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La Corte di Appello dell’Aquila conferma il risarcimento per le vittime del terremoto del 2009

La Corte di Appello dell'Aquila conferma il risarcimento per le vittime del terremoto del 2009 - Bagolinoweb.it

La recente sentenza della Corte di Appello dell’Aquila ha avuto ripercussioni significative per le famiglie delle vittime del tragico crollo del palazzo di via Campo di Fossa, avvenuto in seguito al terremoto devastante del 6 aprile 2009. Con un risarcimento di 385 mila euro a favore dei figli di una delle vittime, la decisione contrasta con precedenti interpretazioni giuridiche che avevano attribuito parte della responsabilità alle vittime, aprendo un nuovo capitolo nella lunga battaglia legale per giustizia e indennizzo.

Risarcimento a favore delle vittime del crollo

Il tribunale ha accolto la richiesta di risarcimento per le famiglie toccate dalla tragedia, stabilendo che la Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrà corrispondere 385 mila euro per la perdita di vite umane e le conseguenti sofferenze indicibili. Tra le vittime, si contano 24 persone che hanno perso la vita nel crollo, un evento che ha segnato profondamente la città e i suoi abitanti. Ciò che rende questa sentenza particolarmente significativa è il riconoscimento del danno permanente a uno dei due figli della vittima, un elemento che sottolinea la gravità e l’impatto duraturo di tale tragedia.

L’avvocato Giuseppe Fisauli, rappresentante delle parti civili, ha comunicato a diversi media locali l’importanza di questa sentenza, evidenziando come essa stabilisca un principio di risarcibilità senza attribuire colpe alle vittime. Questo nuovo verdetto costituisce una netta divergenza rispetto a precedenti sentenze, contribuendo a creare un precedente giuridico che potrebbe influenzare future decisioni legali simili.

La controversia sulle responsabilità

Un aspetto cruciale di questa lunga causa legale è la questione delle responsabilità. In una sentenza precedente, il giudice Monica Croci, in data 9 ottobre 2022, aveva stabilito che le vittime avessero una certa colpa per non aver abbandonato il palazzo alle prime scosse. Questa interpretazione ha suscitato un vivace dibattito e un profondo senso di ingiustizia per coloro che hanno subito perdite incolpevoli. In contrasto, la recente sentenza ha chiarito che non vi erano negligenze da parte delle vittime, settando un chiaro confine tra responsabilità individuale e le circostanze imprevedibili che hanno caratterizzato il sisma.

Un elemento chiave rimane le rassicurazioni fornite dalla Commissione Grandi Rischi, i cui membri avevano minimizzato il rischio imminente di catastrofi. Soprattutto, le affermazioni del componente Bernardo De Bernardinis, che ha poi subito una condanna a due anni di reclusione, continuano a pesare sul dibattito giuridico e sociale, sollevando interrogativi sulla preparazione e sulla responsabilità istituzionale in situazioni di emergenza.

Possibile ricorso in Cassazione

La battaglia legale potrebbe non essere ancora giunta al termine. Dopo la decisione della Corte di Appello, sembra probabile che lo Stato, tramite l’Avvocatura, decida di presentare ricorso in Cassazione. Tale mossa potrebbe avere conseguenze significative, non solo per i risarcimenti già stabiliti, ma anche per la chiarezza normativa in merito alle responsabilità in situazioni di calamità.

Il caso del crollo del palazzo in via Campo di Fossa continua a mettere in luce le ferite più profonde di una città ancora in fase di recupero e ricostruzione nel dopo terremoto, mostrando come la giustizia e le dinamiche legali siano imprescindibili nella ricerca di una verità e di un risarcimento a lungo attesi. Mentre la comunità si riunisce attorno al dolore e alla memoria delle vittime, la questione legale si intreccia con le speranze di un futuro più sicuro e giusto.

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