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Il mistero delle bufale di bronzo a Ravenna: assente l’artista, ma dove sono finiti i pezzi mancanti?

Il mistero delle bufale di bronzo a Ravenna: assente l'artista, ma dove sono finiti i pezzi mancanti? - Bagolinoweb.it

Il dibattito sul destino delle bufale di bronzo collocate alla basilica di Sant’Apollinare in Classe continua a occupare le cronache locali di Ravenna. Creati dall’artista Davide Rivalta e inaugurati nel 2012, questi pezzi d’arte pubblica, finanziati dal ministero della Cultura, hanno suscitato non poche polemiche, specialmente dopo che due delle sette sculture sono state trasferite e mai più ritornate. Mentre l’amministrazione comunale si divide sull’argomento, il futuro delle iconiche opere rimane un enigma.

Le bufale di bronzo: storia e significato artistico

Le bufale di bronzo, che hanno catturato l’immaginario di abitanti e turisti, sono parte del progetto “Terre promesse”, concepito per arricchire l’esperienza dei monumenti UNESCO di Ravenna. L’opera scultorea di Rivalta, un artista bolognese noto per il suo approccio non convenzionale, è stata progettata per esprimere una visione del mondo in cui gli animali rivestono un ruolo centrale, sfidando la tradizionale prospettiva antropocentrica. Le sculture ritraggono gli animali in un atto di avvicinamento alla basilica, creando un dialogo visivo con l’architettura storica, simbolo di grandezza e spiritualità. Non è un caso che l’artista abbia scelto il numero sette per la sua opera; in molte tradizioni religiose, questo numero è sinonimo di perfezione, speranza e connessione divina.

Nel 2012, quando le bufale furono inaugurate, la risposta da parte del pubblico fu entusiasta. Le sculture, realizzate presso la Fonderia De Carli di Volvera, rappresentavano un invito a riflettere su come gli animali e l’arte possano coesistere in armonia con i luoghi di culto e di storia della città. Tuttavia, il cambiamento della loro disponibilità ha messo in discussione l’impatto culturale di queste opere.

Le bufale scomparse: il trasferimento controverso

La controversia ha avuto inizio nel 2021, quando Rivalta ha deciso di spostare due delle bufale in bronzo per partecipare all’esposizione dal titolo “Parents lontains” a Losanna, in Svizzera. Inizialmente programmato per il ritorno delle sculture nell’autunno dello stesso anno, il piano è stato disatteso senza alcuna comunicazione ufficiale sull’eventuale rientro delle opere. Questo ha sollevato preoccupazioni tra i membri del consiglio comunale, tra cui il consigliere Alvaro Ancisi della Lista per Ravenna, il quale ha fatto notare che la mancanza di un contratto vincolante sull’uso delle bufale consente all’artista di decidere liberamente riguardo alla loro destinazione.

In assenza di un accordo formalizzato, le bufale a questo punto sono rimaste fuori dalla visione progettuale originale e ciò ha generato malcontento fra i cittadini che considerano la loro presenza una componente essenziale del patrimonio culturale di Ravenna. Questo episodio ha reso evidente la necessità di una maggiore regolarizzazione dei rapporti tra artista e amministrazione in progetti di questo tipo, per garantire che il patrimonio pubblico sia rispettato in tempi e modalità concordate.

Divari politici e aspettative culturali

L’assenza delle due bufale ha portato a una serie di interrogazioni in consiglio comunale e a un acceso dibattito tra le forze politiche della città. L’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia ha chiarito che, in assenza di accordi specifici, l’artista detiene il diritto di gestire le sue opere come meglio crede. Ciò nonostante, molte voci nel consiglio comunale hanno espresso la necessità di una revisione delle politiche culturali per prevenire che situazioni simili possano ripresentarsi in futuro.

Ancisi ha sottolineato come l’assenza delle due bufale vada contro le finalità promosse dal ministero della Cultura e dal progetto “Terre promesse“, creando un vuoto che potrebbe danneggiare la percezione culturale e turistica del sito. L’arte pubblica dovrebbe rimanere accessibile e visibile a tutti, per favorire il dialogo e la riflessione, e non può essere lasciata alla mercé delle scelte individuali degli artisti senza garanzie di ritorno.

Il dibattito attuale si concentra, quindi, sulla necessità di stabilire nuove linee guida e accordi più solidi, affinché Ravenna possa continuare a valorizzare e proteggere il proprio patrimonio artistico.

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