In Basilicata, la situazione dei migranti confinati all’interno dei Centri di Permanenza per i Rimpatri continua a destare preoccupazioni. Le dichiarazioni di Federico Mazzaro, rappresentante del Coordinamento regionale dell’USB Basilicata, mettono in luce una realtà drammatica che colpisce la vita di molte persone costrette a vivere in condizioni disumane. Il recente episodio avvenuto sabato 28 settembre al CPR di Palazzo San Gervasio ha ulteriormente sollevato preoccupazioni sul trattamento riservato ai migranti e sulla necessità di una risposta istituzionale.
La denuncia di condizioni di vita indecenti
Le strutture destinate ai migranti, come il CPR di Palazzo San Gervasio, sono state descritte da Mazzaro come “vergognose e criminali”. Secondo i rapporti recenti, molti migranti vivono in attese interminabili, privati di diritti fondamentali e spesso costretti a tollerare condizioni igieniche inaccettabili. Questi centri, concepiti inizialmente come luoghi di detenzione temporanea, si sono trasformati in veri e propri luoghi di sofferenza, manifestando una carenza di attenzione verso i diritti umani e la dignità delle persone. I migranti, così, vengono relegati ai margini delle comunità locali, senza alcuna forma di integrazione o supporto.
La denuncia di Mazzaro si fonda su una serie di segnalazioni che documentano situazioni di degrado, inadeguatezza delle strutture e mancanza di assistenza adeguata. Secondo l’USB, la misura è ormai colma: le richieste da tempo formulate a livello istituzionale non hanno trovato risposte concrete, e tanti migranti continuano a subire le conseguenze di un sistema che sembrerebbe ignorare il valore della vita umana.
L’appello al Prefetto e la richiesta di azione
Di fronte a questa situazione critica, l’USB si rivolge direttamente al Prefetto di Potenza, esprimendo la necessità di un’azione tempestiva e risolutiva. La lettera indirizzata al Prefetto sottolinea l’urgenza di affrontare il problema dei CPR e la richiesta di chiusura del centro di Palazzo San Gervasio. Mazzaro nel suo intervento ha richiamato l’attenzione sulla necessità di non lasciare cadere nel vuoto le precedenti richieste presentate dalle varie associazioni e movimenti locali.
L’USB chiede non solo la chiusura dei centri di detenzione, ma anche una revisione dei processi di regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Il sindacato evidenzia che una solida regolarizzazione potrebbe contribuire a migliorare le condizioni di vita dei migranti, integrandoli meglio nelle comunità locali. Questo approccio sarebbe non solo eticamente corretto, ma anche vantaggioso per la stessa economia regionale.
Proposte per una nuova politica di accoglienza
Mentre le istituzioni si trovano di fronte a sfide complesse, l’USB propone un cambio di paradigma nella gestione dei migranti. In particolare, viene richiesta l’implementazione di un piano di accoglienza diffuso, che preveda l’inserimento dei migranti nelle comunità locali, permettendo loro di contribuire attivamente al tessuto sociale ed economico.
Un piano di accoglienza che rispetti i diritti umani e le dignità delle persone richiede una pianificazione accurata e l’impegno di diverse istituzioni locali e regionali. Solo attraverso un approccio integrato sarà possibile garantire ai lavoratori migranti un futuro di dignità e rispetto, evitando la reiterazione di situazioni di degrado come quelle attualmente riscontrabili nei CPR.
In entrambi i casi, l’importanza di un’azione coordinata da parte delle istituzioni diviene cruciale per evitare il ripetersi di tragedie umane e per promuovere un clima di rispetto e inclusione sociale nelle comunità. La sfida che si presenta è quella di costruire un sistema di accoglienza che non solo affronti il problema immediato, ma che guardi a un futuro sostenibile per tutti.