Nella provincia di Crotone, l’operazione di polizia giudiziaria chiamata “Nemesis” ha messo in luce complesse dinamiche tra le famiglie mafiose locali, rivelando alleanze e conflitti che definiscono gli equilibri di potere. Al centro dell’inchiesta ci sono i Tallarico, un clan che, dopo il clamoroso arresto dei fratelli Francesco e Ludovico, si trova costretto a riorganizzarsi. Un contesto di alta tensione criminale e di lotta per il controllo del territorio emerge chiaramente, rendendo palese che la lotta per il potere tra le cosche è lungi dall’essere conclusa.
L’arresto dei Tallarico e le ripercussioni sul clan
L’operazione “Stige” ha inflitto un duro colpo alla famiglia Tallarico, conosciuta nell’ambiente criminale come “Sciubbi”, con l’arresto di due dei suoi membri chiave. Francesco e Ludovico Tallarico, prendono il posto in prima linea all’interno del clan e la loro cattura rappresenta un forte squilibrio che potrebbe portare a fratture interne. Con i vertici del clan decimati, il resto della famiglia deve affrontare la sfida di ristabilire contatti e alleanze con altre organizzazioni di ‘ndrangheta per mantenere il controllo sulle loro attività illecite.
In questo scenario, Daniele Tallarico emerge come figura chiave, monitorato dagli investigatori per le sue interazioni con altri capi clan durante incontri riservati, come quello avvenuto in un bar a Cirò. Le indagini hanno rivelato che non erano solamente discussioni sulla gestione del denaro, ma anche importanti dinamiche di potere. È stato registrato un incontro di notevole rilevanza che coinvolge la figura di Domenico Megna, noto come “Mico”, e il suo luogotenente, sottolineando come gli incontri avvengano in luoghi strategici, come il cantiere degli Sciubbi, protetto da un muro di cemento per eludere l’attenzione delle forze dell’ordine.
Gli intercettatori sono stati in grado di documentare una serie di summit all’interno della proprietà degli Sciubbi a Casabona, evidenziando un’intensa attività dei clan in un contesto che sfida le autorità. Questo scenario di continua tensione mostra come la lotta per il controllo territoriale sia un elemento centrale per l’esistenza e l’efficacia delle organizzazioni mafiose.
Le reazioni dei Tallarico all’operazione “Stige”
I Tallarico non hanno tardato a farsi sentire dopo la pesante operazione condotta dalla DDA di Catanzaro. Carlo Mario Tallarico, uno dei leader della famiglia, ha espresso il suo disappunto nei confronti della Procura e della condotta dell’operazione “Stige”. In una serie di commenti al vetriolo, ha minuziosamente criticato le notizie relative alle condanne e le motivazioni delle sentenze, che finora rimangono sigillate. Tallarico ha messo in discussione la competenza del Procuratore Nicola Gratteri, insinuando che i meriti dovrebbero essere distribuiti a tutti coloro che collaborano nelle indagini, a cui si riferisce in termini dispregiativi.
In un contesto di frustrazione e paura, Tallarico ha anche tirato in ballo figure politiche locali, come il sindaco di Casabona, Franco Seminario, suggerendo una rete di connessione tra politica e crimine nel tentativo di stabilire la propria innocenza e sfuggire alle pressioni dell’inchiesta. La volontà di mantenere il controllo e di veicolare messaggi di potere attraverso l’interazione politica e i retroscena locali è emblematico della mentalità mafiosa, dove gli equilibri si mantengono spesso su un filo sottile.
I legami tra clan e la strategia di alleanza
Nel panorama di alleanze tra diversi clan mafiosi, i Tallarico devono ora ristabilire i rapporti con le altre famiglie di ‘ndrangheta, cruciale per la sopravvivenza delle loro attività illecite. La capacità di mantenere relazioni strategiche diventa fondamentale per la loro riorganizzazione, e l’uso di matrimoni combinati è una pratica comune per cementare gli accordi. La famiglia Tallarico sta già cercando di stabilire nuovi legami con i potenti esponenti di San Mauro Marchesato, mentre esprime diffidenza e disprezzo nei confronti delle famiglie di Petilia Policastro, tradizionalmente viste come inaffidabili.
Le interazioni tra i clan non si limitano a mere dinamiche economiche, poiché le tensioni possono rapidamente trasformarsi in violenze. I Tallarico devono affrontare un territorio in cui il sangue si versa frequentemente, un aspetto che complica ulteriormente la loro strategia di espansione. D’altro canto, i rapporti con i “papaniciari” e il boss Mico Megna sembrano avere una piega più favorevole. Megna ha perfino promesso di rendere visita al clan Tallarico in occasione della scarcerazione di Ludovico, un gesto che potrebbe segnalare un desiderio di alleanza.
Il 18 settembre 2021, una riunione di alto profilo di ‘ndrangheta a Cirò ha ulteriormente evidenziato queste dinamiche, con la presenza di figure chiave come Mico Megna e Daniele Tallarico. Nonostante i tentativi di mascherare l’incontro come un evento innocuo, le indagini hanno messo in luce il vero scopo: la pianificazione di strategie per navigare tra le crescenti pressioni delle forze dell’ordine e mantenere il controllo operativo.
Il panorama mafioso di Crotone si presenta come un’implacabile arena di lotta per il potere, dove le famiglie criminali tentano di mantenere il controllo sulle proprie rotte di traffico e sulle proprie clientèlle, in un contesto in cui arresti e operazioni antimafia continuano a minacciare la loro esistenza.