Con il G7 dei Ministri dell’Interno in programma dal 2 al 4 ottobre a Mirabella Eclano, l’attenzione si sposta sulle dinamiche sociali e sui movimenti di protesta che si stanno organizzando in risposta a questo vertice. Le associazioni e i sindacati, tra cui ARCI e CGIL, hanno unito le forze nel progetto “UNIT3 – Manifesto Social Forum Irpino”, con l’obiettivo di proporre una visione della sicurezza e dello sviluppo che sfida gli approcci tradizionali, incentrati sulla repressione e sull’esclusione. Il 4 ottobre, ad Avellino, si svolgerà un corteo con lo slogan #nessunəèillegale, che rappresenta una richiesta di cambiamento e inclusione.
Le motivazioni dietro il corteo
La manifestazione ha come scopo principale quello di riaccendere il dibattito sui temi fondamentali quali la sicurezza, l’accoglienza e i diritti umani. Secondo i promotori, l’evento di Mirabella Eclano rappresenta non solo un’importante opportunità per l’Irpinia, ma anche un momento cruciale per ripensare le narrazioni predominanti in materia di sicurezza. I gruppi coinvolti vogliono contrapporre alla visione securitaria dei potenti una narrazione alternativa, focalizzata sulla promozione della pace e sulla tutela dei diritti fondamentali.
La questione è di vitale importanza, in un contesto in cui crisi internazionali, povertà e discriminazione colpiscono diversi popoli nel mondo. La situazione di oppressione esistente in varie aree – dal Kurdistan allo Yemen, dall’Europa dell’Est al Medio Oriente – spinge a riflessioni profonde sulle modalità di mobilitazione e protesta. È essenziale che queste azioni di resistenza si intreccino e si ibridino per costruire un fronte unito contro le politiche oppressive.
L’importanza dei diritti umani nel dibattito
Il tema dei diritti umani è centrale nelle rivendicazioni dei manifestanti, i quali denunciano l’inerzia del governo e delle nazioni partecipanti al G7 su questo fronte. L’ipocrisia che caratterizza i discorsi ufficiali sulla sicurezza e i diritti, mentre si assistono a violazioni in corso come il genocidio a Gaza, rende necessario un cambio di narrazione. Queste problematiche sono agitate dal conflitto continuo che si verifica in varie parti del mondo e dall’accentuazione delle leggi repressive in ambito locale.
Negli ultimi anni, il panorama normativo italiano è stato caratterizzato dall’introduzione di leggi sempre più severe nei confronti delle manifestazioni di dissenso. Le misure del governo, che puntano a garantire la sicurezza in modo coercitivo, rischiano di soffocare ogni forma di contestazione democratica. Questa tendenza è particolarmente preoccupante, poiché si riflette in una crescente repressione di chi cerca di difendere i propri diritti e quelli degli altri. Le recenti leggi sulla sicurezza, che penalizzano attività di protesta legittime come il blocco stradale, sono emblematiche di questo processo.
La visione di un futuro inclusivo e sostenibile
In un contesto come quello irpino, segnato da spopolamenti e disoccupazione giovanile, è fondamentale promuovere modelli di sviluppo basati su inclusione e sostenibilità. Le politiche attuali, spesso legate a logiche di sfruttamento, non sembrano garantire un futuro green per la comunità. Investire nel lavoro dignitoso, nell’agricoltura sostenibile e nelle energie rinnovabili è essenziale per garantire non solo la vivibilità, ma anche la crescita economica del territorio.
Le associazioni chiedono una revisione delle politiche locali, puntando su un’accoglienza che possa generare opportunità e scambio culturale. La valorizzazione della diversità, infatti, rappresenta una risorsa importante per il territorio. Non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un’opportunità concreta per ricucire il tessuto economico e sociale dell’Irpinia.
L’appello alla mobilitazione
Il G7 offre un’importante occasione per far sentire la voce di chi desidera costruire un futuro diverso. Gli organizzatori del corteo di Avellino non solo vogliono attirare l’attenzione sui temi della giustizia sociale e dell’inclusione, ma intendono anche invitare a una riflessione più ampia su cosa significhi vivere in una comunità sicura e accogliente.
La mobilitazione in programma rappresenta un primo passo in direzione di un cambiamento radicale, di un ripensamento delle politiche securitarie e di un richiamo a una democrazia attiva, che non teme il dissenso e l’opposizione. Soltanto così si potrà aspirare a un’Irpinia e a una società in cui tutti possano sentirsi al sicuro e valorizzati, sopra ogni divisione e discriminazione.