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Il futuro dell’ex Ilva di Taranto: le parole del ministro Urso tra speranze e preoccupazioni

Il futuro dell'ex Ilva di Taranto: le parole del ministro Urso tra speranze e preoccupazioni - Bagolinoweb.it

La questione dell’ex Ilva di Taranto continua a creare un acceso dibattito politico e sociale. Recentemente, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si è pronunciato sull’argomento durante l’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari. Le sue dichiarazioni hanno sollevato interrogativi sul futuro dello stabilimento e sul ruolo che lo Stato continuerà a ricoprire nel processo di transizione dell’acciaieria, che attualmente si trova in amministrazione straordinaria.

Il controllo dello Stato e le preoccupazioni locali

Nel suo intervento, il ministro Urso ha risposto ai giornalisti riguardo alle preoccupazioni espresse dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in merito al ruolo dello Stato nella nuova governance dell’ex Ilva. Emiliano ha evidenziato la necessità di una supervisione statale forte per evitare errori del passato, rimarcando come sia cruciale che un privato non venga lasciato libero di operare senza vincoli. Urso ha riconosciuto le complessità della situazione, affermando che la presenza statale potrebbe non sempre garantire successi, facendo riferimento al fallimento della partnership tra ArcelorMittal e Invitalia nelle Acciaierie d’Italia.

La posizione del governo si muove quindi su un delicato equilibrio tra la responsabilità pubblica e il libero mercato. Urso ha espresso la speranza che, entro la prima metà del prossimo anno, la vendita degli asset dell’ex Ilva possa essere completata in un contesto di responsabilità verso la siderurgia italiana. La volontà del governo è quella di trovare investitori seri e competenti, capaci di risollevare un impianto industriale di fondamentale importanza per l’economia locale e nazionale.

Proseguono le manifestazioni di interesse da parte di investitori internazionali

Il ministro Urso ha rivelato che attualmente sono quindici i Paesi coinvolti nella prima fase di manifestazione di interesse riguardanti l’ex Ilva. Poco più di tre grandi player internazionali si sono fatti avanti per rilevare l’intero asset produttivo, mentre dodici aziende hanno mostrato interesse per frazioni specifiche degli impianti. Questo scenario crea aspettative riguardo alla possibilità di una vendita “spezzatino”, ma Urso ha manifestato ottimismo per un’operazione in blocco.

A tal proposito, il ministro ha sottolineato l’importanza della fase del data room, durante la quale i potenziali investitori analizzeranno la documentazione necessaria per preparare offerte vincolanti. La scadenza è fissata per novembre, durante il quale le proposte dovranno includere piani dettagliati per una riconversione ecologica e sostenibile dello stabilimento, con particolare attenzione agli aspetti occupazionali e industriali. Il coinvolgimento di più attori nella procedura di vendita rimane un aspetto chiave, andando a garantire una rete di sostenibilità per il futuro dell’acciaieria.

Prossime mosse e sfide future

Il ministro Urso ha inoltre delineato i prossimi passi da seguire, esprimendo la sua aspettativa che si possa raggiungere un accordo con un grande investitore internazionale capace di ripristinare la competitività dell’ex Ilva. Questa visione comporta la definizione di strategie chiare, sia a livello produttivo che ambientale. Urso ha rimarcato l’importanza della tempistica, suggerendo che con il giusto piano ci si potrebbe avvicinare a una soluzione entro un anno, un traguardo senza precedenti per la storica acciaieria.

In aggiunta, il ministro ha affrontato il tema del supporto alle imprese dell’appalto, evidenziando che sono già in atto piani creditizi per facilitare i fornitori. Tuttavia, ha sottolineato che è fondamentale che anche la Regione Puglia contribuisca attivamente a questo processo. Infine, Urso ha annunciato una visita imminente allo stabilimento di Taranto, dove si prevede la riattivazione dell’altoforno 1, chiuso da quasi due anni. Questa attesa riapertura sarà un test cruciale per le future operazioni dell’impianto e un passo verso la risoluzione delle problematiche occupazionali e produttive che hanno colpito la regione.