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La crisi in Libano: sfollati, tensioni e un sistema sanitario in emergenza

La crisi in Libano: sfollati, tensioni e un sistema sanitario in emergenza - Bagolinoweb.it

Nelle ultime settimane, il Libano ha vissuto un’escalation di violenza con nuovi attacchi aerei israeliani che hanno costretto migliaia di civili a lasciare le loro case. Questa situazione ha generato non solo una crisi umanitaria ma anche una crescente ansia rispetto alla sicurezza e alla fornitura di servizi essenziali in un Paese già provato da difficoltà economiche e politiche.

Le testimonianze degli sfollati

A Srifa, nella regione di Tiro, molti residenti sono stati costretti a fuggire a causa dell’intensificazione del bombardamento. Neyfe Najdi, una donna di 73 anni, ha descritto il panico e l’angoscia provati durante la fuga, affermando di essere stata costretta dal figlio a lasciare la sua casa e recarsi a Beirut. La mancanza di un luogo sicuro e il timore per la propria vita pesano sul morale di coloro che cercano rifugio in scuole e strutture temporanee. Ahmad Arake, direttore di un istituto tecnico che ospita sfollati, ha comunicato che circa 300 persone sono attualmente assistite nella sua struttura, evidenziando la necessità di aiuti e risorse per questa popolazione vulnerabile.

Nonostante la sollecitudine con cui si cerca di assistere gli sfollati, la situazione in Beirut è caratterizzata da caos e incertezze. Il ministro libanese Naser Yasine ha dichiarato che oltre 28.000 civili hanno trovato riparo nelle scuole del Paese, portando il totale degli sfollati a superare i 113.000. Questo numero, tuttavia, sembra essere solo una stima parziale poiché le file di automobili che cercano di lasciare le zone a rischio suggeriscono che molte persone si stanno ancora mobilitando.

Reazioni politiche e tensioni locali

La situazione attuale ha creato un clima di tensione anche fra i residenti, con sfoghi di rabbia nei confronti di Hezbollah per la presunta presenza di armi vicino alle abitazioni civili. La testimonianza di uno sfollato nel quartiere cristiano di Beirut mette in luce un profondo malcontento: molti ritengono di pagare un prezzo eccessivo per le guerre e i conflitti che non li riguardano direttamente. Gli sfollati, mossi dalla paura e dalla frustrazione, saturano gli hotel e cercano altre soluzioni abitative, mentre il governo sembra incapace di attuare piani efficaci per gestire l’emergenza.

Le tensioni non si limitano ai soli sfollati: i commercianti e i residenti esprimono preoccupazione per la mancanza di scorte nei supermercati e per l’accesso a beni fondamentali. Nabil Fahed, presidente del sindacato dei proprietari di supermercati, ha cercato di rassicurare la popolazione affermando che ci sono scorte sufficienti di cibo, mentre altre voci avvertono della caccia al benzina e agli alimenti, che potrebbe manifestarsi in un possibile razzionamento in caso di porti chiusi o blocchi stradali.

Emergenza sanitaria e crisi del sistema sanitario

L’impatto degli attacchi aerei sui servizi sanitari è altrettanto drammatico. Gli ospedali, già sotto pressione per carenze di beni e risorse, devono ora affrontare un aumento del numero di pazienti a causa dei recenti attacchi. Firas Abiad, direttore dell’ospedale universitario americano di Beirut, ha sottolineato l’emergenza in atto, con il sistema sanitario in difficoltà nel gestire i flussi di feriti e malati. Attualmente, il bilancio ufficiale riporta 558 vittime, tra cui bambini e donne.

In tale contesto, la mancanza di sangue per le trasfusioni diventa un problema urgente. Gli ospedali sono rimasti a corto di scorte e, mentre il personale sanitario cerca di fare fronte all’emergenza, devono anche affrontare le difficoltà già esistenti nel sistema sanitario libanese, gravemente danneggiato dalla crisi economica e politica che persiste da anni. Il peso della guerra viene addirittura amplificato dalle difficoltà quotidiane che la popolazione deve affrontare, rendendo ogni vitale risposta sanitaria ancor più difficile da attuare.

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