Nella Valle della Bekaa, un’importante area del Libano, le chiese cristiane hanno aperto le loro porte a centinaia di sfollati in fuga dai conflitti armati. L’intensificazione dei raid aerei da parte dell’esercito israeliano ha colpito anche località precedentemente ritenute sicure, segnando un cambiamento drammatico nel panorama del conflitto regionale. Le testimonianze degli sfollati raccontano di una situazione di emergenza in cui diversi gruppi etnici e religiosi si trovano costretti a convivere.
Le chiese cristiane come rifugio
Ieri, 54 chiese cristiane hanno offerto asilo a migliaia di persone nella Valle della Bekaa, in risposta all’emergenza provocata dai recenti attacchi. Sandra Hazale, avvocata locale e coordinatrice dei soccorsi a Zahle, città a maggioranza cristiana, ha dichiarato: “Abbiamo aperto tutte le porte delle chiese.” Tra i nuovi arrivati ci sono siri che hanno già vissuto il dramma della guerra nel loro paese e ora si trovano nuovamente in fuga. Ahmad, un rifugiato che ha abbandonato le montagne di guerra, racconta di come, nel 2015, avesse già cercato rifugio in Libano per sfuggire al conflitto.
La presenza degli sfollati non è limitata ai soli cristiani; molte donne, anche di fede sciita, sono state accolte nelle chiese, creando scene di multietnicità che si diffondono sui social media. Hazale ha affermato che, per ragioni di privacy e per evitare di “fare pubblicità alla beneficenza,” non si desidera immortalare questi momenti. Tuttavia, il clima di incertezze aumenta, poiché la convivenza di diverse comunità religiose in un contesto già fragile potrebbe esacerbare tensioni preesistenti.
Raid aerei e colpiti inaspettati
Mentre le conversazioni sulla crisi in corso continuano, i raid aerei dell’IDF, l’esercito di difesa israeliano, non si fermano neanche nella Valle della Bekaa. Ahmad racconta che i bombardamenti sembrano incessanti, paragonando la situazione attuale a quella di Aleppo, una testimonianza diretta del caos e della paura che pervadono la regione. Recentemente, nuove località, storicamente non coinvolte nei conflitti, sono state colpite. Tra queste, Ras Osta e diverse aree del distretto di Jbeil, inaspettatamente diventate bersagli.
Virginia Sarotto, cooperante dell’organizzazione Arcs, ha notato quanto sia cambiato il panorama di attacco. “Ogni deposito di armi di Hezbollah viene colpito, e questo implica che i civili subiscono le conseguenze come sempre,” ha commentato. Le operazioni militari mirano a indebolire il potere del gruppo militante sciita, ma le ripercussioni su civili innocenti sono sempre più evidenti.
La spina dorsale del traffico di armi e droga
La Valle della Bekaa, conosciuta come un bastione di Hezbollah, ha recentemente visto i suoi confini diventare un teatro di conflitto non solo per il susseguirsi dei bombardamenti, ma anche per il traffico di armi e droga. Le montagne che segnano il confine con la Siria, avvolte nella foschia, sono i principali canali attraverso cui passano armi fornite dall’Iran al gruppo sciita. Parallelamente, il traffico illegale di Captagon, una sostanza stupefacente, continua a prosperare nella regione, alimentando ulteriormente tensioni economiche e sociali.
In pochi giorni, la situazione è mutata radicalmente. A partire dall’8 ottobre, con l’intensificarsi dei raid, né le baracche dove si producono sostanze stupefacenti né i depositi di armi di Hezbollah possono considerarsi esenti da attacchi. Di conseguenza, ciò che una volta era percepito come un rifugio sicuro per molti ora è diventato un luogo di vulnerabilità.
Rischi e prospettive future
La convivenza di diversi gruppi etnici e religiosi nella Valle della Bekaa non è mai stata priva di tensione. Attualmente, meccanici locali avvertono i conducenti di auto in panne riguardo al rischio di bombardamenti sui ponti, simbolo della precarietà della vita quotidiana in un contesto di guerra. Journalisti e operatori dei media, presenti per riferire su quanto accade, sono visibilmente a disagio, avendo sperimentato l’ostilità nei loro confronti.
La varietà religiosa della regione, composta da cristiani, sunniti, sciiti e drusi, è spesso fonte di conflitti interni e rivalità. Man mano che la crisi degli sfollati si intensifica e le tensioni aumentano, gli esperti avvertono che il futuro della valle potrebbe essere segnato da una maggiore instabilità. In particolare, il governatorato di Baalbek-El Hermel, cuore dei poteri di Hezbollah, rappresenta un’area particolarmente complessa e impenetrabile, dove il gruppo esercita il suo controllo senza contestazioni e dove la libertà di espressione è fortemente limitata.