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Critiche alla legge urbanistica in Emilia-Romagna: Lepore e De Pascale ammettono gli errori di fondo

Critiche alla legge urbanistica in Emilia-Romagna: Lepore e De Pascale ammettono gli errori di fondo - Bagolinoweb.it

Critiche alla legge urbanistica in Emilia-Romagna: Lepore e De Pascale ammettono gli errori di fondo

La legge urbanistica approvata nel 2017 dalla giunta Bonaccini ha suscitato un acceso dibattito in Emilia-Romagna, con figure di spicco come il sindaco del capoluogo Matteo Lepore e il candidato De Pascale che mettono in discussione le sue fondamenta. A pochi giorni da pesanti alluvioni e con le elezioni regionali all’orizzonte, i critici stanno esaminando la deregulation del consumo di suolo e gli effetti devastanti che questo ha avuto sul territorio.

Il dibattito riemerge a distanza di anni

Posizioni emergenti di Lepore e De Pascale

Matteo Lepore, il sindaco di Bologna e candidato del centrosinistra per le Regionali, ha recentemente criticato la legge urbanistica 24 del 2017, sottolineando come essa abbia riaperto la porta a un’urbanizzazione indiscriminata. «Questo è un grande errore che abbiamo fatto noi, che ci ha riportato a prima degli anni Sessanta», ha dichiarato durante la Festa dell’Unità. Questo cambio di posizione evidenzia un tentativo di affrontare le preoccupazioni legate al consumo di suolo, ormai divenuto un tema cruciale alla luce delle recenti calamità naturali.

Michele De Pascale, da parte sua, aveva già espresso la necessità di rivedere la legge, sottolineando come, sebbene fosse stata concepita con buone intenzioni, in pratica ha mostrato evidenti limiti. De Pascale ha fatto notare che, nonostante gli obiettivi dichiarati, molti comuni si trovano in un dilemma: approvare espansioni per evitare perdite economiche o resistere a pressioni che danneggiano il territorio.

Le sfide legate all’urbanizzazione

Gli avvertimenti di Lepore e De Pascale non sono isolati; riflettono una crescente preoccupazione tra i cittadini e gli urbanisti sulla sostenibilità delle pratiche di pianificazione attuale. Da un lato, la legge 24/2017 mirava a ridurre il consumo di suolo e a promuovere la rigenerazione urbana, dall’altro ha creato una serie di deroghe che hanno facilitato l’espansione edilizia nei piccoli comuni.

Analizzando il contesto, è chiaro che le conseguenze di una gestione sbagliata dell’urbanistica non sono solo teoriche. Le recenti alluvioni hanno esposto in modo drammatico i rischi legati alla cementificazione delle aree in prossimità dei corsi d’acqua e dei terreni agricoli.

Il ruolo delle associazioni ambientaliste

Le osservazioni di Legambiente

Claudio Dellucca di Legambiente Bologna ha evidenziato la frustrazione per la situazione attuale, sottolineando che la legge del 2017 non ha mantenuto le promesse di contenimento del consumo di suolo. Secondo Dellucca, «la legge ha molte possibilità di deroga rispetto a grandi opere, quindi il limite del 3% sarà difficile da rispettare».

L’intervento di Legambiente si inserisce in un dibattito più ampio sul valore del suolo e sull’importanza di preservarne l’integrità. Dellucca ha evidenziato come il suolo vergine riesca a trattenere l’acqua in caso di forti piogge, proteggendo così le aree circostanti da allagamenti, mentre il cemento crea condizioni favorevoli per l’invasione delle acque nei centri abitati.

Le opinioni di esperti del settore

Pietro Cavalcoli, esperto urbanista e membro di associazioni ambientaliste come Italia Nostra, ha aggiunto una riflessione critica. Ha ricordato come l’obiettivo di contenimento del consumo di suolo fosse lodevole, ma che le regole adottate nella legge del 2017 avessero finito per allentare le restrizioni precedenti. Questo cambio di paradigma ha favorito principalmente i comuni più grandi che hanno potuto negoziare ristrutturazioni, a discapito della sostenibilità ambientale e della qualità della vita delle piccole comunità.

La convergenza di lamentele da parte di sindaci e attivisti rappresenta un campanello d’allarme per le future politiche urbanistiche in Emilia-Romagna. La legge 24/2017, concepita con buone intenzioni, ha generato discussioni accese e sollevato interrogativi vitali per il futuro del territorio e delle sue risorse, evidenziando la necessità di una riflessione critica e di un approccio più responsabile alla pianificazione urbana.