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La fontana di San Matteo: da simbolo di Salerno a ornamento della Villa Comunale di Napoli

La fontana di San Matteo: da simbolo di Salerno a ornamento della Villa Comunale di Napoli - Bagolinoweb.it

La storia millenaria della Cattedrale di San Matteo a Salerno è segnata dalla presenza di una monumentale fontana, un capolavoro risalente all’antichità che ha adornato il quadriportico dell’edificio per secoli. Oggi, questa pregiata testimonianza storica si trova nella Villa Comunale di Napoli, ma il percorso che l’ha allontanata dalla sua città d’origine è intriso di eventi inaspettati e controversi. Le numerose richieste di restituzione da parte della comunità salernitana non hanno rimosso gli ostacoli.

La storia della fontana e la sua importanza culturale

La fontana, originariamente collocata nella Cattedrale di San Matteo, è conosciuta anche con il nome affettuoso di “fontana delle paparelle“. Questo nome deriva dalla tradizione in cui gruppi di oche e anatre nuotavano nella sua vasca circolare, creando un’immagine pittoresca e vivace per i salernitani. Realizzata in un unico blocco di granito egizio risalente alla metà del V secolo a.C. e proveniente dal tempio di Nettuno a Paestum, la fontana presenta una forma particolare, con una vasca sostenuta da un piede e una testa di Medusa al centro. La sua estrutura monumentale ha rappresentato per secoli un simbolo di prestigio per la città.

Durante il periodo d’oro di Salerno, che coincide con la seconda metà del I secolo del secondo millennio, la città si affermava come importante centro culturale e politico sotto la guida di Roberto il Guiscardo, noto anche come Il Normanno. La Cattedrale, costruita nel 1080, divenne il cuore della vita cittadina e la fontana un elemento emblematico della sua bellezza. La sua presenza nel quadriportico ha adornato l’architettura religiosa e ha dato vita a momenti di celebrazione e socialità tra i cittadini.

L’operazione di prelievo e il destino della fontana

Nel 1825, tuttavia, accadde un evento che ha segnato il destino della fontana. Durante la notte, un gruppo di uomini, operanti su ordine ferreo di Ferdinando I di Borbone, si recò presso la Cattedrale di San Matteo e prelevò la fontana. Questo prelievo avvenne senza il consenso della popolazione salernitana, creando sommovimenti e disorientamento tra i cittadini. L’operazione fu concepita come una sorta di “prestito”, senza che nessuno avesse idea di quando la fontana sarebbe tornata a casa.

Anche se inizialmente si parlava di un temporaneo spostamento, il tempo ha dimostrato il contrario. Due secoli dopo, la fontana è ancora custodita nella splendida Villa Comunale di Napoli, un intervento che ha suscitato proteste e richieste di rimpatrio da parte della comunità salernitana. In particolare, il 2014 ha visto un’intensificazione delle istanze di restituzione, in cui il tema del patrimonio culturale locale ha trovato nuova voce.

La battaglia per la restituzione: gli sforzi e le speranze dei salernitani

La questione del ritorno della fontana nella sua città d’origine ha catalizzato l’attenzione di diversi attori pubblici e privati. In particolare, l’architetto Luigi Santorelli ha assunto un ruolo chiave, mettendo in campo una vera e propria battaglia burocratica per rivendicare il patrimonio storico di Salerno. Le sue richieste sono state sostenute da documentazione storica e dalla voglia della comunità di vedere riportato a casa un simbolo della propria identità culturale.

Ogni tentativo di restituzione ha però trovato resistenza da parte delle autorità napoletane. Il Comune di Napoli e la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei hanno più volte espresso parere negativo, creando un clima di frustrazione tra i salernitani. La piattaforma di dialogo, infatti, ha mostrato segnali di rigidità, rendendo complessa la possibilità di un accordo.

La questione non si limita semplicemente al rimpatrio della fontana, ma solleva interrogativi più ampi sul tema della valorizzazione del patrimonio culturale e sull’importanza di preservare le radici storiche delle comunità. Mentre i dubbi si accumulano, l’attenzione rimane focalizzata sul futuro della fontana di San Matteo, con la speranza che un giorno possa tornare ad ornare il quadriportico della Cattedrale, là dove risiede la sua vera essenza.