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Corte dei Conti condanna ex dirigenti Università D’Annunzio: risarcimenti per lavori mai realizzati

Corte dei Conti condanna ex dirigenti Università D’Annunzio: risarcimenti per lavori mai realizzati - Bagolinoweb.it

Un significativo intervento della Corte dei Conti dell’Aquila ha portato alla luce gravi irregolarità nella gestione dei lavori di ristrutturazione presso l’Università “D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Gli ex dirigenti coinvolti, Filippo Del Vecchio e Antonino Carlo Di Federico, dovranno risarcire l’Ateneo per un danno erariale stimato in 224mila euro, scatenando un ampio dibattito sulla trasparenza e la gestione delle risorse pubbliche in ambito universitario.

I dettagli della condanna e i risarcimenti richiesti

La Corte dei Conti ha accolto le indagini relative a un presunto danno erariale e ha emesso verdetti severi contro i due ex dirigenti dell’Università “D’Annunzio”. Filippo Del Vecchio, ex direttore generale e precedente direttore amministrativo di Univaq, è stato condannato a risarcire l’Ateneo con un importo di 20mila euro. Antonino Carlo Di Federico, responsabile unico del procedimento e direttore dei lavori, dovrà invece pagare 50mila euro.

Le accuse che hanno portato a queste decisioni riguardano la gestione di lavori di ristrutturazione nel primo livello seminterrato della facoltà di architettura, situata a Pescara in via Pindaro. La Corte ha evidenziato come, contrariamente alle affermazioni fatte, i lavori siano stati affidati sotto la motivazione di urgenza, ma che tale condizione non fosse supportata da evidenze concrete.

Lo sviluppo di tali accadimenti ha suscitato l’attenzione dell’opinione pubblica e ha messo in evidenza l’importanza della trasparenza nella gestione degli appalti pubblici, specialmente in ambito universitario, dove le risorse sono spesso limitate e necessitano di un’attenta pianificazione e utilizzo.

L’inadeguatezza nella gestione della procedura di affidamento

Nel corso del processo, la Corte dei Conti ha messo in luce la responsabilità di Filippo Del Vecchio, evidenziando una grave negligenza per non aver verificato la sussistenza dei presupposti per l’affidamento urgente dei lavori. La mancanza di controlli adeguati avrebbe aperto la strada a pratiche non conformi alle normative di settore.

In particolare, il collegio ha accusato Di Federico di dolo, in quanto consapevole della mancanza di requisiti urgenti per qualificare i lavori, ha tuttavia falsamente dichiarato l’esistenza di una segnalazione del genio civile di Pescara. Tale comportamento ha avuto un impatto significativo sulla scelta della procedura di affidamento, eliminando il necessario confronto concorrenziale e, di conseguenza, danneggiando la concorrenza, valutata in 41mila euro.

Questa situazione ha sollevato interrogativi riguardo la gestione delle procedure di appalto presso enti pubblici, dove l’assenza di un adeguato controllo e verifica può portare a danni economici enormi, alimentando la sfiducia nei confronti delle istituzioni.

Le conseguenze dell’indebito pagamento e la falsità nella contabilità

Un altro aspetto che ha emergere durante il procedimento è stato il pagamento indebito per lavori di sistemazione dell’impianto elettrico che, in realtà, non sono mai stati eseguiti. Antonino Carlo Di Federico è stato condannato a risarcire 10mila euro per questa irregolarità, evidenziando episodi di malversazione e scorretta gestione fondi pubblici.

La Corte dei Conti ha sottolineato come la contabilità tenuta dal direttore dei lavori fosse falsata, permettendo la liquidazione di compensi per lavori mai realizzati. Tale pratica non solo viola i principi di corretto utilizzo delle risorse pubbliche, ma mette anche in discussione la professionalità di chi ricopre ruoli di responsabilità.

In un contesto in cui le università devono confrontarsi con budget sempre più limitati, episodi di questo tipo non solo generano un danno economico, ma compromettono anche la fiducia dell’utenza e il prestigio delle istituzioni accademiche stesse. Le implicazioni di tali condanne potrebbero spingere a una revisione delle procedure interne e ad una maggiore vigilanza in futuro.

Entrambi i condannati hanno il diritto di fare appello contro la decisione della Corte dei Conti, e sarà interessante vedere quale direzione prenderanno gli sviluppi futuri in questo caso e che reazioni susciteranno nella comunità accademica e oltre.