Menu
in

Emergenza nutrie in Veneto: il governatore chiede interventi urgenti per proteggere gli argini

Emergenza nutrie in Veneto: il governatore chiede interventi urgenti per proteggere gli argini - Bagolinoweb.it

Emergenza nutrie in Veneto: il governatore chiede interventi urgenti per proteggere gli argini

La questione delle nutrie, animali in crescita esponenziale nella Pianura Padana, rappresenta una sfida significativa per la sicurezza idraulica del Veneto. Di fronte ai danni causati dalle alluvioni, il presidente della Regione Luca Zaia sollecita un intervento a livello nazionale, richiedendo l’azione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale per affrontare il problema. La salute degli argini regionali e l’integrità del territorio sono in gioco, rendendo essenziale un’iniziativa congiunta per evitare ulteriori disastri.

Danni causati dalle nutrie: un problema concreto

La destabilizzazione degli argini

Negli ultimi mesi, la situazione degli argini nel Veneto ha destato preoccupazione. Secondo il presidente Zaia, i 5.000 chilometri di argini presenti nel territorio sono soggetti a una deteriorazione costante, aggravata dalle tane scavate da diverse specie animali, in particolare dalle nutrie. Questi roditori, che si moltiplicano rapidamente, stanno compromettendo la stabilità delle difese idrauliche, esponendo le aree circostanti a gravi rischi di inondazione.

All’interno della regione, il problema è stato osservato in più occasioni, con segnalazioni di cedimenti causati dalla pressione delle piene e dalla pericolosa erosione degli argini. L’assessore all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha evidenziato che l’attuale sistema di difesa non è sufficiente e che le conseguenze delle alluvioni possono risultare devastanti per le comunità locali. Questo diventa critico in un contesto già segnato da eventi climaticamente estremi e frequenti.

Le misure di contenimento attuate

Per contrastare la situazione, le autorità hanno iniziato a implementare una soluzione tecnica conosciuta come “diaframmature”, strutture in cemento armato progettate per rinforzare gli argini. Tuttavia, i costi di realizzazione, stimati in circa 2,5 milioni di euro per chilometro, pongono ulteriori sfide economiche. Se fosse necessaria un’operazione su tutta la lunghezza degli argini attuali, il costo complessivo si aggirerebbe attorno ai dodici miliardi di euro, un investimento considerato non sostenibile.

In questo contesto, il presidente Zaia ha sottolineato l’urgenza di adottare misure più drastiche. La rimozione della nutria è vista come una soluzione necessaria per garantire la sicurezza e la funzionalità degli argini. Questa eradicazione, da effettuarsi in modo totale e sistematico, è vista come l’unico modo per garantire un futuro più sicuro per la regione.

Interventi strutturali: i bacini di laminazione

I progressi nella sicurezza idraulica

Frontalmente al problema delle nutrie, il Veneto ha fatto progressi significativi nel miglioramento del sistema di fasce di laminazione. A partire dal 2010, la regione ha investito oltre 2,1 miliardi di euro in opere idrauliche, inclusa la costruzione di bacini di laminazione per gestire le piene. Finora, sette di questi bacini sono stati completati, mentre altri sono in fase di collaudo o in progettazione.

Queste opere, realizzate in diverse località come Caldogno e Trissino, sono state progettate per raccogliere acqua in eccesso durante eventi meteorologici estremi. Nonostante i progressi, la strada da percorrere è ancora lunga, poiché l’obiettivo complessivo è quello di raccogliere oltre 60 milioni di metri cubi di acqua. I fiumi Piave e Tagliamento sono individuati come aree critiche, con Zaia e Bottacin che hanno confermato l’importanza di migliorare la gestione delle acque in queste zone.

Le collaborazioni interregionali

La pianificazione continua include anche collaborazioni con le regioni limitrofe, come il Friuli Venezia Giulia, per affrontare le problematiche comuni. La condivisione delle risorse e delle competenze è ritenuta essenziale per garantire la sicurezza idraulica complessiva nell’area.

Gestione delle acque reflue: un ulteriore aspetto critico

Gli impianti obsoleti

Un’altra importante questione evidenziata da Bottacin riguarda la gestione delle acque reflue. Gli impianti comunali, progettati oltre sessanta anni fa, stanno mostrando limiti significativi nel fronteggiare le forti piogge recenti, definite “bombe d’acqua”. Questi sistemi antiquati non riescono a gestire adeguatamente le grandi concentrazioni di acqua, contribuendo al rischio di allagamenti in diverse località.

Le considerazioni sulla capacità necessaria degli impianti di smaltimento ricoprono un ruolo cruciale nel complesso delle azioni di protezione idraulica. La necessità di ammodernare e potenziare le infrastrutture, per rispondere adeguatamente alle sfide climatiche, è ora evidente. L’ottimizzazione di questi sistemi è vista come fondamentale per prevenire future emergenze in un contesto di cambiamenti climatici sempre più imprevedibili.

Leave a Reply

Exit mobile version