I cinghiali continuano a rappresentare una seria minaccia per le aziende vinicole della Sicilia, causando danni ingenti ai raccolti e mettendo in difficoltà gli imprenditori locali. Tra le voci che si levano contro questa emergenza vi è quella di Francesco Calderone, proprietario della Buceci Vini, che denuncia una situazione allarmante per i suoi vigneti situati nella Contrada Rocca Bianca, tra Marineo e Bolognetta, in provincia di Palermo. L’invasione di questi animali selvatici sta compromettendo la qualità della produzione vitivinicola e destando preoccupazione tra i produttori locali.
La devastazione causata dai cinghiali
Francesco Calderone evidenzia i numerosi danni subiti dalla sua attività, stimati in oltre 700 mila euro negli ultimi cinque anni. Le sue uve, che prosperano a oltre mille metri sul livello del mare, sono diventate un bersaglio per i cinghiali, che quotidianamente devastano intere porzioni di terreno. Nel 2024, i danni alle diverse varietà di uve sono stati significativi: il Nero d’Avola ha subito una perdita del 75%, mentre anche altre varietà come Pinot Nero, Catarratto e Nerello Mascalese hanno registrato danni rilevanti. La situazione non è solo una questione economica ma pone interrogativi sulla sostenibilità della viticoltura in quest’area.
Calderone ha documentato la situazione in una comunicazione inviando un resoconto dettagliato ai carabinieri, alla guardia forestale e agli uffici competenti della Regione. Nonostante ciò, la risposta delle istituzioni è stata assente, lasciando l’imprenditore in una situazione di crescente frustrazione e preoccupazione. La mancanza di un intervento decisivo pone una sfida non solo per il suo business, ma anche per la forza lavoro legata alla produzione del vino.
Le difficoltà quotidiane nella gestione della viticoltura
La presenza dei cinghiali rappresenta non solo un problema di danni economici, ma anche una vera e propria emergenza per la sicurezza dei lavoratori. Calderone ha evidenziato come, nonostante l’impegno costante del personale nell’allontanare questi animali dalle vigne, il loro numero superi le capacità di difesa della coltivazione. I cinghiali non solo distruggono le viti, ma danneggiano anche le recinzioni e i dissuasori elettrici, rendendo quasi impossibile la protezione degli appezzamenti.
Cordiali eliminazioni e metodi deterrenti sembrano inefficaci contro la voracità e l’aggressività di questi animali, che hanno preso piede nella regione. L’imprenditore esprime preoccupazione per il futuro delle sue produzioni e chiama in causa le istituzioni, sottolineando che la questione necessità di una risposta coordinata. È fondamentale garantire a chi lavora nel settore vitivinicolo l’opportunità di difendere i propri beni e di mitigare i danni che quest’emergenza sta generando.
La richiesta di aiuto e il diritto al risarcimento
Francesco Calderone non si è limitato a segnalare la situazione, ma ha anche espresso la sua disillusione verso un apparato statale che sembra ignorare le sue istanze. “Nessuna risposta” è stata ricevuta alle comunicazioni ufficiali inviate, il che porta a una crescente sensazione di abbandono. Come imprenditore che contribuisce alle entrate fiscali della regione, egli avverte l’urgenza di un intervento da parte delle autorità locali e regionali.
Calderone sottolinea chiaramente che non è possibile procedere alla caccia dei cinghiali autonomamente; è compito delle istituzioni competenti gestire queste emergenze. Inoltre, non esclude di chiedere un risarcimento anche legale per i danni subiti, evidenziando che la Regione Siciliana dovrà rendere conto della situazione di crisi agraria e del benessere economico che ne deriva per i produttori locali. Le richieste di Calderone rappresentano un appello agli organi competenti affinché vengano adottate misure urgenti e fondamentali per salvaguardare l’importanza economica e culturale della viticoltura siciliana.