Nel contesto attuale del sistema penale italiano, il tema del sovraffollamento carcerario risulta di cruciale rilevanza. La giustizia riparativa emerge come una possibile soluzione a questa problematica, stimolando il dibattito all’interno delle istituzioni. Il senatore Michele Fina, esponente del Partito Democratico, ha recentemente evidenziato come la normativa introdotta con la riforma Cartabia nel 2022 non stia ricevendo l’attenzione necessaria da parte del Governo, lasciando in secondo piano l’implementazione di strumenti fondamentali per la sua applicazione.
La riforma Cartabia e la giustizia riparativa
La riforma Cartabia, approvata nel 2022, ha introdotto nel sistema giuridico italiano una disciplina organica di giustizia riparativa. Si tratta di un approccio che mira a riparare il danno causato dal reato attraverso il coinvolgimento attivo della vittima, del reo e della comunità. Per i reati perseguibili a querela, la giustizia riparativa prevede meccanismi che possono portare all’estinzione del reato tramite remissione tacita di querela. Questa innovazione legislativa rappresenta un tentativo di alleggerire il carico di lavoro per i tribunali e di promuovere la reintegrazione sociale dei condannati.
Secondo l’articolo 62, numero 6, del codice penale, l’applicazione della giustizia riparativa può condurre a una riduzione della pena. Tuttavia, ciò richiede una solida implementazione di centri per la giustizia riparativa e mediatori esperti che possano garantire una rappresentanza adeguata della “vittima surrogata”. Nonostante la base normativa esista, il suo effettivo utilizzo rimane limitato, e le carenze nell’applicazione della legge continuano a sollevare preoccupazioni tra operatori del settore e utenti.
L’interrogazione parlamentare di Michele Fina
In un chiaro segnale della situazione attuale, il senatore Fina ha presentato, insieme al collega senatore Alfredo Bazoli, un’interrogazione al ministro della Giustizia. L’obiettivo è quello di ottenere chiarimenti sull’effettiva applicazione della normativa riguardante la giustizia riparativa, così come di evidenziare i ritardi che diversi attori del sistema giuridico stanno lamentando. Questa interrogazione rappresenta un’importante azione di monitoraggio per assicurarsi che le politiche pubbliche siano attuate in modo efficace e tempestivo.
Fina ha sottolineato come la risposta ricevuta dal Ministero non rispecchi le reali necessità del settore. La comunicazione ministeriale ha fornito una descrizione dettagliata dei procedimenti burocratici senza affrontare le esigenze pratiche e operative legate all’implementazione della giustizia riparativa. La mancanza di una risposta concreta alle istanze avanzate dagli operatori è sintomatica di un approccio che continua a privilegiare una visione limitata e tradizionale della giustizia, ignorando le opportunità di riforma rappresentate dalla giustizia riparativa.
Un appello per un cambio di paradigma nella giustizia
Fina ha lanciato un appello affinché il Governo abbandoni l’atteggiamento punitivo e pan-penalistico, promuovendo al contrario la giustizia riparativa come un’opzione valida e necessaria per affrontare i problemi del sistema giuridico. Questa trasformazione richiede una reale volontà politica per cambiare il paradigma di intervento, mirando a risolvere non solo il sovraffollamento delle carceri, ma anche a garantire una risposta adeguata alle specifiche difficoltà che i tribunali affrontano, specialmente in relazione ai reati intrafamiliari. Un approccio esclusivamente repressivo, come notato dal senatore, si rivela non sufficiente e rischia di esacerbare le problematiche già esistenti nel sistema giudiziario. In questo contesto, la giustizia riparativa si presenta non solo come un’opzione, ma come una necessità per una risposta più equilibrata e rieducativa alla pena.