Le recenti dichiarazioni del sindaco di Faenza, Massimo Isola, stanno generando un dibattito acceso tra i sindaci della Romagna e delle aree limitrofe. La sua richiesta di “disobbedienza istituzionale” nei confronti dei ritardi dei lavori di messa in sicurezza del territorio contro le alluvioni trova supporto e solidarietà, ma anche limiti nella possibilità di imitazione. Questa situazione mette in luce le difficoltà strutturali e le necessità urgenti dell’Emilia-Romagna, dove molti enti locali si trovano ad affrontare in prima persona la gestione delle emergenze.
L’appello di Massimo Isola e il contesto alluvionale
Il sindaco Massimo Isola, in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha evidenziato la preoccupazione per i ritardi nei lavori di prevenzione in un territorio martoriato dalle alluvioni. Le sue parole fanno eco tra i sindaci della regione, che stanno affrontando situazioni di emergenza simili. Isola denuncia la necessità di interventi rapidi e incisivi per garantire la sicurezza della popolazione e prevenire danni futuri. Il richiamo alla disobbedienza istituzionale è una risposta esasperata a una situazione che sembra non trovare risoluzione nei tempi previsti. I sindaci di comuni come Pianoro e Modigliana si sono uniti a questo grido d’allarme, sottolineando la difficoltà di operare senza risorse e supporto adeguato.
La voce dei sindaci di Pianoro e Monzuno
In questo clima di emergenza, il sindaco di Pianoro, Luca Vecchiettini, ha spiegato le severe difficoltà che il Comune sta affrontando. Nei prossimi giorni, sono previsti lavori di messa in sicurezza per un importo di 9 milioni di euro, parte di un pacchetto complessivo di 12 milioni. Nonostante l’intenzione di agire in conformità con le indicazioni della struttura commissariale, Vecchiettini evidenzia il grande peso che grava sulla sua amministrazione. Il sindaco di Monzuno, Bruno Pasquini, condivide questa preoccupazione, affermando che il fattore tempo è un problema cruciale. Sebbene Monzuno abbia retto meglio rispetto alle inondazioni del maggio 2023, le frane e la necessità di mantenere i corsi d’acqua puliti restano delle sfide significative. La pressione per risolvere le problematiche territoriali continua a crescere, con un rischio costante di ulteriori danni.
La situazione a Bagnacavallo: tra supporto e limiti
Il comune di Bagnacavallo, guidato dal sindaco Matteo Giacomoni, è tra quelli più colpiti dalla crisi. Qui, nella frazione di Traversara, è stata dichiarata una zona rossa con la necessità di demolire venti abitazioni. Giacomoni ha espresso solidarietà nei confronti di Isola, sottolineando che, sebbene il gesto di disobbedienza sia necessario, Bagnacavallo non dispone degli stessi margini di manovra. La necessità di interventi rapidi è sotto gli occhi di tutti, ma le condizioni pratiche e burocratiche spesso frenano la capacità di agire tempestivamente.
Il caso di Modigliana: tra responsabilità e cooperazione
Il sindaco di Modigliana, Jader Dardi, ha scelto di adottare un approccio più cauto. Pur riconoscendo il coraggio di Isola, Dardi avverte che serve una sinergia coordinata tra le istituzioni per affrontare le emergenze con efficacia. Modigliana, che ha subito gravi danni a causa delle frane e dell’esondazione del Marzeno, ha avuto bisogno di azioni immediate per evitare ulteriori perdite. Dardi ha già avviato interventi di somma urgenza per salvaguardare le aziende locali. La sua posizione evidenzia la necessità di un approccio collaborativo, in cui tutte le autorità coinvolte uniscano le forze per trovare soluzioni durature a una crisi che sembra ripetersi ciclicamente.
L’atteggiamento proattivo dei sindaci emiliano-romagnoli, unito alla richiesta di un intervento tempestivo e coordinato, rappresenta un segnale di determinazione e responsabilità. La risposta alle emergenze climatiche non può più essere rimandata, e i sindaci si ergono a voce dei loro territori, chiedendo azioni concrete per garantire la sicurezza delle comunità.