Il ministero dell’Economia e delle Finanze dovrà corrispondere a Ezio Stati, ex assessore regionale dell’Abruzzo e tesoriere della Democrazia Cristiana, un risarcimento di 5.341,95 euro per ingiusta detenzione. Questo risarcimento fa seguito a un lungo iter giudiziario, concluso con l’assoluzione di Stati e di altri due coimputati, che si è protratto per ben quattordici anni. L’assoluzione è stata dichiarata dal Tribunale di Avezzano, il quale ha sentenziato che “il fatto non sussiste”. Le vicende giudiziarie di Stati iniziano nel 2010, quando viene arrestato per accuse di attività illecita legate alla ricostruzione post-terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009.
L’arresto e le accuse
Nel 2010, Ezio Stati si trovava al centro di un’inchiesta di polizia che investigava su presunti abusi relativi alla ricostruzione dei danni causati dal terremoto del 2009. Le accuse riguardavano la presunta richiesta di vantaggi per essere inserito nella lista di beneficiari delle risorse destinate alla ricostruzione. Stati trascorse quindici giorni in carcere all’Aquila, un periodo che ha segnato profondamente la sua vita e la sua carriera politica. Il caso suscitò un grande clamore mediatico e politico, specialmente per il ruolo di Stati come figura pubblica e per il suo legame con gli eventi giudiziari che avrebbero portato alla sua detenzione.
La lunga battaglia legale è culminata il 15 dicembre 2022, quando Stati e gli altri coimputati sono stati assolti dal Tribunale di Avezzano. L’assoluzione ha messo fine a un incubo durato anni, nel quale Stati è stato costretto a combattere contro quello che ha definito un “calvario giudiziario”. La sentenza ha confermato l’assenza di prove concrete a sostegno delle accuse, gettando un’ombra su quanto avvenuto in quelle settimane fatidiche del 2010.
La denuncia di Stati sulla giustizia e la politica
Ezio Stati ha esternato il suo risentimento verso un sistema politico che, a suo dire, ha dimostrato di essere opportunista e selettivo. Parlando della sua esperienza, egli ha sottolineato come la magistratura venga osannata quando sbarazza la scena politica di figure scomode, mentre viene criticata quando quella stessa giustizia agisce contro interessi più potenti. Questo approccio diseguale alla giustizia ha contribuito a creare un clima di sfiducia e paura tra coloro che operano nei ranghi della politica, secondo Stati.
Durante le sue dichiarazioni, ha anche evidenziato l’importanza di far luce su atti e fatti che potrebbero aver facilitato la sua ingiusta detenzione. “Non abbiamo mai approfittato di un solo euro della cosa pubblica,” ha ribadito, rifiutando le insinuazioni fatte contro di lui e la sua famiglia. La sua testimonianza sembra gettare un sarcofago di dubbi su chi realmente beneficiasse della sua esclusione dalla scena politica.
Implicazioni personali e future intenzioni politiche
Il risarcimento di 5.341,95 euro, pur rappresentando un riconoscimento ufficiale del danno subito, non è sufficiente per coprire le conseguenze emotive e professionali della detenzione. Stati ha chiarito che la somma non può restituire quanto perso durante il suo periodo di ingiusta detenzione; specialmente, ha sottolineato, per i problemi psicologici e i danni alla sua carriera politica. La lunga serie di eventi ha segnato una frattura nella sua vita professionale e privata, e in tal senso il risarcimento appare inadeguato rispetto al peso della sofferenza vissuta.
Nonostante le esperienze traumatiche affrontate, Stati non esclude un possibile ritorno alla politica attiva. La sua dichiarazione ha lanciato segnali di una volontà di riemergere dal “calvario” e di affrontare le sfide future. La sua riabilitazione personale e professionale potrebbe rappresentare un interessante capitolo nella sua storia politica, anche se il contesto attuale è decisamente complesso e carico di interrogativi sia per lui che per la comunità.