L’Abruzzo, con la sua bellezza naturale e i suoi ricchi patrimoni culturali, rappresenta un angolo unico d’Italia, e la figura di Adriano De Ascentiis emerge come un faro nella protezione e valorizzazione di questo territorio. Direttore della Riserva dei Calanchi e proprietario di una storica azienda agricola, De Ascentiis si impegna in prima linea per promuovere la sostenibilità e l’ecoturismo, unendo tradizione, agricoltura e rispetto per l’ambiente.
Le radici dell’amore per la terra: un’infanzia immersa nella natura
La storia di Adriano De Ascentiis inizia tra le culle della natura abruzzese, dove i campi e le tradizioni agricole erano il pane quotidiano della sua infanzia. Cresciuto in un contesto familiare che, seppur non strettamente agricolo, nutriva un grande amore per la terra, Adriano ricorda con nostalgia i giorni trascorsi con il padre lungo il fiume Vomano, dedicandosi alla cura degli animali e alla produzione di conserve. La sua esperienza formativa, caratterizzata da un forte legame con la natura, ha radicato in lui un profondo senso di responsabilità verso l’ambiente.
Il ricordo dell’infanzia è intriso di insegnamenti riguardo l’importanza di proteggere la biodiversità. Seguendo le orme di suo nonno, appassionato micologo, e di sua sorella, biologa e custode dell’amore per la scienza, Adriano ha sviluppato una consapevolezza che lo ha guidato nel suo percorso professionale. La sua infanzia è stata anche contrassegnata da episodi di degrado ambientale, che lo hanno ispirato ad agire per il miglioramento e la salvaguardia di luoghi come i calanchi, oggi custodi di ecosistemi preziosi e vulnerabili.
La sfida della sostenibilità: dalla laurea alla direzione della Riserva
Con un titolo in Scienze Naturali conseguito all’Università di Camerino, Adriano ha trovato la sua vocazione nella conservazione ambientale. La sua carriera nel settore è iniziata per caso, grazie a un incontro casuale con l’amico Umberto Di Loreto, attraverso cui è entrato in contatto con iniziative del WWF. Questo evento ha segnato l’inizio di un’avventura che lo avrebbe portato a diventare il direttore della Riserva dei Calanchi. La sua missione è chiara: unire l’attenzione alla sostenibilità alla promozione delle peculiarità locali.
Adriano non si limita a gestire la Riserva, ma ha fatto della sua vita una dedizione alla preservazione del territorio. Tra le sue molteplici responsabilità, curare i sentieri, gestire il centro visite e promuovere un centro di educazione ambientale sono solo alcune delle attività fondamentali che garantiscono il rispetto delle biodiversità locali. La collaborazione con enti universitari e organizzazioni internazionali arricchisce costantemente le attività della riserva, creando opportunità di scambio e crescita culturale.
Una delle problematiche più ardue affrontate da Adriano è la gestione dei cinghiali, una specie particolarmente invasiva per l’agricoltura locale. Seppur la caccia non sia praticabile all’interno della riserva, il suo impegno si concentra nella ricerca di metodi non cruenti per contenere questa minaccia, dimostrando un profondo rispetto per la fauna e una visione lungimirante nel trovare soluzioni ecologiche.
Scrivere per conservare: la passione che dà voce alla biodiversità
Adriano De Ascentiis non è solo un custode della natura ma anche un narratore attento. La sua passione per la scrittura lo ha portato a pubblicare numerosi libri che raccontano la ricchezza della flora e della fauna abruzzese. Opere come “Le regine delle Dune” e “La pineta secolare” non sono solo testi informativi, ma strumenti di sensibilizzazione che mirano a preservare e valorizzare un patrimonio naturale inestimabile. Nascono dalla sua volontà di documentare e far conoscere le meraviglie del territorio, affinché le future generazioni possano apprezzare la bellezza dell’Abruzzo.
Raccontando la sua avventura come scrittore, Adriano esprime un sentimento di responsabilità verso il territorio di origine. La scrittura diventa per lui un mezzo per esprimere l’amore e il rispetto per la natura, come dimostra il suo lavoro sul libro dedicato alla liquirizia, una pianta dalle radici storiche nella regione, le cui tradizioni adriatiche meritano di essere celebrate. I suoi testi rendono omaggio a storie di epoche passate, approfondendo legami che uniscono il presente ai valori dimenticati.
Colture e culture: il progetto della gallina nera di Atri
Nel suo impegno per la sostenibilità, Adriano ha avviato il progetto “Colture e Culture”, focalizzato sulla tutela della gallina nera di Atri, un’antica razza a rischio di estinzione. Da un seme di memoria storica e tradizione contadina, il progetto ha preso forma grazie alla collaborazione con agricoltori e la crescita dell’importanza della filiera corta. Questa iniziativa non solo protegge una razza pregiata, ma lavora anche per sensibilizzare la comunità locale sull’alimentazione consapevole e sull’importanza di preservare l’identità culturale attraverso l’agricoltura.
Malgrado il progetto sia autogestito, Adriano è fiducioso nel riconoscimento da parte di associazioni come Slow Food che possano dare ulteriore supporto e visibilità a questa iniziativa. La passione di Adriano per la gallina nera, non solo un simbolo di varietà rurale, rappresenta anche un legame con il passato che vive nel presente, portando con sé la responsabilità di custodire tramandi di cultura e liabilità agraria.
Riflessioni sul futuro di Pineto e dell’Abruzzo
Concludendo la sua narrazione, De Ascentiis esprime un affetto e una preoccupazione per il futuro di Pineto. Riconosce che, nonostante la bellezza naturale e la tranquillità che caratterizzano la zona, i giovani stanno affrontando sfide significative in termini di opportunità sociali. La creazione di spazi per il divertimento e la socializzazione risulta cruciale per i giovani adults, che spesso si trovano a dover cercare intrattenimento altrove.
In un simile contesto, l’Abruzzo ha l’opportunità di riscoprire e promuovere la propria identità ecologica, basandosi sulla ricchezza dei suoi patrimoni naturali e culturali. De Ascentiis enfatizza l’importanza di investire nel verde come strategia fondamentale per garantire un futuro sostenibile, dove la qualità dell’aria, dell’acqua e del cibo possa riaffermarsi come parte integrante del vivere quotidiano.
Il suo invito alla lentezza e alla consapevolezza nell’interazione con il territorio incoraggia una nuova era di connessione tra le comunità locali e l’ambiente che le circonda, creando un legame di rispetto e reciproco sostegno.