Nel panorama dell’atletica italiana, un giovane atleta si distingue non solo per le sue performance ma anche per il suo impegno sociale. Catalin Tecuceanu, mezzofondista delle Fiamme Oro Padova, rappresenta un simbolo di integrazione e aspirazione. Dal suo arrivo in Italia nel 2008, dopo essersi ricongiunto a suo padre, ha combattuto non solo per la propria affermazione nello sport, ma anche per i diritti dei giovani come lui. Con l’introduzione della proposta di Forza Italia sullo ius scholae, Tecuceanu ha deciso di scendere in campo per sostenere la causa dei ragazzi che, dopo un lungo percorso educativo, desiderano avere una cittadinanza italiana.
La storia di Catalin: dall’infanzia in Romania all’integrazione italiana
Nato a Tecuci nel 1999, Catalin ha vissuto un cambiamento significativo all’età di nove anni quando è emigrato in Italia per riunirsi a suo padre, un percorso comune per molte famiglie. Cresciuto a Trebaseleghe, nel Padovano, ha subito affrontato le sfide dell’integrazione e dell’appartenenza. Fin dai primi anni, l’attrazione per lo sport si è manifestata con la pratica dell’atletica, dove ha esplorato diverse discipline, dai lanci ai salti. La sua formazione atletica è avvenuta sotto la guida di allenatori esperti, come Simone Zanon e Lionello Bettin, che hanno saputo valorizzare il suo talento.
Catalin vive la cultura sportiva italiana con grande passione, abbracciando non solo le competizioni, ma anche il senso di comunità che caratterizza questo mondo. La sua esperienza di vita in Italia è stata segnata dalla volontà di crescere e inserirsi in una nuova società, percependo il supporto dei suoi compagni e degli insegnanti, tanto che non ha mai avvertito discriminazioni durante il suo percorso scolastico. Tuttavia, il sogno di indossare la maglia azzurra ha costituito per lui un obiettivo lontano, rappresentando un simbolo dell’appartenenza che aspirava a conquistare.
Le difficoltà legate alla cittadinanza: un peso da condividere
Tecuceanu racconta quanto sia stato difficile affrontare il tema della cittadinanza italiana, un processo che l’ha visto attendere fino all’età di 22 anni. Mentre si sentiva parte integrante del tessuto sociale italiano, l’assenza della cittadinanza ha rappresentato un ostacolo per il giovane atleta desideroso di gareggiare per il Paese che ormai considerava casa. Nel 2021, con l’assegnazione della cittadinanza, è finalmente riuscito a rappresentare l’Italia, esordendo con una medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo, un traguardo significativo che ha sancito il suo legame indissolubile con la nazione. Tecuceanu condivide che questo passaggio ha rappresentato una sorta di liberazione, un momento di pace interiore che gli ha permesso di abbracciare pienamente la sua identità.
Un sostenitore dello ius scholae: la battaglia per i diritti dei giovani
Dopo aver vissuto personalmente le difficoltà legate alla mancata cittadinanza, Catalin si è fatto portavoce della questione dell’integrazione sociale. Sostenendo la proposta di Forza Italia sullo ius scholae, sottolinea l’importanza di concedere la cittadinanza ai giovani che, come lui, hanno trascorso anni nelle scuole italiane. Questa proposta mira a semplificare l’iter burocratico, permettendo l’ottenimento della cittadinanza al compimento del decimo anno di residenza, piuttosto che al compimento del diciottesimo anno. Tecuceanu afferma di essere in sintonia con l’idea che la cittadinanza debba essere vista come un riconoscimento per coloro che rispettano le leggi del Paese e completano un ciclo formativo.
Il suo messaggio è chiaro: la cittadinanza non dovrebbe essere un privilegio esclusivo, ma una possibilità aperta a chi ha scelto di integrarsi e costruire il proprio futuro in un altro Paese. La personale storia di Tecuceanu, un atleta che ha superato barriere e ostacoli per trovare la sua collocazione nel mondo, offre un forte esempio del potere della determinazione e dell’impegno. La sua visione, in sostanza, non si limita solamente alla sua esperienza individuale, ma abbraccia un orizzonte più ampio, dove tanti giovani, in situazioni simili, meritano il diritto di sentirsi a casa.