Il 28 settembre, in concomitanza con la Giornata Internazionale dell’Aborto Libero e Sicuro, la Cgil Puglia ha redatto una lettera aperta indirizzata al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il sindacato esprime preoccupazione riguardo alla difficoltà di accesso alle interruzioni volontarie di gravidanza , un diritto conquistato grazie alla mobilitazione delle donne, che oggi risulta minacciato da inattese scelte politiche e dalle criticità del Sistema Sanitario Nazionale. La segretaria regionale, Filomena Principale, sottolinea come l’attuale situazione dei presidi ospedalieri che praticano l’Ivg stia compromettendo il diritto di ogni donna a una scelta libera e informata.
L’imbavagliamento dei diritti: una questione di accesso
La Cgil Puglia ha tenuto a ribadire come le difficoltà di accesso ai servizi di Ivg in Regione non siano un problema isolato, ma rappresentino una paralisi del diritto all’autodeterminazione femminile. Nella lettera, il sindacato attacca la scarsa copertura dei presidi sanitari presenti, mettendo in luce che molte strutture non garantiscano il necessario supporto alle donne che desiderano interrompere una gravidanza. Questo impedisce la formazione di un sistema coeso in grado di assicurare a tutte le donne un’assistenza adeguata. Filomena Principale ha spiegato che la percentuale di ginecologi obiettori in Puglia è attualmente tra le più alte del paese, con l’80% del personale che si rifiuta di praticare le Ivg nelle strutture pubbliche e private.
La situazione allarmante delle interruzioni volontarie di gravidanza nel 2022
I dati rilasciati dal Dipartimento Salute della Regione Puglia nel 2022 confermano l’entità del problema. Analizzando la situazione, emerge un forte squilibrio tra ostetriche e ginecologi obiettori e non. Nelle strutture ospedaliere di Bari e Foggia, ad esempio, il numero di ginecologi che non possono garantire l’assistenza per l’Ivg si attesta a livelli preoccupanti, sfiorando il 100%. Il Policlinico di Bari presenta un incredibile 96% di ginecologi obiettori, un dato che lascia trasparire una problematicità sistemica piuttosto che sporadica. Inoltre, gli ospedali della provincia di Foggia segnalano che tra gli anestesisti e altro personale sanitario la percentuale di obiettori è anch’essa significativa, rendendo l’accesso a pratiche considerate fondamentali una vera e propria sfida per le donne.
Riflessioni sui dati delle interruzioni di gravidanza e l’obiezione di coscienza
I dati straordinari del 2022 mettono in luce una relazione diretta tra le interruzioni volontarie di gravidanza e l’obiezione di coscienza. Infatti, sono 9 le strutture sanitarie su 32 dove le donne sono impossibilitate a praticare un’Ivg. Una situazione aggravata dalla scarsa differenza nella disponibilità dei servizi di Ivg farmacologica, specialmente nelle province di Taranto e Foggia, dove l’uso di questa opzione è drammaticamente basso. Le difficoltà operative e l’accesso ai consultori familiari, che risultano insufficienti rispetto alle necessità demografiche, contribuiscono a creare una sorta di emergenza in un settore dove già il diritto all’aborto appare vulnerabile.
La posizione della Cgil Puglia e le richieste al Governo regionale
La Cgil non rimane silenziosa di fronte a ciò che viene percepito come un attacco ai diritti delle donne. Nel suo appello, il sindacato chiede un impegno forte da parte del Governo regionale affinché siano risolte le problematiche evidenziate. Tra le richieste formulate compare la necessità di aumentare il numero di ginecologi non obiettori in modo da garantire un servizio adeguato alle esigenze del territorio pugliese. Si chiede altresì che il trend in atto venga invertito, implementando politiche sanitarie che rispettino le istanze delle donne riguardo al diritto di scegliere liberamente.
Inoltre, la Cgil ribadisce l’importanza di garantire spazi protetti per il consulto e l’assistenza medica, senza l’interferenza di gruppi contrari all’aborto, e di favorire procedimenti di Ivg chirurgica e farmacologica più sicuri. Infine, il sindacato auspica la creazione di un tavolo di confronto con le autorità competenti per monitorare costantemente la situazione e lavorare su una programmazione che definisca le reali esigenze delle donne su tutta la Regione.