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Operazione contro la ‘ndrangheta a Carmagnola: sei arresti e legami con il sindacato

Operazione contro la 'ndrangheta a Carmagnola: sei arresti e legami con il sindacato - Bagolinoweb.it

Un’importante operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Torino ha portato all’arresto di sei persone accusate di far parte di una cellula della ‘ndrangheta operante a Carmagnola, in Piemonte. Connessa a clan originari del Vibonese calabrese, la rete criminale sembra aver esteso la propria influenza nel settore edile, approfittando di posizioni strategiche all’interno del sindacato. Questo articolo esplorerà i dettagli dell’operazione e i legami emersi tra i membri arrestati e le organizzazioni mafiose.

Le origini della cellula mafiosa e i principali attori

In cima alla gerarchia della cellula di Carmagnola si trova Francesco D’Onofrio, 69 anni, originario di Mileto . Secondo le autorità, D’Onofrio sarebbe un affiliato alla ‘ndrangheta sin dal 2006 ed è stato in contatto con il clan torinese gestito dai fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea. Le indagini mostrano che D’Onofrio non è soltanto una figura di spicco nell’organizzazione mafiosa piemontese, ma ha anche mantenuto rapporti significativi con altri membri del sindacato e della criminalità.

Un altro arrestato, Domenico Ceravolo, 47 anni, di origini vibonesi, apparteneva alla sigla sindacale Filca-Cisl. Il suo ruolo nel controllo del settore edile è stato cruciale per il favoreggiamento delle aziende legate al clan, attraverso una rete di assunzioni di personale affiliato. Ceravolo è accusato di aver assistito Pasquale Bonavota, potente boss della consorteria, durante la sua latitanza, fornendogli documenti d’identità e mantenendo comunicazioni con altri membri della cosca.

L’inchiesta prende piede da una serie di intercettazioni telefoniche e documentazioni ottenute durante le perquisizioni, rivelando la portata dei rapporti tra la criminalità organizzata e il sindacato, che, secondo gli inquirenti, si era trasformato in uno strumento di pressione e potere per il clan.

I metodi di controllo del settore edile

Secondo la DDA di Torino, la Filca-Cisl è diventata il “sindacato di riferimento” per la ‘ndrangheta piemontese, come documentato nei riscontri dell’inchiesta Factotum. Domenico Ceravolo, in particolare, è descritto come un operatore che ha agevolato le attività mafiose, organizzando incontri e mantenendo legami con elementi di altre organizzazioni criminali.

Le intercettazioni evidenziano che Ceravolo e suoi soci non vedono l’attività sindacale nel suo senso tradizionale, piuttosto come una manovra strategica per controllare l’assegnazione di contratti e posizioni nel settore, creando sistemi in cui i lavoratori e i datori di lavoro dipendono dai favori e dalla protezione della cosca. Le pratiche illecite sono avvalorate dalla testimonianza dei pubblici ministeri, i quali sostengono che questa rete di complicità abbia permesso alla mafia di perpetuare il controllo del settore edile.

Questo scenario ha evidenziato un conflitto tra sindacati legittimi e mafiosi, evidenziando la necessità di un intervento giudiziario efficace per scardinare tali dinamiche in cui la criminalità organizzata esercita una pressione indebita sugli operatori del settore.

Accuse di falsa testimonianza e estorsioni

Un altro elemento preoccupante che emerge dall’indagine è la questione delle false testimonianze legate al processo Rinascita Scott, un maxi-processo di contrasto alla ‘ndrangheta. Antonio Serratore, 50 anni, è accusato di aver favorito la latitanza di Pasquale Bonavota e concordato con Ceravolo le modalità di deporre falsamente in aula. Questo comportamento non solo compromette la giustizia, ma chiarisce ulteriormente l’infiltrazione della mafia nel sistema legale e nei processi di giustizia.

In aggiunta, il gruppo è accusato di diverse estorsioni. Un caso specifico coinvolge richieste di denaro da commercianti, illustrando i metodi coercitivi usati per intimorire le vittime. Un imprenditore avrebbe subito minacce dirette affinché consegnasse gioielli del valore di 20.000 euro, mentre in altri casi la mafia esercitava pressioni per estorcere denaro con messaggi intimidatori che evidenziavano il potere e la presenza del gruppo nonostante le operazioni di polizia.

Nuove recrudescenze di attività mafiosa in Piemonte

Il blitz ha anche portato alla luce nuovi membri della ‘ndrangheta a Carmagnola, come Rocco Costa e Claudio Russo, che si sono uniti all’organizzazione nel 2022, contribuendo a garantire protezione ai datori di lavoro e raccogliendo debiti per le attività criminose della cosca. Giacomo Lo Surdo, già affiliato al clan Crea, è stato identificato come una figura chiave nelle dinamiche interne della mafia, fungendo da consigliere per le strategie e le decisioni da prendere dopo il rilascio dei membri carcerati.

La complessità della rete mafiosa, assieme alle sue nuove alleanze e destini, presenta una sfida crescente per le autorità, che devono affrontare un’organizzazione in continua evoluzione e infiltrata in vari strati della società civile. Le indagini continuano, con l’obiettivo di smantellare le strutture di potere della mafia e recuperare un controllo effettivo delle istituzioni locali.