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Il medico di base Michele Zoboli abbandona la causa per rimanere in servizio, in attesa del pensionamento

Il medico di base Michele Zoboli abbandona la causa per rimanere in servizio, in attesa del pensionamento - Bagolinoweb.it

Michele Zoboli, un medico di base che esercita le sue attività professionali a San Pietro in Casale e Galliera, si trova a un bivio difficile. A quasi settanta anni, il dottore ha cercato di contrastare la burocrazia per continuare a prendersi cura dei suoi pazienti. Una storia che ha preso piede nel corso dell’ultimo anno, culminando in un intenso dibattito tra il dottore e l’Azienda Usl sull’importanza di mantenere la sua presenza nello studio. Tuttavia, la sua decisione di abbandonare la causa, a seguito di una serie di eventi amministrativi e legali, ha segnato un punto di non ritorno per lui e per i suoi assistiti.

La petizione e la lotta per la proroga

La vicenda del dottor Zoboli è iniziata con una petizione che ha raccolto un impressionante numero di firme: circa mille cittadini si sono mobilitati per chiedere all’Azienda Usl di consentire al medico di continuare a esercitare per altri due anni. Il contesto di questa richiesta è chiaro: il settore della medicina generale sta affrontando una grave carenza di medici, rendendo la presenza di figure come Zoboli fondamentale per garantire un’assistenza adeguata alla popolazione, in particolare agli anziani e ai pazienti fragili.

Tuttavia, malgrado il forte supporto della comunità, la richiesta del dottore è stata inizialmente rigettata, con l’Azienda Usl che ha risposto con un no non definitivo, mettendo in discussione la sua continuazione a causa della mancanza di personale. Nonostante il rifiuto, Zoboli ha perseverato, sollevando un ricorso legale con l’assistenza dell’avvocato Maurizio Ferlini. Tuttavia, il 10 settembre, il Tribunale ha deciso di non accogliere il ricorso, complicando ulteriormente la sua battaglia. La situazione legale è diventata sempre più intricata, culminando nell’udienza fissata per il 6 novembre, a pochi giorni dal raggiungimento della soglia dei 70 anni di età del medico.

La comunicazione ai pazienti e l’angoscia

Con l’avvicinarsi del termine, i pazienti del dottor Zoboli hanno iniziato a ricevere comunicazioni ufficiali riguardo alla necessità di cercare un nuovo medico di famiglia, creando così un clima di angoscia e confusione. Zoboli ha espresso la sua preoccupazione sul fatto che, in pochi giorni, il panico si è diffuso tra le sue 1.800 assistenze. La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla consapevolezza che la sua figura professionale era diventata una sorta di “ultimo baluardo” per molti pazienti, specialmente quelli con particolari fragilità.

“Pensate soprattutto agli anziani, a tutti i pazienti fragili”, ha affermato Zoboli. La sua professione richiede una certa continuità nei trattamenti e la capacità di monitorare terapie potenzialmente rischiose per la salute dei pazienti. Dallo scenario che si è creato, il medico ha vissuto momenti di grande tensione mentre riceveva continue telefonate da parte dei frustati pazienti in cerca di rassicurazioni. Questo contesto di incertezza ha reso il lavoro di Zoboli sempre più difficile, al punto da farlo riflettere sull’impatto emotivo della situazione sia per lui che per i suoi assistiti.

La decisione di ritirarsi e l’amarezza per la burocrazia

L’ultimo atto della sua battaglia si è consumato quando il dottor Zoboli ha deciso di abbandonare il contenzioso legale. Nonostante il sostegno della comunità e della sua legale, la situazione è diventata insostenibile. “Siamo giunti a un punto in cui non vedo più possibilità di continuare”, ha affermato, esprimendo la sua delusione e frustrazione nei confronti dell’Azienda Usl. Per Zoboli, la causa non è mai stata per motivi economici, ma esclusivamente per la volontà di rimanere a disposizione dei suoi pazienti, un obiettivo che ora pare impossibile da centrare.

Ora, gli assistiti sono costretti a trovare un nuovo medico di famiglia in un contesto già caratterizzato da carenze professionali. Zoboli ha descritto la sua esperienza come profondamente addolorante e ha sottolineato la disconnessione tra le formalità legali e le esigenze immediate delle persone. La sua storia si inserisce in un più ampio dibattito sulla sanità, poesia cui è diventato sempre più difficile conciliare le necessità reali dei cittadini con una burocrazia che sembra non tenere conto delle sofferenze quotidiane.

Il dottor Michele Zoboli, chiudendo il suo capitolo, lascia dietro di sé una comunità preoccupata e un sistema sanitario che deve affrontare sfide ben più profonde e significative. La sua esperienza diventa il simbolo di una lotta più grande, in cui l’umanità dei professionisti sanitari è messa a confronto con la rigidità di un sistema che, in molte occasioni, sembra ignorare le esigenze dei più vulnerabili.