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Siccità e dissesto idrogeologico: il grido d’allerta dei sindaci veneti

Siccità e dissesto idrogeologico: il grido d'allerta dei sindaci veneti - Bagolinoweb.it

Nel contesto attuale di crescente emergenza climatica e criticità viabilistiche, i sindaci del Veneto si sono recentemente riuniti per discutere questioni cruciali che riguardano la sicurezza e i servizi vitali per le loro comunità. Sotto la direzione di Mario Conte, sindaco di Treviso e nuovamente presidente di Anci Veneto, è emersa una tematica di particolare rilievo: il dissesto idrogeologico e la necessità di un approccio unito per affrontare questi problemi sempre più urgenti.

La sfida del dissesto idrogeologico

Nel corso dell’assemblea, il sindaco Conte ha lasciato trasparire la gravità della situazione ambientale nel Veneto, dove eventi meteorologici estremi stanno diventando all’ordine del giorno. La sua descrizione di una pioggia torrenziale che ha colpito Treviso in sole due ore ha evocato immagini di un territorio bisognoso di attenzione e interventi urgenti. «Dobbiamo ormai considerare questi fenomeni come una nuova normalità», ha sottolineato Conte, evidenziando la precarietà nella quale si trovano i sindaci costantemente in attesa di potenziali alluvioni. La richiesta di fondi e di una gestione coordinata a livello istituzionale è diventata cruciale; il sindaco ha affermato senza mezzi termini che «salvare le nostre case dall’acqua è una priorità», sottraendo il tema da qualsiasi dibattito politico e ideologico.

Dalla discussione è emerso un fronte compatto tra i sindaci, molti dei quali si trovano a gestire emergenze quotidiane che vanno dall’allagamento di scantinati alla preoccupazione per i conti comunali sempre più in rosso. Il clima di solidarietà e di apprensione ha caratterizzato i lavori dell’assemblea, dove i sindaci hanno manifestato l’urgenza di unirsi per dire basta ai tagli della spesa corrente, che minacciano il funzionamento dei servizi pubblici essenziali.

Risorse economiche sempre più scarse

Uno dei temi più problematici emersi dagli interventi è la mancanza di risorse adeguate per i Comuni, che si trovano a dover rinunciare a servizi fondamentali a causa di bilanci in crisi. Conte ha avvertito che le discussioni tradizionali riguardanti l’avanzo di bilancio sono ormai superate; al contrario, il focus si è spostato esclusivamente sulla salvaguardia dei servizi vitali. La diminuzione delle risorse disponibili equivale a una chiusura progressiva dei servizi pubblici, dai trasporti alla manutenzione delle strade.

L’analisi dei bilanci comunali ha portato alla luce quanto la situazione stia diventando insostenibile, principalmente a causa dei tagli dei fondi. La questione non è solo economica, ma anche esistenziale per molte comunità: il compromesso per il mantenimento delle luci lungo le strade e la fornitura di assistenza per fasce vulnerabili della popolazione diventa sempre più difficile. Inoltre, la questione settentrionale, così come definita da Conte, si impone come un tema di discussione imprescindibile. La richiesta di una politica più equa e meritocratica, soprattutto riguardo alle assegnazioni dei fondi Pnrr, è emersa come una necessità per garantire la ripresa e lo sviluppo del Veneto.

Le difficoltà legate alla carenza di personale

In aggiunta all’emergenza delle risorse economiche, si fa strada un ulteriore problema: la carenza di personale nei Comuni. Questo aspetto ha pesantemente impattato sull’operatività delle amministrazioni locali. Conte ha segnalato che attualmente mancano all’appello 218 segretari comunali su 560 disponibili, un dato allarmante che mette in crisi l’intero sistema amministrativo locale. Questa mancanza di personale non solo porta a ritardi nella gestione delle pratiche correnti, ma complica anche la situazione delle anagrafi, sovraccaricate dalle crescenti richieste di cittadinanza.

Per affrontare la situazione, Conte ha avanzato proposte concrete, chiedendo la possibilità che i segretari comunali di prima nomina possano operare anche in Comuni con una popolazione fino a 5.000 abitanti, in luogo del limite attuale fissato a 3.000. Questa manovra, se implementata, potrebbe alleviare parte della pressione che grava sui piccoli centri, che faticano a garantire i servizi essenziali a fronte di una carenza di personale esperto.

Il mese scorso si è rinnovata la voglia di unire le forze; i sindaci veneti, più che mai, sono determinati a combattere per una maggiore attenzione e risorse, consapevoli che la sfida che li attende è molto più di un semplice dibattito: è una lotta quotidiana per il benessere e la sicurezza delle loro comunità.