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Arrestata donna di Orta Nova per usura ed estorsione: legami con la mafia foggiana

Arrestata donna di Orta Nova per usura ed estorsione: legami con la mafia foggiana - Bagolinoweb.it

Recentemente, la cronaca giudiziaria ha registrato un nuovo caso che ha colpito la comunità di Orta Nova. Anna Filomena Tolonese, 51enne del posto, è stata arrestata dai Carabinieri con le accuse di usura ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso i reati utilizzando metodi mafiosi. L’arresto è stato effettuato nel contesto di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura di Foggia, generando un’ondata di attenzione verso i crescenti fenomeni di criminalità organizzata nel territorio.

Dettagli dell’udienza e difesa dell’imputata

Anna Filomena Tolonese si è presentata davanti al Giudice per l’Indagini Preliminari, Maria Luisa Bencivenga, presso il Tribunale di Foggia. L’udienza è stata fissata a seguito di una rogatoria emessa dal gip di Bari, Angelo Salerno, che ha firmato un’ordinanza di 117 pagine contenente dettagli sul caso. Nel corso dell’udienza, Tolonese ha esercitato la facoltà di non rispondere alle domande, mentre il suo legale, l’avvocato Francesco Paolo Ferragonio, ha respinto le accuse, in particolare quella dell’aggravante mafiosa. La difesa sottolinea che l’emarginazione economica e sociale delle famiglie di cui si parla nel procedimento ha condizionato le dinamiche di prestito e restituzione, senza soddisfare i requisiti di un comportamento mafioso.

L’intreccio di usura e mafia

L’indagine avviata dai Carabinieri trova origine nell’incendio doloso di un’autovettura che ha sollevato i sospetti degli inquirenti. A partire da questo episodio, la polizia ha iniziato a monitorare Tolonese, scoprendo un sistema di usura che colpiva famiglie vulnerabili, costrette a ricorrere a fonti di credito non ufficiali per sopravvivere. Le ricerche hanno portato alla luce che i tassi di interesse applicati dalla donna arrivavano, in alcuni casi, fino al 600% annuo, una pratica considerata usuraria secondo le normative vigenti.

Le indagini hanno rivelato un modus operandi ben definito, in cui l’imputata appariva come un punto di riferimento per i debitori in difficoltà, sfruttando la propria rete sociale e familiare. La forte connessione con Raffaele Tolonese, ritenuto un esponente di primo piano della ‘Società Foggiana’, ha sollevato interrogativi su un possibile supporto e approvazione mafiosa da parte della criminalità organizzata.

Sequestri e prove raccolte

Nel corso dell’inchiesta, sono stati rinvenuti e sequestrati vari elementi probatori che potrebbero attestare l’attività illegale di Anna Filomena Tolonese. Tra i materiali sequestrati vi sono “pizzini”, una forma tradizionale di comunicazione utilizzata nella criminalità organizzata, denaro contante, e un’agenda contenente annotazioni dettagliate sui prestiti concessi e sugli interessi da corrispondere. Inoltre, un particolare significativo è rappresentato dalla presenza di un libretto postale intestato a un minore con disabilità, figlio di una coppia ritenuta vittima di usura, che sarebbe stato utilizzato dalla Tolonese come garanzia per i prestiti.

Questa scoperta ha reso evidente il modus operandi della donna, che non si ferma soltanto a prestiti a elevato tasso d’interesse, ma coinvolge anche soggetti vulnerabili rispondendo a una logica di profitto che travolge anche le vite di minori e famiglie già in difficoltà.

L’odierna situazione di Anna Filomena Tolonese è un caso emblematico delle problematiche legate all’usura e alla criminalità organizzata, con un’attenzione crescente da parte delle forze dell’ordine e della magistratura per contrastare queste pratiche illecite e proteggere le vittime. Gli sviluppi futuri del processo saranno monitorati con attenzione, sottolineando un aspetto fondamentale della lotta contro la mafia e l’usura in Italia.

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