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Disparità nell’accesso alle cure oncologiche per gli immigrati in Italia: un problema crescente

Disparità nell'accesso alle cure oncologiche per gli immigrati in Italia: un problema crescente - Bagolinoweb.it

Il tema delle disuguaglianze nell’accesso alle cure oncologiche per gli immigrati in Italia è tornato alla ribalta in occasione delle Giornate dell’etica sull’assistenza oncologica dei migranti, organizzate dall’Associazione italiana di oncologia medica e dalla Fondazione Aiom. I dati emersi dal convegno rivelano una realtà preoccupante: gli immigrati, e in particolare le donne, affrontano spesso diagnosi tardive e scarse opportunità di screening, evidenziando la necessità di un intervento strutturale per colmare queste lacune.

Risultati allarmanti per la salute degli immigrati

L’analisi presentata durante il convegno ha svelato un quadro inquietante: il 20% delle donne immigrate riceve una diagnosi tardiva di tumore al seno, un dato che raddoppia rispetto alle donne italiane. Questo fenomeno è il riflesso di un accesso inadeguato ai programmi di screening, con sole poche donne immigrate che vengono sottoposte a mammografia. I dati mostrano che il 39% delle donne immigrate non effettua questo esame fondamentale, paragonato al 27% delle donne italiane. Le discriminazioni nell’accesso alle diagnosi precoci si traducono in una maggiore percentuale di tumori diagnosticati in stadio avanzato, con il carcinoma mammario che viene identificato in fase precoce nel 80% dei casi tra le immigrate, rispetto a quasi il 90% tra le donne italiane.

Le barriere all’accesso alle cure oncologiche

Le barriere linguistiche e le complessità burocratiche sono tra le principali difficoltà riscontrate dagli immigrati nella ricerca di cure preventive e oncologiche. Molti pazienti si trovano isolati, con una scarsa rete di supporto che ostacola il loro percorso di cura. Secondo un sondaggio realizzato da Aiom, il 91% degli oncologi esprime preoccupazione per la difficoltà di comunicazione con i pazienti immigrati, un problema reso ancor più critico dalla mancanza di mediatori culturali durante le visite mediche. Solo il 40% dei medici ha il supporto di un mediatore, il che complica ulteriormente la gestione clinica delle esigenze specifiche di questa popolazione.

Inoltre, il 60% degli oncologi intervistati ha segnalato la complessità della gestione dei pazienti extracomunitari, suggerendo che le strutture sanitarie attuali potrebbero non essere sufficientemente preparate ad affrontare tali situazioni. Il timore di una prognosi oncologica peggiore per gli immigrati è condiviso dall’81% degli specialisti, che attribuiscono queste disparità di trattamento principalmente a una carenza di accesso tempestivo alle cure.

Le osservazioni degli esperti: necessità di un cambiamento

Gli specialisti che hanno partecipato alle Giornate dell’etica hanno enfatizzato l’urgenza di migliorare l’assistenza oncologica per gli immigrati. Franco Perrone, presidente di Aiom, ha dichiarato che l’80% degli oncologi sente di avere solo parzialmente, o di essere completamente privo, di strumenti adeguati per gestire i pazienti immigrati affetti da cancro. Questa mancanza di preparazione e risorse può avere conseguenze significative sulle prospettive di salute di questa popolazione vulnerabile.

Le giornate hanno messo in evidenza non solo i dati preoccupanti, ma anche il bisogno di implementare politiche più efficaci per migliorare la formazione degli operatori sanitari e facilitare l’accesso delle minoranze etniche alle cure necessarie. La sfida di colmare le disparità di accesso e garantire a tutti gli individui, indipendentemente dalla loro origine, pari opportunità nella diagnosi e nel trattamento delle patologie oncologiche è ora più urgente che mai.