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Avellino, sequestro bis dei beni legati al clan delle aste: le motivazioni dei giudici

Avellino, sequestro bis dei beni legati al clan delle aste: le motivazioni dei giudici - Bagolinoweb.it

Avellino, sequestro bis dei beni legati al clan delle aste: le motivazioni dei giudici

Un recente provvedimento emesso dal Tribunale del Riesame di Napoli ha portato alla decisione di riattivare il sequestro dei beni riconducibili al cosiddetto “clan delle aste”. Questo sviluppo segue la decisione del Tribunale di Avellino che, lo scorso 27 aprile, aveva dichiarato inefficaci le misure cautelari precedentemente imposte. I magistrati del Riesame hanno esaminato l’istanza presentata dalla Procura Antimafia, guidata da Nicola Gratteri, e hanno fornito importanti chiarimenti sui motivi che giustificano il sequestro delle proprietà degli indagati coinvolti.

L’affermazione del fumus commissi delicti

Le prove a carico degli indagati

Nell’analisi dell’ordinanza di sequestro bis, i giudici hanno chiarito che esiste un “fumus commissi delicti” sostanzialmente più che sufficiente per legittimare il provvedimento. Secondo la relazione, i dati processuali raccolti nel corso del dibattimento hanno dimostrato, con granitica certezza, l’esistenza di un sodalizio camorristico. Gli indagati principali – Galdieri Nicola, Dello Russo Carlo, Genovese Damiano, Forte Livia, Aprile Armando e Pagano Beniamino – sono stati ritenuti parte di un’associazione criminale autonoma, sebbene l’atteggiamento adottato dagli attori fosse reattivo e ben definito nelle dinamiche criminali.

Dettagli sulle indagini

Il Tribunale del Riesame ha inoltre specificato che le evidenze, comprese le intercettazioni telefoniche e ambientali, mostrano un’“allarmante offensività” delle azioni messe in atto dagli indagati. Le prove raccolte sono descritte come “schiaccianti” e lungamente esaminate durante l’istruttoria, evidenziando un funzionamento del gruppo che rispetta le modalità tradizionali delineate dall’articolo 416 bis del Codice penale. Questo rafforza l’insistenza dei magistrati sull’esistenza di un sodalizio ben definito e su comportamenti che non si prestano a letture alternative.

Il ruolo della Guardia di Finanza e carabinieri

L’importanza del periculum in mora

Nel contesto dell’applicazione delle misure di sequestro, un elemento cruciale è rappresentato dal periculum in mora, che implica il rischio di dispersione dei beni oggetto di sequestro. Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Napoli e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino hanno evidenziato operazioni sospette riconducibili a Aprile, anche nel periodo precedente alla scarcerazione. In particolare, le operazioni finanziarie riscontrate pongono interrogativi circa la gestione e il controllo delle società di cui gli indagati sono stati ritenuti assimilabili.

Attività investigativa

Le segnalazioni giunte dall’unità investigativa evidenziano la continua, e in parte clandestina, operatività da parte di Aprile, contestualmente alla sua detenzione. Questo evidenzia come gli indagati possano continuare a influenzare le proprie attività illecite attraverso manovre economiche, spronando ulteriori indagini e monitoraggi per garantire la custodia e il tracciamento dei beni. Tale approccio investigativo è essenziale per evitare il rischio di evasione e il reperimento di beni oltreconfine, cosicché la protezione dei beni rimarrà in prima linea nel rispetto delle disposizioni di legge.

L’iter processuale del procedimento Aste Ok

Storia e sviluppo del caso

Il caso relativo al procedimento Aste Ok ha visto un lungo percorso giudiziario, protrattosi per oltre tre anni. La decisione di riemissione degli atti da parte del Tribunale di Avellino e la successiva emanazione di un decreto di sequestro preventivo si sono rese necessarie poiché, nelle fasi gestionali del processo, sono emersi elementi che hanno portato a una revisione dell’impostazione iniziale. Nello specifico, le indagini hanno evidenziato che l’associazione criminosa di cui si discute è autonoma rispetto al Nuovo Clan Partenio, dando luogo a un’analisi dettagliata sulle singole posizioni degli indagati.

Decisione del GIP e modifiche all’imputazione

Il GIP ha preso atto di questa nuova interpretazione e ha avviato i provvedimenti di convalida del sequestro emergente da tali dati. La Procura ha proceduto a modificare le imputazioni originarie, mantenendo però inalterati gli altri capi d’accusa riguardanti reati finora documentati. Il riscontro di continui legami associativi e attività illecite ha portato gli inquirenti a ritenere improrogabile il sequestro dei beni e ha generato un dibattito giudiziario che si prevede proseguirà con l’audizione della difesa agli organismi preposti.

Prospettive future

La difesa di Aprile ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso per Cassazione. Questo sviluppo simbolizza non solo la complessità dell’iter giudiziario in atto, ma anche la determinazione delle forze dell’ordine e della magistratura nel garantire la giustizia contro le azioni di criminalità organizzata. Sarà una questione di grande rilevanza anche nel dibattito pubblico e nella lotta contro la criminalità, mentre ci si avvia verso le fasi successive del processo.

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