L’assegnazione di aree adeguate per l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile in Sardegna è entrata ufficialmente nella fase operativa, con il disegno di legge che ha preso avvio nelle commissioni Governo del Territorio e Industria del Consiglio Regionale. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di regolamentare il settore delle energie rinnovabili, ma il cammino è già costellato di dibattiti e opinioni contrastanti tra i vari attori coinvolti.
Le audizioni e i protagonisti del dibattito
Il primo passo dell’iter legislativo ha preso il via con una serie di audizioni che hanno coinvolto diversi assessori regionali. La squadra di esperti, tra cui Rosanna Laconi , Francesco Spanedda ed Emanuele Cani , ha aperto il tavolo delle discussioni per ascoltare le posizioni dei diversi portatori di interesse. Tra questi, figurano le associazioni ambientaliste come Grig, Italia Nostra, Lipu e Wwf, oltre a enti di categoria agricoli e industriali. Al centro del dibattito ci sono stati anche i comitati territoriali anti speculazione e i fautori della proposta di legge “Pratobello 24”.
Il confronto ha già messo in evidenza punti di concordanza e divergenza tra i vari attori. Daniela Falconi, presidente dell’ANCI Sardegna, ha evidenziato la necessità di una cartografia specifica, per evitare ambiguità sulla classificazione delle aree adatte e non adatte all’installazione di impianti. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di garantire a ciascun comune della Sardegna l’opportunità di sviluppare una comunità energetica, pilotando così verso un’autonomia energetica locale.
Le preoccupazioni dei comitati contro la speculazione
Il coordinatore dei comitati sardi contro la speculazione energetica, Antonio Muscas, ha avviato una riflessione critica sul disegno di legge, evidenziando che, sebbene alcune delle loro richieste siano state accolte, permangono lacune significative. In particolare, la mancanza di indicazioni precise sulle aree idonee rappresenta un grosso punto interrogativo che alimenta preoccupazioni tra i cittadini e gli attivisti. Muscas ha rimarcato l’importanza di incentivare l’installazione di impianti di energia rinnovabile su superfici già urbanizzate, piuttosto che su aree vergini, un aspetto che non appare nel testo attuale del ddl.
Questo dibattito riflette una crescente sensibilità pubblica nei confronti della gestione sostenibile del territorio e degli impatti delle scelte energetiche. I comitati stanno monitorando attentamente l’evoluzione del disegno di legge, chiedendo una maggiore trasparenza e partecipazione nella definizione delle aree destinate a diventare hub per la produzione energetica.
Le critiche all’adesione alle linee del governo italiano
Un punto di vista critico è emerso anche dall’intervento dell’avvocato Michele Zuddas, rappresentante del comitato Pratobello 24. Zuddas ha etichettato il ddl come un mero strumento di adesione alle direttive del governo italiano, che non risponderebbe alle reali esigenze locali. Ha avanzato il sospetto che l’articolo 3 del disegno di legge potrebbe facilitare l’accesso alle deroghe per i progetti energetici, compromettendo così gli sforzi per una regolamentazione seria e responsabile. Secondo Zuddas, esiste un’alternativa validata dalla volontà di oltre 120mila cittadini sardi, che sostengono la proposta “Pratobello 24”, ritenuta l’unica in grado di garantire un reale fermo alla speculazione e favorire uno sviluppo sostenibile.
La vicenda continua a evolversi, con il Consiglio Regionale che dovrà navigare attraverso le diverse posizioni, pur mantenendo in primo piano l’obiettivo di una transizione energetica responsabile sul territorio sardo.