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Iran, nuove esecuzioni in aumento: oltre 160 vittime sotto l’era del presidente Pezeshkian

Iran, nuove esecuzioni in aumento: oltre 160 vittime sotto l'era del presidente Pezeshkian - Bagolinoweb.it

Le recenti notizie provenienti dall’Iran segnalano una preoccupante escalation delle esecuzioni nel paese, iniziata con l’insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian. In un contesto già teso, le autorità iraniane hanno intensificato l’uso della pena di morte come strumento di repressione contro la dissidenza. Le dichiarazioni di membri del “Comitato Interparlamentare per un Iran Libero” avvertono l’opinione pubblica e la comunità internazionale sui diritti umani violati dal regime teocratico di Teheran.

Escalation delle esecuzioni sotto Pezeshkian

Dal momento in cui Masoud Pezeshkian è subentrato alla presidenza, l’Iran ha assistito a un aumento allarmante del numero di esecuzioni, che già supera le 160 dall’inizio del suo mandato. Le esecuzioni vengono giustificate dal regime come parte della sua strategia anti terrorismo, ma in realtà rappresentano un tentativo di mantenere il controllo sul dissenso interno. Tra le vittime, si evidenzia la tragicità di eventi come la morte di due manifestanti, deceduti in custodia e sottoposti a tortura, segno di una repressione sistematica messa in atto per intimidire gli oppositori.

Report ufficiali rivelano come solamente nei giorni 9 e 11 settembre siano stati giustiziati almeno 12 prigionieri, tra cui un ex campione di wrestling, riproponendo un quadro inquietante della situazione dei diritti umani in Iran. I senatori e deputati italiani hanno espresso preoccupazione per la deriva autoritaria del regime, sottolineando l’urgente necessità di azioni concrete da parte della comunità internazionale.

La repressione dei diritti umani e la risposta dell’opinione pubblica

La pietà di questa violazione dei diritti umani è acuita dalla condanna a morte di Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani, due sostenitori del MEK . Arrestati durante le proteste popolari del 2022 e imprigionati nel noto carcere di Evin, i due protagonisti hanno subito gravi torture. Questo non è un episodio isolato, ma rientra in una lunga storia di violenze perpetrate dal regime iraniano, che ha come fondamento il Velayat-e Faqih, il potere clericale che ha caratterizzato l’Iran dal 1979.

Le continue esecuzioni e repressioni sono un chiaro segnale della mancanza di rispetto del governo di Teheran verso i diritti umani universali e della dignità della persona. La reazione della comunità interna ha portato a un’iniziativa significativa: una conferenza prevista per il 25 settembre alla Camera dei Deputati italiana, che mira a sensibilizzare su questi gravi eventi e chiedere un’azione decisiva contro l’ondata di esecuzioni.

Un appello alla comunità internazionale e le aspettative future

La conferenza vedrà la partecipazione di diversi parlamentari di spicco e rappresentanti di organismi per i diritti umani, inclusa la presenza di un funzionario del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran. In tal modo, si intende sollecitare una risposta immediata e determinata alla crisi dei diritti umani in corso in Iran. Al centro del dibattito si troverà la questione del ruolo del relatore speciale delle Nazioni Unite, Javaid Rehman, che ha presentato un rapporto descrittivo degli orrori compiuti dal regime, inclusi crimini contro l’umanità e genocidio.

La comunità internazionale è chiamata a mobilitarsi. È essenziale che all’interno dei forum multilaterali venga posta attenzione al rispetto del diritto internazionale per garantire che situazioni come quelle in Iran non possano ripetersi. L’Unione Europea considerare l’inserimento del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica tra le organizzazioni terroristiche è una delle misure suggerite per affrontare in modo incisivo il potere tyrannico di Teheran e le sue azioni di repressione.

La crescente indignazione globale è cruciale affinché si faccia fronte comune contro le violazioni dei diritti umani, nel tentativo di conferire dignità e giustizia a chiunque ne sia privato dall’oppressione di un regime che continua a operare nell’ombra della violenza e dell’impatto disastroso sui diritti fondamentali.

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