La situazione nel settore automotive a Bologna sta suscitando forti preoccupazioni tra i lavoratori. Con l’annuncio della procedura di cassa integrazione per la divisione Propulsion Solutions presso lo stabilimento Marelli, oltre 500 dipendenti si trovano nuovamente a fronteggiare una riduzione dell’orario di lavoro. Le reazioni da parte dei sindacati non si sono fatte attendere, sollevando allarmi su un possibile ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro.
La decisione aziendale e le sue conseguenze
Ieri, la direzione di Marelli ha comunicato alle rappresentanze sindacali unitarie la decisione di avviare la procedura di cassa integrazione a partire dal 21 ottobre fino alla fine dell’anno. Questa misura implica che i dipendenti della divisione Propulsion Solutions lavoreranno solamente 32 ore settimanali, una riduzione di un giorno intero rispetto alle abituali 40 ore settimanali. È importante notare che questa misura non si applicherà al reparto Motosport, complicando ulteriormente il quadro già difficile per i lavoratori coinvolti.
Le sigle sindacali Fim, Fiom, Uilm e Aqcf hanno espresso un forte dissenso nei confronti di questa decisione, definendola “gravissima”. I rappresentanti hanno rimarcato come i costi della crisi del settore automotive continuino a ricadere sui lavoratori, che si trovano a vivere una situazione di insicurezza lavorativa e finanziaria. Tra le preoccupazioni sollevate vi è la lunga serie di riduzioni del personale già avvenuta negli ultimi anni, che ha portato alla scomparsa di numerosi posti di lavoro e a un significativo calo del turn-over all’interno dello stabilimento bolognese.
Mobilitazione dei lavoratori e proteste
In risposta all’annuncio della cassa integrazione, oltre 200 lavoratori si sono riuniti di fronte ai cancelli dell’ex Weber per manifestare il proprio dissenso. La protesta, durante la quale è stata dichiarata un’ora di sciopero immediato, è stata motivata da un costante clima di incertezza e da un senso di impotenza rispetto alle decisioni aziendali. I sindacati sono preoccupati non solo per la perdita di ore lavorative ma anche per l’impatto che tale decisione avrà sul morale dei lavoratori e sulle prospettive future dello stabilimento.
Tra maggio e giugno del 2023, Marelli aveva già attuato una politica di incentivi all’esodo, che aveva portato all’uscita di 130 dipendenti, principalmente impiegati. L’emorragia di personale non sembra fermarsi, con ulteriori 44 uscite previste per il 2024, alimentando ulteriormente le preoccupazioni legate alla tenuta del posto di lavoro e alla sostenibilità dello stabilimento bolognese nel lungo termine.
La posizione dei sindacati e le prossime azioni
Le sigle sindacali non si fermano qui e preannunciano un incontro con la direzione di Marelli previsto per lunedì 30. Durante questa riunione, è attesa una articolata discussione riguardante la situazione attuale e le possibili soluzioni per tutelare i lavoratori. I sindacati temono che senza un intervento deciso, questo possa essere solo l’inizio di una fase di maggiore difficoltà per i lavoratori bolognesi.
È fondamentale che la direzione prenda in seria considerazione le preoccupazioni espresse dai sindacati. La situazione attuale richiede soluzioni che vadano oltre misure temporanee come la cassa integrazione, per garantire un futuro più stabile ai lavoratori e alla comunità bolognese. Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere se le richieste e le mobilitazioni dei lavoratori porteranno a cambiamenti significativi nella gestione della forza lavoro.