La questione della cosiddetta “mafia dei pascoli” in Abruzzo è emersa negli ultimi tempi come una problematica di estremo rilievo, coinvolgendo importanti realtà imprenditoriali, gruppi criminali e figure di spicco nelle istituzioni locali. Attraverso un abile sfruttamento della Politica Agricola Comune dell’Unione Europea, grandi aziende e colletti bianchi riescono ad accaparrarsi contributi finanziari in modo illecito. Le gravi conseguenze di queste azioni non si limitano ai danni economici, ma si riversano anche sul territorio e sulle comunità di allevatori, minacciando l’equilibrio ecologico e sociale delle zone montane.
Meccanismi della mafia dei pascoli
La mafia dei pascoli si radica in una struttura complessa che consente a chi possiede risorse economiche e una certa dose di spregiudicatezza di acquisire terre senza un reale intento produttivo. Il sistema è costruito su meccanismi poco controllati che permettono l’accesso a finanziamenti europei semplicemente dimostrando la proprietà di titoli e terreni, senza alcuna necessità di dimostrare l’effettivo esercizio dell’agricoltura o dell’allevamento.
A questo scopo, pratiche come il furto, l’inganno e la corruzione diventano strumenti comuni per ottenere campi, pascoli e terreni pubblici. I piccoli proprietari, spesso incapaci di difendersi, si vedono costretti ad abbandonare le loro terre, mentre gli esponenti della mafia dei pascoli avviano una corsa sfrenata all’affitto di questi spazi, destinati a rimanere incolti. Testimonianze raccolte sul campo evidenziano il dramma degli allevatori sinceri, che si ritrovano paralleli a questa spirale d’ingiustizia e non sanno dove portare le proprie greggi o mandrie.
Questo scenario palesa una triste verità: i veri custodi del patrimonio agricolo rischiano di essere sopraffatti da grandi interessi che operano al di fuori dell’autenticità e del rispetto per la terra. La conseguenza è un’ulteriore erosione delle tradizioni agricole locali, già messe a dura prova dalle dinamiche di mercato e dalla speculazione selvaggia.
Effetti sulle terre e sugli allevatori
Le truffe legate ai finanziamenti per i pascoli non solo danneggiano gli allevatori autentici, ma hanno anche un impatto devastante sull’ambiente. Le terre abbandonate e non coltivate sono destinate all’incuria, generando fenomeni di degradamento e inquinamento ambientale. Le aziende che, pur detenendo una quantità di terreni fittiziamente dichiarati come pascoli, non portano alcun animale a pascolare, intascano gli incentivi economici destinati a queste attività.
In questo contesto, la fratellanza tra l’industria zootecnica e l’ambiente viene messa a repentaglio. Con l’aumento della superficie aziendale, si generano maggiori quantità di rifiuti, tale da creare un surplus di liquami inquinanti. Le stalle situate in pianura, spesso in regioni lontane, vengono alimentate da un volume eccessivo di produzione, contribuendo ulteriormente all’inquinamento del territorio locale.
La necessità di avviare un intervento corale e immediato è ora più che mai obbligatoria. Non basta un intervento sporadico delle forze dell’ordine o della magistratura; è fondamentale che le comunità locali, le associazioni di categoria e le amministrazioni collaborino per contrastare l’emergente fenomeno di speculazione. Un’alleanza tra tutti gli attori coinvolti può fornire la risposta adeguata per tutelare il territorio e preservare l’economia agro-pastorale.
La lotta contro la speculazione
La rivista “Lavialibera”, parte dell’associazione Libera di Don Luigi Ciotti, ha recentemente dedicato un numero intero alle problematiche legate alla mafia dei pascoli. Questo approfondimento si inserisce in un più vasto dibattito riguardante il futuro delle zone montane, la loro cura e gestione. Gli autori dell’inchiesta, Natalie Sclippa e Marco Panzarella, hanno raccolto dati e testimonianze per portare alla luce una questione che minaccia non solo l’economia locale, ma anche l’integrità del paesaggio.
Una Conferenza Stampa, in programma per sabato 28 settembre alle ore 12:00 alla Cantina del Boss in via Castello 1 all’Aquila, vedrà protagonisti i giornalisti coinvolti nell’inchiesta. Questo appuntamento rappresenta una vitale opportunità di confronto e dialogo tra tutti i soggetti interessati: associazioni, enti pubblici, sindacati e cittadini sono tutti invitati a partecipare. La speranza è che da questo incontro emerga una strategia condivisa per combattere la speculazione e ritornare a una gestione sana delle risorse agricole abruzzesi, affinché il mercato torni a favorire gli allevatori onesti e rispettosi della tradizione.