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Chiusura anticipata degli stabilimenti balneari in Riviera Romagnola: nuovi obblighi di salvamento a partire da settembre

Chiusura anticipata degli stabilimenti balneari in Riviera Romagnola: nuovi obblighi di salvamento a partire da settembre - Bagolinoweb.it

La Costa Romagnola, con le sue famose spiagge e stabilimenti balneari, sta affrontando un cambiamento significativo nella gestione della stagione estiva. Dopo il 22 settembre, le nuove norme governative richiedono la presenza di un servizio di salvamento per gli stabilimenti che desiderano rimanere aperti, spingendo molti a chiudere in anticipo. Questo provvedimento ha sollevato interrogativi sul futuro della destagionalizzazione e sull’impatto economico per le località turistiche della regione.

La nuova ordinanza e l’impatto sulle chiusure

A partire dal 22 settembre, una serie di cambiamenti normativi ha avuto luogo in Riviera, avviando una modifica sostanziale nei regolamenti per la gestione degli stabilimenti balneari. La capitaneria di porto ha emesso un’ordinanza che recepisce l’impostazione nazionale e, di fatto, ha sancito la chiusura della stagione balneare. A causa di queste nuove disposizioni, tutti gli stabilimenti balneari che intendono rimanere operativi sono ora obbligati a garantire un servizio di salvamento, attraverso la presenza di bagnini. Questo ha spinto molti gestori a rimuovere ombrelloni e lettini, riportando le spiagge alla loro quiete autunnale.

Il cattivo tempo della metà di settembre ha contribuito a creare un ambiente sfavorevole per le attività balneari, ma non è stata la principale causa dei tassi di chiusura anticipata. La necessità di garantire servizi di sicurezza ha rappresentato, infatti, un deterrente economico per i titolari di stabilimenti. Molti, considerando i costi associati al mantenimento di un servizio di salvamento attivo, hanno scelto di chiudere piuttosto che far fronte a ulteriori spese senza la certezza di un adeguato afflusso di clienti. Questa operazione di chiusura ha avuto un impatto visibile, con stabilimenti che affiggono cartelli di “Chiuso” in un periodo in cui spesso i turisti continuano a visitare la costa.

La questione economica e le scelte dei gestori

Le nuove regole hanno reso necessario per i gestori di stabilimenti balneari ponderare attentamente la loro strategia per rimanere operativi oltre la stagione estiva. Per molti, il mantenimento di un servizio di salvamento rappresenta un costo inaccettabile, considerando il calo significativo di visitatori che si verifica dopo il 22 settembre. Tra i gestori che hanno deciso di rimanere aperti, c’è chi cerca di offrire servizi alternativi, come ristoranti e aree ristoro, per attrarre una clientela diversa.

Simone Battistoni, presidente dei balneari di Confcommercio, ha confermato che mentre alcuni stabilimenti sono riusciti a restare attivi, la maggior parte è stata costretta a chiudere, riflettendo una decisione collegata al servizio di salvamento. Ad esempio, in alcune località come Cesenatico, i ristoranti presenti negli stabilimenti sono stati un fattore cruciale nel mantenere una certa operatività, mentre nelle località con attenzioni minori verso il servizio al pubblico, la chiusura anticipata è stata quasi universale.

L’idea di riaprire a dicembre con un servizio per i turisti resta complessa. I gestori si trovano di fronte all’implicazione che dovrebbero mantenere una presenza costante di personale di sicurezza anche in periodi di scarsa affluenza, che renderebbero poco sostenibile il proseguimento delle attività.

Problemi di coordinamento con le amministrazioni

L’implementazione di questa ordinanza ha sollevato critiche anche da parte delle autorità locali. I rappresentanti dei comuni di Rimini e Riccione hanno espresso preoccupazione per l’assenza di dialogo tra i ministeri competenti, evidenziando come la mancanza di coordinamento possa danneggiare le politiche di destagionalizzazione promosse a livello locale.

Le dichiarazioni congiunte degli assessori al Demanio hanno evidenziato come le nuove norme possano avere effetti negativi sulle iniziative volte a prolungare la stagione turistica della Riviera. Il richiamo di una collaborazione tra i livelli governativi è stato invocato, con l’auspicio che si possano rivedere le norme per evitare un impatto negativo sull’economia locale e sul turismo. La sensazione è che questo “scollamento” tra decisioni governative e realtà delle imprese balneari potrebbe frenare uno sviluppo positivo che, peraltro, era già stato avviato negli anni precedenti.

Le località balneari della Riviera devono affrontare ora non solo la chiusura anticipata, ma anche una riflessione più ampia su come rispondere a sfide legislative che potrebbero compromettere il futuro del settore.

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