Un’iniziativa che combina sostenibilità e innovazione sta per prendere piede nel panorama energetico italiano. Il progetto Bio-energy with carbon capture and storage è in fase di attuazione, con l’intento di catturare la CO2 emessa dalla produzione di biogas e stoccarla in giacimenti esausti, promuovendo un modello di economia circolare. Questa tecnologia, che richiede circa 4-5 anni per essere pienamente operativa, è frutto della collaborazione tra diverse imprese del settore energetico e agro-industriale e rappresenta un passo significativo nella lotta contro la crisi climatica.
Un approccio innovativo alla crisi climatica
Beccs è uno dei progetti pionieristici in Europa, concepito per affrontare la crisi climatica attraverso un sistema che combina la produzione di energia da biomassa alla cattura della CO2. Il fulcro della tecnologia è la digestione anaerobica di scarti vegetali e animali, inclusi liquami e residui agricoli, che genera biogas. Durante la trasformazione di questo biogas in biometano, viene emessa CO2, la quale, tradizionalmente, verrebbe liberata nell’atmosfera. Tuttavia, grazie al sistema Beccs, questa CO2 biogenica viene catturata, liquefatta e trasportata a Casalborsetti, vicino a Ravenna, dove viene stoccata in giacimenti di gas naturale esauriti offshore.
La cattura della CO2 viene descritta dettagliatamente da Ferrante Benvenuti, partner di Boston Consulting Group, che sottolinea come il processo non solo riduca l’impatto ambientale, ma generi un effetto netto di emissioni negative. Il progetto rappresenta una significativa evoluzione rispetto agli approcci precedenti che tendevano a neutralizzare le emissioni, puntando invece a rimuovere CO2 dall’atmosfera. Questo approccio è cruciale in un contesto globale sempre più attento alle emissioni di gas serra.
La filiera coinvolta nel progetto Beccs
La realizzazione del progetto Beccs coinvolge una vasta rete di attori, tra cui Edison, Bonifiche Ferraresi, Duferco Energia e Siad, con il supporto di Tecnico Project Industriale per la liquefazione della CO2 e la joint venture tra Eni e Snam per lo stoccaggio offshore. Questa collaborazione multidisciplinare è fondamentale per affrontare le sfide tecniche e logistiche associate alla cattura e allo stoccaggio della CO2.
Gli attori della filiera si occupano non solo della produzione di biogas e biometano, ma anche dello sviluppo delle tecnologie necessarie a garantire la completa efficienza del sistema. In particolare, l’implementazione delle tecnologie di liquefazione della CO2 è essenziale per il successo dell’iniziativa. Questo sistema viene progettato per generare crediti di carbonio, noti come “carbon credits”, utilizzabili dalle aziende per compensare le loro emissioni di CO2, rappresentando così un incentivo economico a sostenere pratiche più green.
Le sfide e le prospettive della tecnologia Beccs
Sebbene il progetto Beccs prometta importanti benefici ambientali, non mancano le sfide. Tra le principali difficoltà vi è la necessità di un robusto quadro normativo che possa incentivare investimenti significativi. Secondo Benvenuti, senza un chiaro schema di incentivi pubblici, è difficile prevedere la scala di attuazione necessaria per generare un impatto significativo. Inoltre, è importante che le aziende siano disposte a essere pionieristiche, investendo in questa tecnologia emergente.
Il metodo Beccs, essendo progettato esclusivamente per le fonti energetiche rinnovabili e bioenergie, è caratterizzato da un bilancio di CO2 negativo. Questo significa che il suo funzionamento porterà a una riduzione delle emissioni globali di CO2 e alla creazione di una filiera sostenibile e interamente italiana. L’obiettivo finale è quello di abbattere le emissioni e contribuire in modo rilevante agli sforzi globali contro il cambiamento climatico. Le azioni intraprese ora potrebbero rappresentare un punto di svolta nell’approccio all’energia sostenibile e nella lotta alle emissioni di gas serra.