riflessione su come re-impostare la narrativa rispetto alla Calabria e alle sue potenzialità. La sua presenza sul palco ha messo in luce le enormi sfide che i collaboratori di giustizia affrontano, ma anche la possibilità di rivendicare un cambiamento e una nuova identità.

La critica al sistema giudiziario da parte di Otello Lupacchini

L’ex Procuratore Generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, ha partecipato attivamente al dialogo, portando un’analisi critica sul sistema giudiziario attuale e le nuove mafie. Durante il panel titolato “Le nuove mafie e il cortocircuito dell’antimafia”, Lupacchini ha denunciato come la cattiva reputazione legata alle mafie influisca pesantemente sullo sviluppo economico del Sud Italia. Secondo Lupacchini, l’oscuro impatto delle mafie si estende ben oltre l’ambito criminale, contaminando la politica e, di conseguenza, l’economia locale.

Il Procuratore ha sottolineato che la percezione negativa delle mafie non solo ostacola la crescita e l’innovazione economica, ma influenza anche la capacità di attrarre investimenti e opportunità lavorative. Le mafie, a suo dire, “drogano” la politica, impedendo una visione chiara e una governance efficace delle problematiche del Sud. Le sue parole hanno risuonato fortemente, sollevando un dibattito necessario su come affrontare e superare questi ostacoli.

La centralità della Calabria nella lotta alle mafie

Il convegno di Castelmezzano ha gettato luce sulla centralità della Calabria nella geografia criminale internazionale, richiamando l’attenzione su come le cosche della regione siano pilastri nel sistema mafioso. La presenza di esperti, sociologi e politici ha arricchito il dibattito, evidenziando come questi fenomeni criminosi abbiano radici profonde nella società e nella cultura locale.

Un tema ricorrente nel dialogo è stata la critica all’antimafia “di professione”, spesso caratterizzata da un’eccessiva esposizione mediatica e centrata sull’autopromozione piuttosto che su un’effettiva azione di contrasto alle mafie. Questa dicotomia tra impegno reale e spettacolarizzazione si è rivelata un argomento scottante, facendo emergere la necessità di un cambio di paradigma nell’approccio alla lotta contro il crimine organizzato. La riflessione su queste dinamiche è essenziale per sviluppare strategie più efficaci e coese nel contrasto alla criminalità.

Nonostante l’importanza delle discussioni portate avanti durante l’Agorà, la comunità locale non ha potuto ignorare l’onnipresenza di un’altra grande passione italiana: il calcio. Numerosi partecipanti hanno infatti lasciato da parte le analisi politiche per seguire le partite, segno che la passione per lo sport rimane un’altra forma di aggregazione e coinvolgimento per la società.