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Crisi in Iran: nuove restrizioni e contraddizioni tra riforma e repressione

Crisi in Iran: nuove restrizioni e contraddizioni tra riforma e repressione - Bagolinoweb.it

Mentre il regime iraniano sembra cercare di gestire le tensioni sul fronte internazionale con Hezbollah e Israele, sul piano interno si assiste a un inasprimento delle leggi, in particolare quelle relative all’uso del velo. Il Consiglio dei Guardiani ha approvato una nuova normativa che rappresenta un ulteriore passo indietro per i diritti delle donne, aggravando una situazione già critica.

La legge Nur: un nome ingannevole

Il Consiglio dei Guardiani, l’organo che detiene il potere decisionale sotto l’ayatollah Ali Khamenei, ha varato un disegno di legge che porta il nome di Nur, che significa luce. Tuttavia, questo provvedimento non riflette una volontà di progredire verso una maggiore libertà, ma al contrario rappresenta un ulteriore incremento delle restrizioni, soprattutto per le donne. La nuova legge prevede sanzioni severe, fra cui multe pecuniarie, limitazioni nell’uso di internet e divieti di viaggio all’estero per coloro che non rispettano l’hijab. Inoltre, le pene detentive per chi promuove contenuti ritenuti indecenti sui social media saranno notevolmente aumentate.

Questa mossa legislativa è costruita su un contesto di frustrazione e rabbia da parte delle attiviste iraniane, che hanno sempre messo in guardia su un possibile uso strumentale delle parole di Pezeshkian. Il neoeletto presidente, in effetti, ha dichiarato, durante un evento commemorativo per Mahsa Amini, che avrebbe ridotto il potere della polizia morale. Tuttavia, le attiviste sono scettiche e sostengono che il vero potere risiede ancora nelle mani degli estremisti che prevalgono all’interno delle strutture governative.

Questa nuova legislazione si somma a una serie di misure già esistenti che disciplinano l’uso del velo. La frattura tra il governo e la popolazione, in particolare le donne, è diventata sempre più evidente, evidenziando una società in tensione e una leadership che recita una sua narrazione senza considerare il malcontento crescente tra i cittadini.

La reazione internazionale a Pezeshkian

Masoud Pezeshkian, il nuovo presidente riformista, ha recentemente partecipato al suo primo incontro alle Nazioni Unite, cercando di presentarsi come un leader significativo e moderato. Durante il suo intervento, ha sottolineato il suo piano di riforme e l’importanza dell’unità nazionale. Tuttavia, la sua retorica si scontra con la realtà di un sistema che non sembra disposto a cambiare.

Secondo analisi da parte di esperti internazionali, come Behnam Ben Taleblu della Foundation for Defense of Democracies, i tentativi di Pezeshkian di mascherare una posizione di continuità con un’aria di cambiamento sono stati definiti come “cambiamento di stile, non di sostanza.” Questo porta a interrogarsi sulla reale intenzione del governo iraniano nel gestire positivamente la propria immagine a livello internazionale, mentre nel paese la repressione continua.

Infatti, mentre Pezeshkian discute delle sue riforme, il conflitto tra Hezbollah e Israele si intensifica, con bombardamenti israeliani che colpiscono le posizioni del gruppo militante libanese. La contraddizione tra gli sforzi diplomatici del presidente e le azioni aggressive del governo è palpabile, dimostrando come l’Iran stia affrontando due battaglie distinte: una sul fronte esterno, contro Israele, e una interna, contro un popolo desideroso di cambiamento.

La lotta interna: tra desiderio di libertà e repressione

La situazione in Iran è complessa e contraddittoria. Da un lato, si assiste a un crescente desiderio di libertà e giustizia da parte della popolazione, soprattutto delle donne, che hanno alzato la voce contro le ingiustizie subite da decenni. Dall’altro lato, la repressione e le nuove leggi restrittive intensificano il clima di paura e silenzio imposto dalle autorità.

Con la legge Nur, il regime non solo ha dimostrato la sua mancanza di volontà di ascoltare e rispondere alle richieste di cambiamento, ma ha anche esacerbato le condizioni di vita di una vasta parte della popolazione. Le attiviste e i diritti umani continuano a combattere non solo contro le misure restrittive imposte, ma anche per un cambiamento culturale e sociale che possa finalmente sradicare l’apartheid di genere.

Masoud Pezeshkian ha commentato gli eventi in Libano, evidenziando la posizione del governo contro Israele. Ha affermato che “la responsabilità delle conseguenze degli attacchi israeliani ricade su coloro che hanno ostacolato gli sforzi per porre fine al conflitto.” Queste parole evidenziano come la lotta interna del paese sia intricatamente legata alle dinamiche geopolitiche della regione, mostrando un Iran intrappolato tra il desiderio di riforma e le realtà di un sistema oppressivo.

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