Bari e le infiltrazioni mafiose: i commissariamenti sotto la lente della commissione Antimafia
La questione delle presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Bari occupa un posto di rilievo nel dibattito politico nazionale. La relazione degli ispettori, ora nelle mani del prefetto Francesco Russo, rappresenta un tassello fondamentale nel comprendere l’eventuale commissariamento dell’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Vito Leccese. La situazione è ulteriormente complicata dall’intervento del vicepresidente della commissione Antimafia, Mauro D’Attis, che chiede una revisione della legge del 1991 sui commissariamenti, sollevando questioni delicate nel panorama politico pugliese e nazionale.
le posizioni politiche e le richieste di cautela
le sollecitazioni di Mauro D’Attis
Il vicepresidente della commissione Antimafia, Mauro D’Attis, ha affermato la necessità di procedere con cautela riguardo ai commissariamenti dei Comuni, sottolineando il rischio di chiudere esperienze amministrative che hanno contribuito positivamente allo sviluppo dei territori. D’Attis non è isolato nella sua posizione; le fonti parlamentari del Partito Democratico riconoscono la delicatezza della questione, approvando implicitamente l’intervento del forzista brindisino. La revisione della legge del 1991 viene vista come un passo necessario, poiché è spesso fonte di ambiguità in merito alle decisioni riguardanti gli scioglimenti dei Consigli Comunali.
L’Anci, fino a poco tempo fa presieduta dall’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, ha sostenuto una revisione organica delle norme antimafia sin dal 2019. Insomma, il tema non è nuovo e le preoccupazioni sul commissariamento dei Comuni si intrecciano con questioni di governance locale e di democrazia. D’Attis richiama alla memoria situazioni recenti, come quelle dei Comuni di Ostuni, Squinzano e Carovigno, sciolti per mafia e dove i rispettivi sindaci sono stati poi riabilitati, sollevando interrogativi sull’opportunità e sull’efficacia di tali misure drastiche.
i casi emblematici di comuni sciolti
L’analisi di D’Attis si sofferma su casi specifici per fare luce su un processo che, a suo dire, ha spesso portato a decisioni affrettate o poco trasparenti. A Ostuni, il Consiglio di Stato ha confermato il provvedimento di scioglimento del 2021, ma senza procedimenti penali aperti nei confronti dell’ex sindaco Teodoro Cavallo, il quale ha successivamente ottenuto l’annullamento della sua incandidabilità. A Squinzano, l’allora sindaco Giovanni Marra ha visto la Corte d’Appello annullare il decreto del Viminale che lo dichiarava incandidabile, mentre a Carmiano e Carovigno ex sindaci sono riusciti a ricandidarsi con successo dopo lo scioglimento per mafia delle loro amministrazioni.
Questi episodi sollevano questioni non solo legate alla giustizia ma anche al modo in cui vengono gestiti e comunicati i processi politici. Infatti, le rielezioni di sindaci ex commissariati pongono interrogativi sulla solidità delle motivazioni sottese agli scioglimenti e sulla trasparenza del processo decisionale. Le affermazioni di D’Attis potrebbero portare a una rilettura delle norme vigenti, per garantire che le amministrazioni non subiscano ingiustizi e stigmatizzazioni.
interrogativi sul commissariamento: opportunità e rischi
la necessità di chiarezza normativa
D’Attis ha espresso preoccupazione per la discrezionalità con cui i commissari e i prefetti operano, suggerendo che sia necessario un lavoro accurato su tutti i fascicoli in esame. Le ambiguità e le gravi conseguenze dei commissariamenti richiedono una revisione della legge in modo da assicurare maggiore chiarezza e correttezza ai procedimenti. Ciò è particolarmente rilevante nel contesto attuale, in cui la commissione parlamentare Antimafia ha già avviato delle indagini sul caso Bari, ascoltando figure chiave come il procuratore distrettuale Roberto Rossi e il presidente della Regione Michele Emiliano.
Il rischio di marchiare indelebilmente alcune amministrazioni per episodi di corruzione minore o per situazioni già risolte è un tema che sta guadagnando sempre più attenzione. Per D’Attis, è fondamentale che le amministrazioni che operano con trasparenza e onestà siano tutelate, così come le comunità locali che possono essere colpite da processo di commissariamento basati su pregiudizi. La prospettiva di una revisione normativa non solo si fa urgente, ma è anche vista come un atto dovuto per riportare equilibrio e giustizia.
le tempistiche della relazione del prefetto
Entro i primi giorni di novembre, il prefetto di Bari sarà tenuto a presentare la sua relazione al ministero dell’Interno. Prima di farlo, sarà necessario il parere del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, che include le autorità di polizia e il procuratore della Repubblica. In questo contesto, il ruolo del ministero dell’Interno e del governo sarà cruciale, dal momento che la relazione del prefetto rappresenta un passo intermedio in un procedimento che spesso lascia spazio per discrezionalità, comportando rischi di decisioni politiche che potrebbero non allinearsi con le proposte provenienti dal livello locale.
Dal 1991 a oggi, sono circa 384 i casi di scioglimenti per mafia, con una percentuale del 6% di tali decisioni che è stata successivamente annullata dai giudici amministrativi. Questo dato mette in evidenza la problematica attuale: le azioni intraprese per combattere la mafia devono essere giustificate e sorrette da prove concrete, per evitare di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni locali e nel sistema politico nel suo complesso.