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Giorgio Gori difende l’uso di armi contro obiettivi russi: il Pd e la divisione interna

Giorgio Gori difende l'uso di armi contro obiettivi russi: il Pd e la divisione interna - Bagolinoweb.it

Nella recente discussione all’interno del Parlamento Europeo riguardante la situazione in Ucraina, le posizioni dei membri del Partito Democratico italiano si sono dimostrate particolarmente frammentate. L’ex sindaco di Bergamo e attuale eurodeputato, Giorgio Gori, ha espresso il suo sostegno per l’uso delle armi europee contro obiettivi militari russi, richiamando l’unità dei socialisti europei. Tuttavia, la risposta del gruppo Pd è stata caratterizzata da una netta divisione, evidenziando le divergenze di opinione e la complessità della situazione del partito nel contesto europeo.

Il voto della delegazione del Pd e le divisioni interne

Durante la recente votazione della risoluzione sull’Ucraina, che invitava all’uso di armi contro gli obiettivi russi, il Pd ha mostrato chiaramente le sue divergenze interne. Su 21 eurodeputati del partito, solo Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini hanno espresso il loro voto favorevole alla risoluzione, nonostante Gori sottolinei che questa posizione fosse in linea con quella di tutti i membri del gruppo socialista al Parlamento Europeo. Le divisioni emerse tra le diverse correnti del Pd rappresentano una sfida significativa per il partito e il suo tentativo di mantenere coesione nella politica europea.

Giorgio Gori ha spiegato che, anche se non ha potuto essere presente al voto, se fosse stato in aula, avrebbe sostenuto la risoluzione con entusiasmo. Ha evidenziato l’importanza di poter avere una posizione forte e chiara a sostegno dell’Ucraina, riflettendo la necessità per il Pd di restare ancorato alle linee guida dei socialisti europei. Inoltre, il deputato ha dichiarato che il partito non può permettersi di perdere terreno rispetto alle altre delegazioni politiche che si sono unite in un fronte comune per sostenere Kiev.

Riconoscendo le preoccupazioni espresse da alcuni membri del Pd, legate ai rischi di escalation derivanti dall’uso di armi occidentali, Gori ha comunque avvertito che tali interpretazioni potrebbero risultare ingenerose e fuorvianti, soprattutto se assimilate a posizioni più estreme o filo-putiniane. La posizione di Gori invita a riflettere sulla necessità di garantire a Kiev il diritto di autodifesa, specialmente rispetto agli attacchi russi.

La posizione dei socialisti europei e le preoccupazioni di escalation

La questione dell’uso delle armi contro obiettivi russi ha portato anche a discussioni più ampie sul futuro del conflitto russo-ucraino e sull’intervento occidentale. La delegazione del Pd ha mostrato sensibilità rispetto ai timori di una possibile escalation. Alcuni eurodeputati hanno espresso la loro preoccupazione riguardo ai potenziali rischi di una risposta militare su larga scala, un tema che richiede una gestione cauta e ponderata.

Alla luce di tali timori, è fondamentale per il Pd riuscire a trovare un equilibrio tra il sostegno a Kiev e la consapevolezza delle conseguenze di una risposta militare potrebbero avere sull’Europa e sul mondo. Queste tensioni interne possono compromettere sia l’efficacia del partito in campo europeo che la sua immagine tra gli elettori a casa. La capacità di lavorare insieme, nonostante le divergenze, sarà cruciale se il partito vorrà mantenere la sua rilevanza nel panorama politico europeo.

La linea decisa da Gori di continuare a difendere l’approccio unitario del gruppo socialista rappresenta un tentativo di ricompattare le forze del Pd. Preservare l’unità nel gruppo socialista europeo apparirà sempre più cruciale per affrontare le sfide poste dal conflitto in corso e per garantire che l’Europa mantenga un ruolo attivo e solido nella ricerca di una soluzione pacifica.

Questi sviluppi sottolineano le complesse dinamiche interne al Pd e la necessità per il partito di navigare con attenzione le correnti divergenti, preservando un dialogo costruttivo per affrontare le sfide attuali in Europa.