In un contesto di crescente tensione intorno alla questione palestinese, l’Assemblea per la Palestina di Trieste ha espresso la propria preoccupazione in merito alle limitazioni imposte dalla pubblica amministrazione alle manifestazioni pacifiche. L’assemblea, che desiderava tenere un incontro aperto nel piazzale dell’Università, si è vista negare il permesso, scatenando polemiche e riflessioni su questo tema delicato. Le affermazioni dell’assemblea evidenziano la repressione del dibattito libero riguardo alla Palestina, sottolineando l’esigenza di una maggiore libertà di espressione e il diritto di riunione pacifica.
La censura sulla questione palestinese
Secondo l’Assemblea per la Palestina di Trieste, la negazione del permesso per la manifestazione rappresenta un atto di censura non solo contro il loro diritto di esprimersi, ma anche un sintomo di una più ampia riduzione della libertà di parola riguardo alla situazione in Palestina. Nella loro dichiarazione, gli attivisti hanno citato l’impiego di linguaggio istituzionale che, a loro avviso, filtra e distorce il discorso critico nei confronti di Israele. Termini come “conflitto tra due popoli” o “difesa” vengono visti come modalità per giustificare la narrativa della propaganda filoisraeliana, rendendo difficile una discussione autentica sui diritti del popolo palestinese.
L’assemblea ha affermato che la loro intenzione era semplicemente quella di organizzare una “semplice assemblea“, ma l’intervento delle autorità ha mostrato, secondo loro, quanto siano fragili le libertà civili in Italia e in molte altre città, citando divieti recenti a Siena, Torino, Sassari e Bergamo. Questo clima di repressione, avvertono, non solo silenzia le voci critiche, ma contribuisce a una disinformazione generalizzata sulla situazione in Medio Oriente.
Le manifestazioni e le risposte delle autorità
Il 5 ottobre, si è tenuta una manifestazione a Roma che ha visto un operativo di polizia molto incisivo, con “1600 fermi e circa 40 fogli di via” emessi nei confronti di partecipanti. Tra questi, alcune persone erano state fermate semplicemente per trovarsi nelle vicinanze della manifestazione. L’Assemblea per la Palestina considera queste azioni un passo indietro nelle politiche di tutela dei diritti civili nel paese, evidenziando un crescente stato di allerta tra coloro che si oppongono alle politiche israeliane e che desiderano esprimere la propria solidarietà con il popolo palestinese.
In questo contesto, gli attivisti evidenziano l’ipocrisia di un sistema che permette discussioni su molte tematiche di rilevanza globale, ma pone dei limiti rigidamente definiti quando si tratta di parlare di Israele e Palestina. L’Assemblea riesamina il recente DDL 1660, ritenendolo una legge potenzialmente dannosa, capace di far riaffiorare memorie storiche dolorose per la società italiana e di favorire ulteriori forme di repressione.
Un richiamo all’umanità e alla giustizia
Nel comunicato, l’Assemblea per la Palestina ha celebrato l’importanza di mantenere viva la discussione su questi temi al fine di garantire una vera giustizia per il popolo palestinese. Conclude il loro messaggio condividendo un urgente monito: se la situazione dovesse rimanere immutata, il soffocamento della libertà di espressione e il silenzio assordante su questioni fondamentali porterebbero a un “grave deficit di umanità“. Questo appello risuona come un campanello d’allarme per la società civile, invitando a riflettere e a mobilitarsi prima che sia troppo tardi.
La violazione dei diritti umani e la repressione del dissenso dovrebbero, secondo l’Assemblea, sollevare interrogativi non solo sulla situazione in Palestina, ma anche sul futuro del dialogo politico in Italia e sull’importanza di proteggere la libertà di espressione nel nostro paese.